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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Una fuga di notizie dai luoghi “chiave” dello Stato sul territorio. Informazioni che avrebbero dovuto rimanere segrete e che invece sarebbero state veicolate per favorire un’azienda di fatto amministrata da un pluripregiudicato e che si sarebbe aggiudicata appalti pubblici tra cui i lavori di pavimentazione del “nuovo” Tribunale di Vibo Valentia.
È quanto emerge dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari relativo alla maxi operazione “Rinascita-Scott”, scattata il 19 dicembre scorso, che ha portato in carcere, tra gli altri, politici e professionisti ritenuti legati ai boss del Vibonese e che vede coinvolti ben 479 indagati. A divulgare le notizie riservate sarebbero stati due dei 63 nuovi indagati nell’inchiesta della Dda di Catanzaro: Nicola Larobina, in servizio al Giudice di Pace di Vibo Valentia con la qualifica di ausiliario, e il fratello Michele, funzionario in servizio presso la Prefettura di Vibo Valentia.
I due funzionari sono indagati per rivelazione di segreti d’ufficio in concorso con Danilo Tripodi, assistente giudiziario in servizio al Tribunale di Vibo, e Renato Iannello, che per gli inquirenti sarebbe amministratore di fatto ed effettivo dominus della ditta individuale Casanova Costruzioni.
Iannello, annotano gli inquirenti, è stato «condannato, con sentenza passata in giudicato, per il delitto di omicidio, nonché per reati in materia di armi e di stupefacenti», e «deferito in stato di libertà per il reato di associazione mafiosa» nell’ambito dell’inchiesta “Rima” sul clan Fiarè- Razionale-Gasparro di San Gregorio d’Ippona. E proprio a lui alcuni gli indagati avrebbero procurato secondo la Dda «un indebito profitto patrimoniale derivante dalla possibilità di sottrarsi a nuove misure di prevenzione e di evitare provvedimenti ablatori nei confronti della ditta a lui di fatto riconducibile), che poteva altresì beneficiare dell’iscrizione nella lista dei “soggetti fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti ad infiltrazione mafiosa” ed aggiudicarsi appalti di lavori pubblici, tra i quali i lavori di pavimentazione eseguiti presso il Tribunale di Vibo Valentia, situato in via Lacquari».
LA RICOSTRUZIONE - I fatti su cui ha indagato la Procura guidata da Nicola Gratteri, in particolare, risalgono al 19 novembre 2019, giorno in cui, secondo quanto si legge nelle carte dell’inchiesta, Josè Danilo Tripodi, operatore giudiziario in servizio alla segreteria del Tribunale di Vibo Valentia, avrebbe contattato Nicola Larobina per una pratica riguardante la società “Casanova Costruzioni”, la quale risultava ancora in istruttoria in attesa di una comunicazione da parte delle forze dell’ordine. Larobina assicura, dunque, Tripodi che sulla questione avrebbe interessato una persona, che avrebbe provveduto a sollecitare l’evasione della pratica. Il 21 novembre Larobina comunica a Tripodi che la pratica era stata evasa, ma si trovava ancora alla firma. Terminata la chiamata con Nicola Larobina, Tripodi chiama Renato Iannello, al quale comunica quanto appena appreso, e cioè che la pratica era ancora alla firma. Il 22 novembre, Nicola Larobina invia a Tripodi un sms in cui spiega che «oggi la dottoressa Carino mi ha portato. Domani penso che Maurizio la depositerà positiva per ora ho la foto del pqm». Tripodi ringrazia il collega, al quale comunica l’utenza sulla quale intende ricevere la foto dell’atto. A distanza di tre giorni, Tripodi chiede a Nicola Larobina se il provvedimento risultasse o meno già notificato. Il 26 dello stesso mese. Da qui, le rassicurazioni di Nicola Larobina sul fatto che il giorno seguente avrebbe controllato. Il 26 dello stesso mese, Nicola Larobina comunica a Tripodi che l’atto risultava depositato, ma doveva ancora controllare se fosse stato notificato. A distanza di qualche ora, precisa che la pratica si trova sulla scrivania di tale “Bettina” aggiungendo che «quando se ne va alle due te le prendo e la mando… tranquillissimo aspetto solo che se ne va». In effetti, alle 14.29, l’ausiliario in servizio al Giudice di Pace di Vibo Valentia ha assicurato che era «tutto a posto» e che gli aveva inviato quanto già promesso. Trascorre una settimana, ma Iannello non ha ancora ricevuto alcuna notifica. Ecco, dunque, che Tripodi risponde assicurando di essersi attivato per avere notizie e che a breve gli avrebbe fatto avere aggiornamenti («Scusami non mi ero dimenticato; Sto aspettando una risposta; Ti aggiorno»). Subito dopo Tripodi contatta Nicola Larobina, al quale riferisce: «Gli dici a tuo fratello se devono venire loro, a prendere la notifica di quella inc.le, dice che non gli è arrivato niente, oppure devono aspettare la pec? Solo come funziona adesso materialmente», confermando come le notizie sulla pratica di interesse derivassero dal fratello Michele. Qualche ora dopo Nicola Larobina comunica che il giorno seguente avrebbero inviato una e-mail di notifica e subito dopo Tripodi avrebbe riportato l’informazione a Renato Iannello («Domani mi hanno assicurato che arriverà il decreto sulla pec»), ottenendo i ringraziamenti da parte di quest’ultimo, che li rinnovava anche a distanza di due giorni, ovvero il 6 dicembre 2019.
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