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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
«La più potente organizzazione criminale italiana, la ‘ndrangheta, è anche il primo coltivatore di canapa indiana. Un terzo della marijuana e dell'hashish made in Italy, dicono i sequestri di polizia realizzati, è prodotto in Calabria. Nella provincia di Vibo Valentia, che ha solo 163mila abitanti e comprende 50 comuni in tutto, nel 2015 sono state individuate e distrutte 15.519 piante di canapa, a Reggio Calabria 13.132. Sono i due picchi italiani».
Un quadro esplicito, quello tracciato oggi da Repubblica, rispetto alla produzione di marijuana nel Bel Paese. Un resoconto reso possibile dai dati diffusi dal report mensile della Direzione centrale dei servizi antidroga, che fa emergere la provincia di Vibo Valentia come capitale incontrastata del “settore”. Superiore perfino alla produzione registrata nella limitrofa provincia di Reggio, dove nel solo mese di aprile scorso, «carabinieri, polizia e finanza hanno sradicato 670 piante».
Un sistema attraverso il quale si sarebbe arrivati a costruire una consolidata economica di scala, perché in Calabria, attorno alla coltivazione della canapa indiana è stato creato un indotto che darebbe “lavoro” e reddito sul territorio. «C'è chi individua i campi adatti, e sufficientemente nascosti, chi si occupa dell'irrigazione (a goccia, più difficile da individuare), chi sorveglia, chi trasporta il prodotto raffinato sui mercati urbani. La manovalanza è tutta calabrese».
Diversi gli strumenti adoperati dalle forze dell’ordine per tentare di smantellare le produzioni e risalire agli autori: «Per investigare in questi territori i carabinieri devono calarsi di notte dagli elicotteri, a chilometri di distanza dai luoghi individuati, e poi raggiungerli con marce rapide e silenziose. Le piantagioni avvistate - spesso con i droni - e poi abbattute sono il 20% del coltivato reale, un quinto. Tuttavia, diverse operazioni delle ultime stagioni hanno smantellato gruppi criminali piccolo-medi, tanto che l'esplosione dei sequestri giudiziari del 2012 - oltre 4milioni di piante - si è fortemente ridimensionata scendendo a 122mila nel 2014 e collocandosi a quota 138mila l'anno scorso».
A Filogaso, sempre nel cuore del Vibonese, sono state distrutte «2mila piante, che avrebbero prodotto una tonnellata di marijuana l'anno». Coltivazioni di qualità – spiega ancora l’inchiesta di Repubblica – perché «in Calabria, ma anche in Sicilia e in Sardegna, si produce la migliore erba italiana, oggi paragonabile a quella albanese, mentre “l'olandese” possiede un principio attivo quattro volte superiore. Marijuana e hashish valgono da sole metà del mercato clandestino italiano delle droghe. E la canapa a chilometro zero, abbattendo il costo di trasporto, finisce sul mercato a 7 euro il grammo quando il “marocchino” è sugli 8-9 euro. Una solo pianta ne vale 400».
Un quadro che vede dunque Vibo “regina italiana della canapa”, ma che interessa anche altri territori del Meridione, come la Sicilia o la Campania. Ed è proprio al Sud che si certifica «il 68% dei sequestri». Sono limitati, infatti, i “focolai” di coltivazioni presenti nel resto d’Italia, come in Toscana, in particolare nelle province di Massa e Prato; nel territorio di Savona; ma anche a Roma, dove nel 2015 sono state distrutte 3.292 piante. Davvero poca roba se il dato si paragona alle coltivazioni distrutte nel Vibonese: 15.519 piante di canapa in un anno.
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