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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
I produttori di energia da fonti rinnovabili si dipingono come fervidi missionari dell'interesse generale, incapaci di prendere sonno a fine giornata se non hanno prima contribuito sostanziosamente alla limitazione delle emissioni di gas a effetto serra. Ma siffatto raccontino edificante non regge alla prova dei fatti nudi e crudi: questi cavalieri dell'ambiente altro non sono che operatori economici all'inseguimento del massimo profitto con la possibilità di contare in Italia sulla complicità di governi traditori della Costituzione e del bene comune.
La Carta fondativa della Repubblica, secondo illustri costituzionalisti, ha come principio fondamentale intrinseco il libero sviluppo della persona umana nel suo contesto ecologico e sociale, e infatti condiziona la libertà dell' iniziativa economica privata all' utilità sociale e alla tutela di un' ampia gamma di valori tra i quali non mancano il paesaggio e l'ambiente, inteso nel recentemente ampliato articolo 9 come scrigno di biodiversità e aggregato di ecosistemi. Purtroppo lo scudo protettivo del "prioritario interesse nazionale" messo in campo dagli ultimi governi confligge con l'interesse generale ma anche con il buon senso: nello scempio dei boschi non ci può essere cura dell'ambiente e la cura dell'ambiente non contempla lo scempio dei boschi. E infatti il dispositivo blindato e fraudolento serve solo a bloccare la democratica discussione delle scelte politiche per garantire gli utili di attori economici privati impegnati nella progettazione e nella realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici stragisti, distruttori di suolo e di ecosistemi e destinatari di ingenti erogazioni di denaro pubblico che scongiurano per loro il rischio d'impresa.
I cittadini italiani si stanno organizzando ormai da tempo per reagire a questo paradossale nuovo assalto a ogni forma di vita e in questo scenario è senz'altro degna di nota l'ampia mobilitazione degli abitanti della Sardegna, capace di radunare migliaia di persone per la manifestazione del 15 giugno presso la basilica di Saccargia; nella stessa giornata anche in Calabria, in Sicilia e in Basilicata, con assemblee pubbliche e sit in, si è espresso il bisogno diffuso di fermare la devastazione dei territori causata dalla speculazione e di riportare la produzione energetica nell'ambito dei servizi pubblici essenziali come vuole la Costituzione.
Anche sul fronte delle azioni legali i cittadini stanno difendendo, contro l'operato di governi eversivi perché al servizio di potentati economici, due esigenze collettive di vitale importanza: evitare l'aggravamento della crisi ecologica attraverso consumo di suolo e abbattimento di alberi e sventare la trasformazione dei loro territori in hub energetici, zone di supporto per la produzione di energia sporca da fonti rinnovabili ( rinnovabile, fino a prova contraria, non vuol dire sostenibile). A questo proposito salutiamo con speranza e favore il ricorso al Tar presentato dalla LIPU, grazie al lavoro volontario dell' avvocato ambientalista Angelo Calzone (delegato regionale del WWF) e dell’avvocato Marcello Nardi (Rappresentante legale di Italia Nostra Soverato Guardavalle), con la partecipazione ad adiuvandum di Calabria Trekking e il sostegno del Coordinamento regionale Controvento per la difesa del territorio, contro la realizzazione dell'ennesimo impianto eolico a San Vito sullo Jonio, nelle già fin troppo martoriate Serre calabresi.
Alle porte del tribunale, in occasione della richiesta di sospensiva depositata dall'avvocato Calzone il 18 giugno, erano presenti alcuni attivisti del Coordinamento che, dialogando con i passanti e promuovendo riflessioni sulla "Calabria colonia energetica" hanno ancorato il senso del loro impegno all'Azione popolare che secondo Salvatore Settis "è diritto e dovere di resistenza collettiva al degrado delle città e delle campagne, alla razzia del paesaggio, all'esilio della cultura e del lavoro, alla spoliazione dei diritti; è promuovere singole azioni di contrasto agli atti dei poteri pubblici che vadano contro il pubblico interesse, ma anche metterle in rete fra loro; è costruire una larga base di informazione, di analisi, di consapevolezza. Vuol dire fare esplodere le contraddizioni insanabili tra il dettato costituzionale e le leggi che lo ignorano o lo aggirano, tra le norme di garanzia e le deroghe e i condoni che le annientano. Vuol dire riconquistare, in prima persona, un pieno diritto di cittadinanza, in nome della sovranità popolare, della moralità e della legalità costituzionale”. In questo caso vuol dire dare filo da torcere alla Parco eolico di San Vito s. r. l.
Movimento Terra e Libertà Calabria
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