Giovedì, 28 Settembre 2017 09:10

Festa dei Santi medici, lo sfogo del gruppo di Spadola: «Non ci sono pellegrini di serie A e serie B»

Scritto da Redazione
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SPADOLA - Che il pellegrino abbia la pelle dura e sia preparato ad affrontare le intemperie con la forza della fede è cosa nota a tutti, ed è tale per definizione.

Affronta chilometri su chilometri sapendo di non potersi aspettare nulla di confortante, anche perché è proprio la componente di “penitenza”, che ne diviene dal lungo cammino, che fa di lui un devoto. In casi del genere però, chi sta dall’altra parte a guardare, seppur non obbligato, ha quasi il “dovere” di recepire la condizione precaria del pellegrino che ha comunque bisogno di accoglienza, per potersi ristorare o quantomeno trascorrere in pace la notte. Il dovere dell’accoglienza, stando almeno alla teoria, più d’ogni altro toccherebbe ai preti, tant’è che anche Papa Francesco, in un momento storico delicato come quello attuale, ha detto che «anche Gesù fu profugo, per questo abbiamo il dovere di accogliere gli immigrati». Una premessa quasi necessaria per accogliere la “denuncia” di un gruppo di pellegrini di Spadola, che ogni anno, come moltissimi altri nel territorio delle Serre, partono dal proprio paese per raggiungere Riace e votarsi ai Santi medici Cosma e Damiano. Il 25 settembre, puntualmente, che ci sia acqua, vento o sole cocente, i pellegrini delle Serre partono verso la costa jonica affrontando le montagne a piedi. Come da tradizione, una delle mete intermedie preferite per passare la notte è Monte Stella, presso l’omonimo santuario dedicato alla Madonna (nel territorio di Pazzano). Qui alcuni trovano rifugio con le tende sotto le grotte naturali nei pressi del Santuario, ma sul posto c’è anche un ostello gestito dalla locale parrocchia.

Proprio qui quest’anno un gruppo di pellegrini di Spadola avrebbe avuto una «brutta esperienza».

«Nonostante l’unica struttura ricettiva presente al Santuario di Monte Stella non sia certo lussuosa – raccontano alcuni pellegrini spadolesi – ci aspettavamo, giunti sul posto per passare la notte, di ottenere ospitalità, dato che dentro erano già presenti altre persone. Le stesse che al nostro arrivo, intorno alle 18, hanno detto dall’interno che bisognava rivolgersi al prete per avere il permesso di entrare nella struttura, pagando anche una quota di 5 euro a testa per dormire. Assieme a noi c’erano bambini e donne anziane e dunque abbiamo delegato un membro del nostro gruppo a farsi da portavoce col prete affinché potessimo ottenere il permesso per entrare nell’ostello. Una richiesta che il nostro delegato ha subito avanzato, ottenendo in risposta che saremmo potuti entrarvi solo dopo la messa. Quindi ci toccava aspettare oltre la mezzanotte per poter ottenere una sistemazione all’interno, un tempo infinito dopo il lungo cammino che avevamo affrontato (oltre 30 km, ndr)». I pellegrini, insomma, si chiedono come mai, con tutte le difficoltà del caso e soprattutto in un luogo come il Santuario di Monte Stella, si arrivi a una «disparità di trattamento» in una struttura che dovrebbe comunque offrire una pur minima ospitalità.

«In sostanza – dicono ancora alcuni dei pellegrini di Spadola – nonostante avessimo insistito per sistemarci prima, per poi potere partecipare in tranquillità alla messa, non c’è stato verso di convincere il responsabile. Solo dopo la mezzanotte uno dei pellegrini presenti all’interno è stato incaricato dal prete di aprirci e riscuotere anche le quote di 5 euro per ognuno di noi. Il risultato è stato una sistemazione di fortuna all’entrata della struttura, per terra, nonostante all’interno ci fosse uno stanzone chiuso, con accesso ai bagni e pieno di letti, che avremmo potuto tranquillamente utilizzare anche solo per adagiarci. Ci dispiace dover riportare un fatto tanto spiacevole e reduci dall’esperienza vogliamo ricordare ai responsabili che non esistono pellegrini di serie A e di serie B, ma siamo tutti uguali».

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