Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Se n’è andato soffrendo in silenzio. Con il garbo e l’eleganza che per tutta la vita lo hanno contraddistinto. Se n’è andato da uomo “vecchio stampo” quale era, forbito nel linguaggio, signorile nei comportamenti e nei modi. La comunità di Spadola e quella di Serra San Bruno, paesi che forse più di altri hanno giovato del piacere di conoscere e vivere Bruno Tassone, si stringono oggi in un pianto senza fine che nasce dalla consapevolezza che a lasciarci questa volta è una vera e propria personalità simbolo dei nostri territori.
Eccelso artista, esemplare marito e padre di famiglia. Se l’umanità tutta avesse mai bisogno di una storia di risolutezza e determinazione, di un racconto pregno dell’ardore e della voglia di non mollare, di non abbattersi mai, le si potrebbe benissimo raccontare quella di Bruno. Fin da subito è costretto a lottare controvento, prendendo di petto il male che un freddo pomeriggio adolescenziale gli riserva, nascosto nelle dinamiche fosche e convulse di un incidente imprevedibile che gli costa la mano destra. Ma Bruno non si abbatte, anzi da lì rinasce. Continuando la sua vita di sempre, anche meglio. Lavora e vive con un’impressionante marcia in più. Svolge con disarmante naturalezza gli ordinari fatti che la quotidianità gli pone di fronte: guida e continua a suonare, in particolar modo la chitarra; riesce con semplicità, tanto per rendere l’idea, anche ad allacciarsi le stringhe delle scarpe; è in grado soprattutto di dare vita, ricavandoli da inespressivi pezzi di legno, a veri e propri capolavori scultorei. Arte che coltiva con devozione fin da quella “sfida” ricevuta in gioventù che il compianto zampognaro Leonardo “Lu Nigru” Tassone – venuto a mancare anche lui di recente – gli aveva lanciato. Bruno riesce, primo capolavoro, ad ottenere una piccola posata intagliandola dallo scarto di un ciocco di legno. E giusto per avere la meglio sul suo “competitore” Leonardo, che aveva realizzato un cucchiaio, lui – con l’ausilio della sola mano sinistra – ne ricava un minuscolo cucchiaino da caffè. Da lì Mastro Bruno non si ferma più. Continua a scolpire con sorprendente maestria qualsiasi oggetto e qualsiasi forma: soprammobili che riproducono in scala raffinati arredamenti, ballerine dell’Ottocento e ninfe desnude, funghi e animali, statuine, pastori, la sacra famiglia e gli altri personaggi di un raffinato presepio che per svariati natali mette in mostra nei locali della Chiesa dell’Assunta di Terravecchia. Tutto scolpito con minuziosità, con una dovizia di particolari più unica che rara. Ma poi anche e soprattutto la ‘Varia’, crocefissi e icone sacre, tra le quali – riprodotti alla perfezione – posti uno a fianco all’altro, come nella scultura originale, le due statue dei Santi Medici Cosma e Damiano, venerati ogni settembre nella festa di Riace. Santi a cui Bruno era devotissimo, tanto da divenire guida pratica e spirituale di quel caratteristico pellegrinaggio che ogni anno vede, appunto, tanta gente della zona delle Serre impegnata ad incamminarsi – ancora fra le tenebre – proprio verso il Santuario dei due venerati nel reggino. Meraviglie, insomma, che appaiono quasi impossibili da realizzare anche con l’ausilio di entrambe le mani, soprattutto se si pensa che Bruno – con pazienza certosina, nell’intimo del suo piccolo laboratorio – per plasmarle dal legno, non faceva mai uso di «diavolerie» elettriche, ma solo di utensili come gli sgorbi, i coltelli o altri arnesi manuali.
Bruno è stato da sempre elemento attivo, quasi come un socio onorario, della nostra associazione. La sua presenza e il suo sostegno, fonte di arricchimento personale e artistico per ognuno dei componenti del Brigante, sono e rimarranno per sempre intimo ricordo e materiale prezioso da cui attingere per proseguire al meglio nelle nostre attività.
Solo chi ha conosciuto Bruno può capire di quale emblema del rispetto verso l’altro, della forza di volontà e dell’arte sopraffina siamo oggi costretti a piangere la scomparsa. Lo sa chi ha avuto la fortuna di averlo a scuola apparentemente come semplice bidello, più segnatamente come maestro, tutore, amico. Lo sa chi almeno una volta nella vita ha discusso con lui e non ha potuto che trarne indimenticabili insegnamenti e spassionati consigli da osservare e custodire gelosamente. Lo sa chi ha avuto la fortuna di averlo, appunto, come “capo-pellegrino” verso Riace, chi lo ha sentito intonare almeno una volta il possente canto della sua voce ed il dolce suono della chitarra al cospetto di una ricca tavolata prima della notte nel Convento di Stignano o mentre, con gli occhi lucidi ed il cuore gonfio di devozione, scendeva le scalette che portano alla grotta della Madonna della Stella o saliva, alle prime luci dell’alba, quelle del Santuario dei Santi Cosma e Damiano. Momenti mistici e singolari, tra i più emozionanti che possa capitare di vivere. Lo sa chi nei pomeriggi, altrimenti vuoti, lo incontrava per strada ed aveva il semplice piacere di sorseggiare con lui un caffè, di misurarsi, di capire, di discutere, di imparare da un uomo da cui, appunto, ognuno di noi avrebbe solo ed esclusivamente avuto da imparare. Da apprendere il suo “perché” della vita, la sua maniera inconfondibile di non arrendersi, di vincere.
Associazione Culturale 'Il Brigante'
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