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Riceviamo e pubblichiamo:
Il cosiddetto ripopolamento di fagiani e starne, preceduto dal “lancio” di un po’ di lepri, sul territorio vibonese, lungi dal rappresentare quel grande contributo all’equilibrio del sistema naturale pubblicizzato, rischia invece di trasformarsi, come sempre in questi casi, nell’ennesima operazione inutile e dannosa.
Dopo lo sterminio della fauna stanziale attraverso un’opera di persecuzione durata decenni, i cosiddetti ripopolamenti non sono altro che un sistema inventato per avere altre prede da fucilare, una sorta di “fabbrica del consenso” con funzione oppiacea, per parafrasare Marx.
Sui danni ecologici, sui pericoli sanitari, sul costo esorbitante, ma soprattutto sull’inutilità di questa pratica perniciosa per tutti (tranne naturalmente che per le allevatori), sono stati versati fiumi di parole e di inchiostro, con una sola conclusione - frutto di innumerevoli studi scientifici: i ripopolamenti hanno prodotto già fin troppi guasti, per cui sono da eliminare.
Riportiamo a proposito alcuni pareri di autorevoli studiosi, si badi bene, di parte venatoria:
Dopo tutto la prova più evidente del fallimento di questa pratica e è che ogni volta si continuano a ripopolare le stesse zone, il che vuol dire che dei soggetti liberati l’anno precedente non è rimasta traccia, secondo il principio della caccia consumistica “tutto pieno” all’inizio e “tutto vuoto” al termine della stagione venatoria .E questo sia perché la mortalità naturale dopo il rilascio tocca punte elevatissime, sia perché i pochi sopravvissuti vengono sterminati subito dopo l’apertura della caccia. Cinghiale a parte, visto il guaio provocato dagli allegri e irresponsabili lanci degli anni passati, all’epoca benedetti da tutti. In sintesi: di tutti quei fagiani e quelle starne, molti andranno a ingrassare le volpi e quelli che sopravviveranno ai bracconieri, saranno spazzati via all’apertura della caccia. Le mie esperienze personali di fagiani “liberati” annoverano: poveri “polli colorati” a spasso sulle strade dell’Angitola (da rallentare per non investirli), uno finito nella villa comunale, una femmina che cercava disperatamente di entrare…nel mio portone (sic!) e, dulcis in fundo, il fagiano liberato ieri chissà dove e fotografato stamattina su una finestra della chiesa di San Giorgio, a Pizzo (sarà un caso, ma hanno scelto sempre luoghi sicuri…). Infine vorrei ricordare che anche noi, alle nostre feste, liberiamo gli animali, ma perché vivano, non perché vengano presi a fucilate dopo un mese, per cui più che di una “festa dell’ambiente”, l’operazione è programmata con lo scopo di “fare la festa” agli animali. Che è tutt’altra cosa.
Pino Paolillo
Settore Conservazione Wwf Vibo Valentia
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