Martedì, 20 Novembre 2012 09:54

Faida Stefanaconi/Piscopio: fermate 11 persone

Scritto da Redazione
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mini Patania-FortunatoVIBO VALENTIA - Sono accusate a vario titolo di tre omicidi e quattro tentati omicidi compiuti nell'ambito della faida di 'ndrangheta tra i clan di Stefanaconi, in particolare quello dei Patania, e il "locale" emergente di Piscopio, le 11 persone fermate stamattina su richiesta della Dda di Catanzaro. L'indagine del Ros e del Nucleo investigativo dei carabinieri , denominata "Gringia", ha fatto luce sugli omicidi di Michele Mario Fiorillo, commesso a Francica il 16 settembre 2011, di Giuseppe Matina, commesso a Stefanaconi il 20 febbraio 2012, e di Francesco Scrugli, commesso a Vibo il 21 marzo 2012. Inoltre sarebbero stati individuati gli autori del tentato omicidio compiuti una prima volta ai danni degli stessi Giuseppe Matina (Stefanaconi 27 dicembre 2011) e Francesco Scrugli (Vibo Valentia 11 febbraio 2012), oltre a quello di Francesco Calafati, commesso a Stefanaconi il 21 marzo 2012 e di Francesco Nazzareno Meddis, commesso a Stefanaconi il 26 giugno 2012. I fermi sono stati eseguiti in varie località delle province di Vibo, Reggio Calabria e Viterbo

, dai militari del Comando provinciale di Vibo, supportati da quelli dell'Arma locale, dello Squadrone Cacciatori, della Compagnia speciale e dell'ottavo Nucleo elicotteri.
I carabinieri hanno sottoposto a fermo Giuseppe Patania, 32 anni, di Stefanaconi; Giuseppina Iacopetta (58), di Stefanaconi, vedova di Fortunato Patania (foto), ucciso il 18 settembre 2011; Cristian Loielo, 22 anni, di Gerocarne; Nicola Figliuzzi 22 anni, di Gerocarne; Francesco Lo Preiato 26 anni, di San Gregorio d'Ippona; Francesco Alessandria (42), residente a Sorianello; Alessandro Bartalotta (21), residente a Stefanaconi; Giovanni Battista Bartalotta 54 anni, residente a Stefanaconi; Giovambattista Bartalotta 32 anni, di Stefanaconi; Salvatore Lopreiato 52 anni, di Stefanaconi; Mauro Graziano Uras 41 anni, residente a Canino (Viterbo).

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    Il fondo in questione, di proprietà di un avvocato vibonese, era da tempo oggetto di attenzioni da parte della famiglia Donato, che – secondo i carabinieri - cercava di impossessarsene con minacce e pressioni indirizzate al proprietario del fondo e a tutte le persone che si recavano all’interno per lavorarlo.

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