Sarà conferito oggi l’incarico di eseguire l’esame autoptico e l’indagine antropometrica sui resti del corpo rinvenuto nello specchio d’acqua antistante il lungomare di San Ferdinando, centro della Piana di Gioia Tauro. «Aspettiamo l’esito dell’autopsia per accertare le cause di morte, faremo anche la prova del dna». A dirlo al Corriere della Calabria è il procuratore della Repubblica di Palmi, Ottavio Sferlazza.

Almeno due le ipotesi in campo: la prima porta dritta a Francesco Vangeli, il 26enne di Scaliti Filandari sparito nel nulla il 9 ottobre 2018 e vittima di “lupara bianca”. La madre del giovane, dopo il rinvenimento del cadavere, ha detto che «quel corpo potrebbe essere di mio figlio. Sono quasi convinta che sia il mio Francesco. Sono venuti a trovarmi a casa i carabinieri e mi hanno chiesto di che marca erano i boxer solitamente usati da mio figlio. Ebbene sono uguali a quelli rinvenuti sul cadavere ritrovato a San Ferdinando, che aveva anche una maglietta bianca. E Francesco usava spesso una maglietta “Armani” di questo colore». Stando, però, a quanto riportato dal Quotidiano del Sud, il medico legale che ha effettuato i primi rilievi riterrebbe alquanto improbabile che quel corpo possa essere di Francesco Vangeli. A quanto pare sarebbe stato escluso che sul corpo siano visibili segni di violenza riconducibili a colpi d’arma da fuoco.

Un’altra ipotesi emersa nelle scorse ore è che quel corpo possa essere di Vito Lo Iacono, di 26 anni, comandante del peschereccio “Nuova Iside”, scomparso nelle acque tra Terrasini e Cinisi, in Sicilia, nella notte fra il 12 e il 13 maggio. Ma tutto, evidentemente, è ancora da verificare e a fare chiarezza potrà essere solo l’esame del dna.