Martedì, 23 Giugno 2015 18:43

Calabria Etica e quelle assunzioni 'sospette', la commissione di vigilanza: 'Buco da 5,5 milioni di euro'

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Oltre 5 milioni di euro. Anzi, nello specifico, 5 milioni e mezzo. Un buco enorme, abissale, che ha fatto accendere nuovamente i riflettori sulla Fondazione Calabria Etica, l'ente in house della Regione, già finito nel mirino della magistratura per alcune assunzioni “sospette”, avvenute proprio a ridosso delle elezioni regionali del novembre dello scorso anno.

A fare luce sui conti della Fondazione ci ha pensato la Commissione di Vigilanza composta dai tre dirigenti generali della Regione Filippo De Cello, Antonio Nicola De Marco e Luigi Bulotta i quali, in una relazione di ben 22 pagine, hanno appunto accertato l'esistenza di un' ammontare di debiti che, in sostanza, «potrebbe determinare conseguenze estremamente critiche per l’equilibrio economico e patrimoniale della Fondazione, ovvero determinare rischi finanziari per la Regione Calabria in quanto ente promotore e ente finanziatore della totalità dei progetti di Fondazione Etica».

In base a quanto si legge nella relazione della commissione, Calabria Etica «regge un complesso significativo di attività, pari a circa 20 milioni di euro nel 2014, e di incombenze istituzionali con un solo dipendente, mentre non si è dotata di una struttura tecnica e amministrativa, che grava solo sui singoli progetti finanziati con specifici incarichi di collaborazione settoriali». Un solo dipendente, dunque, incaricato alla gestione di 40 progetti (tutti affidati dall'ex dipartimento Lavoro, tranne 3) che la Regione ha affidato a Calabria etica da novembre 2013 a dicembre 2014 per un valore che ammonterebbe a poco meno di 29 milioni di euro. Un disegno, questo, che avrebbe in sostanza trasformato la fondazione «da organismo di supporto alla Regione a organismo unico di gestione delle politiche per la Regione».

Nel mirino della commissione anche il meccanismo relativo alle assunzioni: «Risulta prassi consolidata, a seguito della presentazione della proposta progettuale da parte della Fondazione, l'emissione da parte dell'ex dipartimento 10 a firma del dirigente generale reggente di una comunicazione di autorizzazione dell'avvio delle attività che veniva successivamente sanata dagli atti finali di decretazione e convenzione». All'interno della Fondazione, dunque, le assunzioni sarebbero avvenute «senza atti amministrativi formali» e, quindi, «nessuno dei progetti considerati ha ancora presentato rendicontazione finale ed ha quindi ottenuto il controllo di primo livello sulle procedure e sull'ammissibilità della spesa».

Calabria Etica, si legge ancora nella relazione, «ha contrattualizzato, da novembre 2013 a dicembre 2014, ben 815 operatori, in grande maggioranza collaboratori a progetto (parasubordinati), e in parte esperti a prestazioni professionali a fattura».

Dai rilievi effettuati, è emerso inoltre che la Fondazione non avrebbe mai adottato, per essendo previsto dalle norme vigenti in materia, un apposito regolamento per la selezione dei collaboratori. Ciò ha consentito di selezionare non solo «soggetti in possesso di qualificazione universitaria o in possesso di dimostrata e specifica qualificazione tecnico-professionale, come richiesto dalla normativa», ma di effettuare altresì la «contrattualizzazione generica di diplomati senza il requisito della specializzazione professionale sempre tecnico professionale alternativa alla qualificazione universitaria».

In particolare, però, sempre secondo quanto rilevato da De Cello, De Marco e Bulotta, «ben 281 contratti sono stati stipulati durante o addirittura dopo la campagna elettorale per il rinnovo del presidente della Regione Calabria e del Consiglio Regionale, e altri 151 nell'immediata ricorrenza prima dell'avvio della campagna (settembre-ottobre 2015)».

A finire nel mirino della terna commissariale, però, anche i soldi stanziati per il credito sociale, che ammonterebbero complessivamente a 2 milioni e mezzo di euro, i quali però sarebbero stati destinati per pagare i collaboratori assunti per i quattro progetti (Responsabilità sociale delle imprese in Calabria; Potenziamento servizio di accompagnamento aree interne; Sostegno delle politiche integrate a favore della famiglia; Piano di comunicazione istituzionale) avviati dalla Fondazione «solo sulla base di una mera comunicazione del dirigente generale» del dipartimento Lavoro. A giudizio dei commissari, l'ex presidente di Calabria Etica, Pasqualino Ruberto, «aveva già disposto anticipazioni di cassa illegittime per procedere ai pagamenti dei collaboratori interessati per i mesi di novembre-dicembre 2014, prelevando le somme dalla disponibilità del Progetto credito sociale cofinanziato dal Fse, con procedura non consentita dalle norme sul vincolo di destinazione e tracciabilità delle anticipazioni Fse».

Altre assunzioni, considerate poco chiare, poi, sarebbero state concluse tramite il progetto "Agricoltura regolare", nell'ambito di una convenzione firmata tra il dipartimento Agricoltura e la Commissione per l'emersione del lavoro irregolare. «A seguito della convenzione - si legge nella relazione - il presidente della commissione, senza preventiva autorizzazione del dipartimento Agricoltura e solo a seguito di mera comunicazione allo stesso, ha irritualmente sottoscritto con Fondazione Calabria Etica una convenzione per 200mila euro».«A questo punto – fanno sapere i commissari - l'unica strada che rimane è quella di emanare un atto di autotutela di annullamento della procedura irrituale, con negative conseguenze economiche per la Fondazione che ha stipulato i contratti e per la Commissione emersione o attraverso un atto di sanatoria del dipartimento Agricoltura».

«Dalle verifiche effettuate - evidenziano ancora Bulotta, De Marco e Di Cello - è risultato che il dipartimento 10 ha per due volte assunto decreto di finanziamento a favore della Fondazione per il progetto considerato, che per 2 volte è stato restituito non registrato dalla segreteria di giunta in quanto l'affidamento risultava non ammissibile per contrasto con la ragione sociale della Fondazione che non è soggetto finanziario abilitato alla gestione di fondi rotativi di garanzia per le imprese. A seguito di tale accertamento il dirigente generale reggente del dipartimento Sviluppo Economico-Lavoro ha notificato al commissario della Fondazione la nullità di qualsiasi rapporto tra Regione e Fondazione per il progetto considerato».

In conclusione, la commissione fa sapere che, vista la situazione di criticità, tre potrebbero essere sostanzialmente le ricadute sui conti della Fondazione che, nello specifico, hanno a che fare con i «possibili esiti negativi dei contenziosi legali instaurati dai collaboratori a seguito dell'annullamento dei contratti per i progetti privi di copertura finanziaria»; «le possibili criticità evidenziabili in sede di controlli di 1° livello dei progetti in corso di rendicontazione e oggetto della presente relazione, che potrebbe determinare alla Fondazione danni ingenti da non ammissibilità di spesa» e «la rilevata irregolarità delle procedure di anticipazione di cassa, non prontamente riequilibrata da un progetto ad altro per esigenze di pagamenti, con particolare attenzione ai progetti cofinanziati con il Fse».

La task-force voluta da Oliverio, infine, teme che si possano verificare «rischi finanziari per la Regione Calabria in quanto ente promotore e ente finanziatore della totalità dei progetti di Fondazione Calabria etica».

 

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In merito al contenuto della relazione da parte della Commissione di Vigilanza, l'ex presidente di "Calabria Etica", Pasqualino Ruberto, dichiara quanto segue

In relazione alle indiscrezioni di stampa che anticipano i risultati del lavoro svolto dalla Commissione d'inchiesta su Fondazione Calabria Etica, voluta dalla giunta regionale calabrese, mi premono alcune precisazioni.

Intanto segnalo una prima anomalia: a mia memoria, è la prima volta che una commissione d'inchiesta non abbia inteso sentire il presidente dell'ente sotto inchiesta, nonostante, da parte mia, siano arrivati ripetuti inviti in tal senso. In sostanza, è come celebrare un processo in contumacia, senza nemmeno concedere la presenza di un legale difensore. Insomma, roba da far impallidire le peggiori dittature della storia.

Gli organi di stampa che stanno rilanciando la notizia, parlano tutti di "buco". Ora, il termine in questione richiama l'idea di ammanco, sottrazione. Qualora la commissione abbia usato lo stesso termine, provvederò a tutelarmi nelle sedi opportune: nessuno può minimamente insinuare che il sottoscritto abbia toccato o prelevato un solo centesimo dalla Fondazione. Non lo permetto a nessuno. Se invece, come voglio credere, il termine "buco" è solo una lettura giornalistica e la commissione si è limitata a parlare di "mancate coperture finanziarie", ribadisco come le stesse siano ed erano a carico unicamente del Dipartimento di competenza. Quindi, nessuna responsabilità in tal senso mi può essere ascritta.

In merito alle assunzioni operate tra i 2013 e il 2014, mi dà sollievo constatare come, finalmente, qualcuno si sia accorto che i contratti di collaborazione non siano avvenuti unicamente nel periodo delle elezioni regionali. Se è vero, infatti, che circa 400 contratti sono stati sottoscritti tra settembre e dicembre 2014, è altrettanto vero, allora, che altri 400 contratti siano stati stipulati nei mesi precedenti, quindi non in occasione delle elezioni regionali. Questo a testimoniare il fatto da me sempre asserito che non c'è stata nessuna campagna di assunzioni in occasione delle elezioni regionali, ma che la Fondazione, come avvenuto negli anni precedenti, ha avviato attività progettuali ogni qualvolta che il dipartimento ne ha dato relativo mandato. Mi auguro che, alla luce di quanto evidenziato dalla commissione, si possa quanto meno concedere il dubbio che il tutto sia avvenuto in un normale quadro di attività amministrative, demandate dai diversi dipartimenti della Regione. Faccio inoltre notare come risulti paradossale il fatto che la Regione, che prima affida ad un ente in house determinati progetti, all'interno dei quali è già stabilito il numero di collaboratori, le finalità e gli importi a disposizione, rilevi questi stessi aspetti come un'anomalia.

Tornando ai quattro progetti annullati, è la stessa commissione a segnalare come fosse prassi consolidata l'avvio delle attività a seguito di specifica comunicazione da parte del Dipartimento.

Voglio ribadire come gli "atti finali di decretazione e convenzione" fossero di esclusiva pertinenza del Dipartimento. Nessuno, prima dell'insediamento della commissione d'inchiesta, aveva mai comunicato alla Fondazione il mancato adempimento di questi atti finali. La Fondazione era, infatti, solo a conoscenza dell'autorizzazione all'avvio delle attività, i cui costi, seguendo una logica di elasticità di cassa, sono stati anticipati attraverso i fondi del Credito Sociale. Nel momento in cui le risorse necessarie ai progetti poi annullati fossero state liquidate, i fondi si sarebbero riequilibrati. Ribadisco quindi essere una esclusiva gestione di elasticità di cassa: è la stessa prassi utilizzata dal 70% dei sindaci calabresi, che adoperano gli introiti derivanti dai tributi su depurazione e rifiuti, per pagare, momentaneamente, altre spese. Non mi risulta che il 70% dei sindaci calabresi sia stato indagato o pubblicamente richiamato per questi motivi. E' quindi improprio parlare di "distrazione di fondi": questa, infatti, sarebbe avvenuta se i soldi destinati al Credito Sociale, anziché essere usati in favore dei soggetti richiedenti, fossero stati indirizzati su altre attività illegittime, senza possibilità di riequibrio finanziario. Al momento del caso contestato è opportuno precisare come i fondi per il Credito Sociale ammontassero a circa 5 milioni di euro, a fronte di pratiche decretate e da liquidare non superiori a 2.5 milioni di euro. Tutte queste ultime pratiche sono state regolarmente liquidate nel mese di gennaio 2015, a circa 350 beneficiari. Peraltro, la tranche da 5 milioni dei fondi del Credito Sociale non sono Fse, ma del Pac. Tutt'altro tipo di gestione, con ben altri vincoli.

Capitolo "modalità delle assunzioni": secondo la commissione d'inchiesta non esisterebbe alcun regolamento adottato dalla Fondazione nella selezione del personale. Ora, prescindendo dal fatto che le selezioni sui progetti realizzati con fondi comunitari hanno all'interno dei progetti stessi i regolamenti per lo svolgimento del reclutamento, stabilite dai vademecum sull'uso dei fondi europei, ricordo ancora una volta come tutte le short list siano state regolarmente pubblicate, attraverso le manifestazioni di interesse, sia sul sito della Fondazione che sul Bur della Regione Calabria e che la procedura di selezione attraverso comparazione dei curricula è attualmente e da sempre in uso in tutti gli enti sub regionali calabresi. Una circostanza, questa, che tanto il dott. De Marco, quanto il dott. Bulotta, ossia due dei tre componenti della commissione d'inchiesta, conoscono molto bene: il primo perché ai tempi in cui era direttore generale di Fondazione Field utilizzava lo stesso strumento per il reclutamento del personale; il secondo perché è stato presidente di Fondazione Calabria Etica prima del sottoscritto. Resto, tuttavia, in attesa che la commissione d'inchiesta mi indichi una sola persona messa sotto contratto da Fondazione Calabria Etica senza averne i requisiti necessari.

In relazione al progetto sull'Accompagnamento all'occupazione, trovo utile precisare come lo stesso progetto sia stato affidato a Fondazione Calabria Etica solo dopo che la Regione Calabria aveva già provveduto a pubblicare il bando per le aziende interessate. Il fatto che la Fondazione Calabria Etica abbia provveduto a istituire un comitato per la valutazione delle pratiche è derivato dalla necessità di istruire le domande nel frattempo pervenute, che venivano quotidianamente trasferite dal Dipartimento alla Fondazione per le relative istruttorie. Il fatto che il Dipartimento, per due volte, abbia ottenuto un diniego sull'avvio delle attività, non è mai stato comunicato alla Fondazione, che ha continuato ad istruire le pratiche, inviando, di volta in volta, i verbali al Dipartimento, gestendo anche sul progetto, su richiesta del Dipartimento stesso, un numero verde attraverso il quale il Comitato forniva consulenza e supporto alle imprese. E' tuttavia molto strano come il fondo rotativo per il Credito Sociale potesse essere gestito dalla Fondazione, mentre quello sull'Accompagnamento all'occupazione invece no. Così come sembra strano che in passato, sotto la guida del dott. Bulotta e ai tempi della presidenza Loiero, Fondazione Calabria Etica abbia istituito un fondo rotativo per imprese, gestito con Banca Etica. Non possono che rilevarsi troppe geometrie variabili. Relativamente ai rilievi sul progetto per il supporto alla Commissione per l'emersione del lavoro nero, si evidenzia che Fondazione Calabria Etica non ha svolto funzioni di reclutamento del personale, né di gestione del progetto stesso, ma solo di supporto operativo e finanziario alla Commissione stessa. Procedura, questa, tra le altre cose più volte adottata dalla Commissione, in passato, con Fondazione Field, che ne costituiva il braccio operativo. In merito alle mancate rendicontazioni dei progetti, mi limito a far notare alla commissione d'inchiesta come io sia stato sollevato dal mio incarico il 9 febbraio. Pertanto le rendicontazioni relative all'anno 2014 dovevano essere e sono a carico di chi mi ha sostituito. Le rendicontazioni degli anni precedenti sono state depositate presso i dipartimenti affidatari dei progetti nei tempi prestabiliti, come nessun altro ente in house può affermare di aver mai fatto. Non posso, infine, che prendere atto della circostanza che non assumere a tempo indeterminato alcun soggetto, da motivo di vanto per non aver voluto sistemare qualcuno, sia diventato motivo di censura. Ma tutti sanno che un ente che non svolga attività istituzionali a tempo indeterminato, ma solo attività progettuali a termine, se lungimirante non può che avere una forza lavoro proporzionata alla tipologia di attività di volta in volta esercitata. Oppure avrei dovuto procedere ad operare assunzioni a tempo indeterminato, come avvenuto in altri enti, creando in quel caso sì condizioni di grave nocumento finanziario e patrimoniale alla Regione Calabria? Con amarezza non posso che rilevare come, ancora oggi, tutta questa situazione stia colpevolmente ricandendo sulle spalle dei collaboratori che, ove non siano stati già licenziati, non percepiscono emolumenti da ben sei mesi, mentre il sottoscritto non è più presidente di Fondazione Calabria Etica dallo scorso 9 febbraio. Durante la mia gestione, infatti, mai un collaboratore o un fornitore hanno dovuto registrare ritardi nei pagamenti. Rilevo comunque come tali iniziative, scriteriate e senza le dovute garanzie a chi è coinvolto, stiano mettendo a repentaglio la mia persona e i miei familiari, suscitando odio sociale e risentimento. Per tali motivi valuterò se tutelarmi nelle sedi opportune.

Pasqualino Ruberto

ex presidente della fondazione "Calabria Etica"

 

 

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