Non è dato conoscere i motivi della visita, ma l’organismo presieduto da Antonio Leone – secondo quanto si legge sul sito del Csm – si occupa di incompatibilità dei magistrati. Oltre che da Leone, la prima commissione del Csm è composta da Massimo Forciniti (vicepresidente), Rosario  Spina, Paola Balducci, Fabio Napoleone e Lucio Aschettino. Di recente, proprio al palazzo di giustizia vibonese, c’è stata la vicenda che ha visto contrapposti il presidente del Tribunale Alberto Filardo e la presidente della sezione penale, Lucia Monaco. L’1 dicembre scorso, al termine di un’udienza del processo nato a seguito dell’operazione antimafia denominata “Purgatorio”, Filardo aveva pubblicamente letto un’ordinanza con la quale veniva “rimproverata” la Monaco per la fissazione di alcuni dibattimenti. Non solo: l’11 gennaio scorso, infatti, l’avvocato Francesco Gambardella - difensore di Francesco Morano, figlio del giudice Monaco e imputato per reati concernenti gli stupefacenti – aveva sollevato dinanzi al gup del Tribunale di Vibo il “legittimo sospetto” chiedendo lo spostamento del procedimento ad altra sede, proprio a causa dello stretto legame che c’è tra la presidente della sezione penale e l’imputato.

Sula richiesta, però, è atteso il pronunciamento della Cassazione.

A giudizio di Leone, «al Tribunale di Vibo c'è qualche problematicità che rinviene da alcune note giunte al Csm per cui vogliamo renderci conto di persona come vanno le cose e per quale motivo e se è possibile superare le criticitàche ci sono state segnalate». Leone, secondo quanto riportato dall’Ansa, non ha aggiunto particolari su quali siano le problematiche che sono state segnalate al Csm.