Parlano dell’«ennesima stortura amministrativa all’interno del Comitato», il cui operato sarebbe caratterizzato da «illegittimità» e «violazioni di regole». A esprimersi così sono alcuni componenti del Consiglio dell’Ambito territoriale di caccia Vibo Valentia 1, organi collegiale che gestisce l’attività venatoria a livello territoriale locale. Si tratta dei consiglieri Bruno Manduca, Luigi Colarusso, Nicola Pascali, Domenico Marino, Giuseppe Mari, Antonio Macrì, Onofrio Casuscelli e Fausto De Caria.

«Essendo “decaduto” il presidente e alcuni consiglieri - scrivono in una nota -, all’adunanza del 23 settembre avrebbero dovuto essere rinnovate le cariche di presidente, vicepresidenti e segretario, previo insediamento dei nuovi componenti nominati dalla Regione e Anci, formalizzati con decreto della stessa regione. Purtroppo, l’ex presidente Giuseppe Pellegrino, ormai decaduto dal 2020, senza ottenere la nuova investitura di presidente, ha continuato a comportarsi come se fosse stato già eletto in violazione di tutte le norme regionali e regole dell’Ambito». Il componente Fausto De Caria, prima di lasciare l'assemblea, ha protocollato un documento rimarcando tali «violazioni commesse nella convocazione illegittima del consiglio». I consiglieri Manduca, Colarusso, Pascali, Marino, Mari, Macrì, Casuscelli e De Caria - come da loro stessi comunicato - hanno invece deciso di abbondonare l'assemblea facendo cadere il numero legale (8 su 17 presenti, numero legale 10 in quanto il Comitato è composto da 18 componenti), inviando alla Regione una nota in cui rappresentano ancora una volta l'«ennesima stortura amministrativa all'interno del Comitato di gestione di Vibo valentia. Purtroppo, - proseguono i componenti del Consiglio - l'illegittimità nell'operato e le violazioni delle regole sono continuate (e non è la prima volta) in quanto Giuseppe Pellegrino ha continuato con i restanti componenti a deliberare senza numero legale come se nulla fosse successo, approvando alcuni punti all'ordine del giorno e tralasciando quelli dove si potrebbero configurare danni erariali con responsabilità diretta dei consiglieri. Come mai?».

Con l'auspicio di «vedere ripristinata la legalità amministrativa», i consiglieri firmatari della nota si chiedono «se questa volta la Regione interverrà».