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SERRA SAN BRUNO - Sono tanti i particolari e i retroscena che emergono dalla conferenza stampa dei tre consiglieri comunali fuoriusciti dal Pd Valeria Giancotti, Brunella Albano e Walter Lagrotteria. Tanti elementi che lasciano intendere quale sia – stando alla versione dei tre – il quadro che caratterizza oggi e che ha caratterizzato negli ultimi mesi non solo le logiche interne al Partito democratico (serrese e vibonese) ma anche all'amministrazione comunale in carica (qui il resoconto completo).
A raccontare delle imposizioni che sarebbero state via via nel tempo dettate dall’“uomo solo al comando” Bruno Censore è stata in particolare l’ex vicesindaco di Serra San Bruno Valeria Giancotti, che ha detto a chiare lettere come «il partito era ormai privo di dialogo e di confronto e ogni scelta era preconfezionata e predeterminata». «Noi – ha aggiunto Giancotti – dovevamo solo alzare la mano per ratificare le scelte prese da Censore all’oscuro di tutti».
L'ex vicesindaco ha poi raccontato come questo sistema di cose sia stato determinante, a suo dire, anche per «la definizione delle liste in lizza alle ultime Primarie, stilate senza nessun confronto preventivo, senza ascoltare la base, tanto che le abbiamo apprese solo dalla stampa». Stesso canovaccio, per Giancotti, rispetto alla preparazione delle elezioni provinciali: «Ho sostenuto la candidatura del sindaco di Arena, Antonino Schinella, persona per bene e amministratore capace, ma tutto è accaduto in maniera imposta dal docente Censore, senza nessuna consultazione». Elezioni, quelle Provinciali, che per Giancotti sarebbero state «perse volontariamente, si è trattato di una sconfitta ponderata, studiata a tavolino secondo una strategia precisa».
Singolare anche l’iter che avrebbe dovuto portare all’attribuzione della cittadinanza onoraria di Serra San Bruno al presidente della Regione Mario Oliverio: «Era tutto pronto – spiega ancora Giancotti – anche la festa, poi all’improvviso è arrivato il dietrofront e la cittadinanza onoraria per Oliverio è saltata. Tutto è sfumato per la spaccatura che intanto si era consumata tra Censore e lo stesso governatore. Lo abbiamo solo intuito però perché rispetto all’argomento nulla è più stato comunicato. Ogni cosa si svolgeva o meno solo in funzione del gradimento e delle volontà di Censore».
Altro particolare, ritornando al quadro politico locale, è stato invece rivelato dall'altro ex vicesindaco, Walter Lagrotteria, che si è soffermato sulla strana dinamica che avrebbe condotto all’accordo trasversale tra gli ex “nemici” di lungo corso Censore e Salerno. Un'intesa che di fatto, con il sostegno annunciato del consigliere comunale Jlenia Tucci, tiene in vita l’amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco Tassone. «Il mercoledì successivo alle Primarie – ha spiegato a riguardo Lagrotteria – assistiamo a una cosa che probabilmente era già stata programmata da tempo. L’ex parlamentare Censore ha obbligato il sindaco Tassone a partire con lui per raggiungere a Verona il consigliere regionale di Forza Italia Nazzareno Salerno. I tre si incontrano a Verona e trovano l’accordo palese oggi a tutti, solo in seguito Salerno è tornato a Serra per incontrare i suoi». Secondo la ricostruzione di Lagrotteria, dunque, «Tassone e il suo “padre politico putativo” Censore sono andati a Verona per suggellare il “Patto col Nazzareno”, tanto che proprio Salerno li ha poi portati in tour a visitare i cantieri edili allestiti nella stessa città veneta. Da lì – ha aggiunto Lagrotteria – è partita una campagna denigratoria nei nostri confronti. Il sindaco è stato prima esortato ad azzerare la giunta e poi, ritornato da Verona, come se nulla fosse ha lanciato l’appello alle "forze responsabili", riferendosi dunque alla compagine “salerniana” che in realtà era già pronta all’intesa».
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