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Un «endorsement attivo» che sarebbe stato «fornito da Giuseppe D’Amico in occasione delle elezioni a presidente della Provincia dell’autunno 2018». Lo si legge a chiare lettere nel decreto di fermo di indiziato di delitto disposto dal pubblico ministero della Procura distrettuale di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, nell’ambito dell’inchiesta relativa all’operazione congiunta delle Procure antimafia di Roma, Napoli, Catanzaro e Reggio Calabria, denominata “Petrolmafie Spa”.
Il blitz scattato ieri, infatti, non si è limitato a fare luce sulla convergenza di strutture mafiose nel business della presunta illecita commercializzazione di carburanti. Gli interessi di alcune delle persone fermate andavano anche oltre, fino ad arrivare alla politica. Il 31 ottobre 2018, in tutta Italia, si sono tenute le elezioni per il rinnovo di 47 presidenti di Provincia e 27 Consigli provinciali. Tra questi, sono stati rinnovati anche gli organi provinciali di Vibo Valentia, per i quali - stando alle carte dell’inchiesta - si sarebbero altresì impegnati gli imprenditori Antonio e Giuseppe D’Amico, fermati nel corso dell’operazione. Entrambi, in più occasioni, avrebbero ostentato la propria vicinanza all’attuale presidente della Provincia di Vibo Valentia e sindaco di Stefanaconi Salvatore Solano, il quale però non è coinvolto in “Petrolmafie Spa”. Vicinanza derivante dal rapporto di parentela che legava i D’Amico a Solano, loro primo cugino. Proprio il 31 ottobre 2018, giorno del voto, secondo quanto riportato nel decreto di fermo, Giuseppe D’Amico contatta Salvatore Solano, facendo il punto della situazione relativamente a diversi comuni, tra i quali Capistrano e San Nicola da Crissa. «Capistrano ci vota», asserisce D’Amico. «Capistrano ci ha votato… Marco mi ha mandato la foto … il sindaco», risponde Solano. «San Nico... fatti i cazzi... la devi perdere la parola!! ...che gli ho detto io che deve fare... gliel'ho detto io a Pasquale», prosegue D’Amico. «Gli ho detto: "Se non gli mandi (incomprensibile) la foto a mio cugino sappi ti dico"... però non devi parlare... ti dico che ti devi stare quieto». «Va bene - ribatte Solano – San Nicola ci vota… e non ci doveva votare». «Eh… San Nicola vedi che ci è costato venti litri di vino solo per il sindaco», aggiunge D’Amico. Solano, dunque, secondo quanto si legge nel decreto «confermava di aver avuto il voto da parte degli elettori di Capistrano e San Nicola da Crissa (SOLANO: comunque quegli amici ci hanno votato là a Capistrano, a San Nicola a…). Evidente era il riferimento ai contatti curati da D’Amico nei giorni precedenti con Pasquale Fera (in passato sindaco dello stesso Comune e già vicepresidente della Provincia, ndr) e Marco Martino (attuale sindaco di Capistrano, ndr)». Fera e Martino, però, non sono coinvolti nell’inchiesta.
Il primo cittadino di Capistrano, tramite un post pubblicato su Facebook, ha precisato di non aver «mai inviato o fatto fotografie per nessuno dei candidati. Questa condizione - ha affermato Martino - la smentisco da subito. La scelta nei confronti di Salvatore Solano, attuale presidente della Provincia, nonostante le diverse diatribe nelle successive fasi dell’interpartitica, mi ha visto partecipe in qualità di segretario provinciale dell’Udc; scelta caduta, da parte di tutto il centrodestra, dopo numerosi incontri abbastanza accesi e democratici, sul candidato della coalizione Salvatore Solano. Non vedo e non capisco a cosa si volesse alludere nell’aver concesso il mio voto a quest’ultimo essendo stato un voto libero e di accordo tra partiti. Soprattutto vorrei capire il perché un sindaco non dovrebbe avere contatti e legami politici con il presidente della Provincia viste le gravi condizioni in cui versano territori. Ci sono giornalisti che sanno essere molto più pericolosi della ‘ndrangheta, che cercano di rovinare carriere, gente perbene, che cercano disperatamente di rendere marcia questa società che oggi giorno colpisce cattivi ma anche tanti buoni. Sono una persona lontana da ogni oscura realtà, fatta di sani valori e principi e mi guardo bene di restare distante anni luce da ambienti che non mi appartengono e non mi hanno mai appartenuto. Nel mio poco tempo libero, come i miei cittadini possono attestare - prosegue Martino - mi dedico alla campagna, ai miei animaletti da cortile. Non ho altre ambizioni se non quelle di diffondere con orgoglio i veri valori di vita. Continuerò a fare la mia battaglia difendendone queste legittime aspirazioni a contrasto di fanatici che il giorno cercano di indurre la popolazione a pensare che tutti siamo dei mafiosi, ma non ci riuscirete perché dentro di me la corazza di sopportazione è di acciaio e le vostre considerazioni le utilizzerò solo per pulirmi il sedere».
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