Domenica, 21 Gennaio 2024 08:06

Santa Maria, la paura che cambi il luogo dove tutto ebbe inizio

Scritto da Bruno Greco
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Dipinto di Vitantonio Tassone Dipinto di Vitantonio Tassone

Serra San Bruno è stata sempre una “grande piazza”, di quelle in cui alla gente piace discutere, confrontarsi, elogiare e, perché no, anche metter zizzania soprattutto se al centro del dibattito c’è il patrimonio storico-artistico cittadino. Il serrese, in un modo o nell’altro, è “figlio” di maestri, artigiani, artisti e se non dicesse la sua penserebbe di essere surclassato e commetter “peccato” a non partecipare alla pubblica discussione. Negli articoli che abbiamo qui dedicato alla nascita del monumento ai caduti si trovano esempi a bizzeffe di questo tipo, come nelle poesie di Mastro Bruno Pelaggi. E ogni volta che a Serra sono in programma dei cambiamenti, ciascuno è pronto a dire la propria creando fazioni pro e contro. Questo fermento che si alimenta all’occasione, soprattutto quando si prendono decisioni importanti, non è di per sé un male per la comunità. È piuttosto sintomatico di quanto la gente tenga al proprio paese e di quanto ciascuno cerchi di essere vigile rispetto a scelte che sicuramente hanno bisogno della più ampia condivisione.

Una questione di stile

Oggi questo canovaccio si rinnova in previsione dei lavori di ristrutturazione che riguardano il piazzale antistante la scalinata del santuario di Santa Maria. Risale allo scorso 14 gennaio una lettera aperta indirizzata al sindaco Alfredo Barillari con un invito a riflettere sui cambiamenti prospettati con i lavori di ristrutturazione. Nella missiva si evidenzia, in sostanza, che l’aspetto del luogo «sta per cambiare radicalmente». I firmatari sostengono che un restauro andasse comunque fatto, al fine di eliminare una volta per tutte «l’inadeguata copertura di asfalto stradale e pali della luce con cavi aerei», ma nonostante le buone intenzioni il progetto «non convince sul piano della tutela e della conservazione del sito originario, fatto costruire nel 1645 dal priore dom Tommaso Cantini da Firenze». Lo stile barocco del sito cozzerebbe con il restyling prospettato. Tra i firmatari della lettera c’è anche lo storico Domenico Pisani, figlio dell’artista Giuseppe Maria che del santuario realizzo la scalinata. Pisani chiarisce al Vizzarro che il suo intento era quello di aprire una riflessione in merito e la “piazza” serrese (che ora si amplifica sui social) non aspettava altro. Critiche, approvazioni, paure, dubbi e anche tanta ironia hanno risvegliato il piglio tipico del serrese, che non resta mai indifferente alle cose importanti. Soprattutto non è mancato chi aspetta dietro l’angolo per strumentalizzare qualsiasi cosa. Infatti Pisani puntualizza: «Pur conservando tutta la stima verso chi ha elaborato il bel progetto del piazzale tecnicamente ineccepibile che ho avuto modo di visionare e di apprezzare, ritengo comunque che sarebbe stato più opportuno operare scelte vicine alla tradizione serrese, non solo per quanto attiene i materiali, ma soprattutto per le forme e le linee, specie quelle curve sotto la gradinata. Tutto questo senza ovviamente scadere nella dimensione del falso, o della rivisitazione dello stile barocco che sarebbe stato veramente deleterio e di cattivo gusto. È una mia opinione, che ho espresso in piena libertà, senza voler giudicare il lavoro dei tecnici né tantomeno quello dell’amministrazione comunale che coraggiosamente ha pensato di migliorare il piazzale eliminando l’asfalto e i cavi elettrici». Confidando nel buon senso di tutti, Pisani dunque sottolinea la genuinità della sua posizione. Aggiungendo come sia interessante il sempre presente intervento della popolazione serrese, estremamente appassionata e mai indifferente alle cose che riguardano la comunità: «In tutte le occasioni in cui c’è stato modo di esprimere un parere sul restauro di un’opera d’arte, sul restyling di una piazza o di un qualsiasi altro luogo della città, la maggioranza dei serresi ha espresso con forza la propria posizione. Comprendo bene che a volte alcune opinioni possano provocare fastidio e si possa giudicare questa passione come un’ingerenza nel lavoro degli altri, ma a mio avviso – conclude – il Progresso (con la P maiuscola) nasce dalla dialettica, dal confronto, dal dialogo e una popolazione che manifesta questa voglia di partecipare non è scaduta ma è viva e vitale e merita solo profondo rispetto».

Nessuna struttura impattante

Dal canto suo l’amministrazione comunale, attraverso un post su Facebook della vicesindaca Rosanna Federico, ha espresso dei chiarimenti rispetto ai futuri lavori del piazzale di Santa Maria, non mancando di sottolineare quanto questa riconosciuta “militanza” dei serresi nelle cose importanti che riguardano la comunità sia necessaria: «È assolutamente legittimo e comprensibile – ha detto Federico – che l'intervento stia suscitando dibattiti (anzi me lo sarei aspettata già mesi fa quando il progetto era ancora in fase preliminare e magari non via social), ma ciò sarebbe sicuramente accaduto per qualunque progetto e qualunque trama si fossero scelti, proprio per il grandissimo senso di attaccamento che tutti i serresi abbiamo rispetto alla storia e alla spiritualità dei nostri magnifici luoghi». Entrando poi nei dettagli tecnici il vicesindaco ha aggiunto che «non verrà costruita alcuna struttura impattante, né rimossi alberi».

Popolo vigile

Al netto delle valutazioni che ognuno potrà fare sulle varie posizioni espresse, resta il fatto più importante: Santa Maria, il luogo dove tutto ebbe inizio, quello scelto da San Bruno come eremo di preghiera, è estremamente importante per la storia di Serra e dell’intera Calabria, dunque merita grande attenzione l’intervento che va ad incidere su ciò che più di ogni altra cosa rappresenta e custodisce le nostre origini. Indipendentemente da fazioni pro e contro, tutti gli attori devono assumersi le proprie responsabilità prima di rendersi conto che non si può tornare indietro. È bene anche ricordare, come ulteriore spunto critico, che questi luoghi non hanno avuto altrettanta attenzione in occasioni – si pensi al mancato dibattito, prontamente “anestetizzato” sul nascere, sulla centrale a biomasse costruita a pochi passi dal santuario, o all’atavica mancanza di servizi – in cui invece sarebbe servito altro che indifferenza o, peggio, interessato silenzio. Per questo motivo è un bene che adesso questo faro acceso dai serresi punti l’attenzione sul caso. Citando le parole di Salvador Allende, «il popolo deve stare all’erta e vigile». E il serrese anche in questo è sempre stato un maestro.

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