Domenica, 05 Luglio 2020 10:34

San Bruno e il costante rifiuto del potere

Scritto da Bruno Greco
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È estremamente singolare comprendere quanto la vita di San Bruno – completamente dedita all’amore verso Dio, attraverso la rigida disciplina certosina – sia caratterizzata, in realtà, anche da un’indole di protesta che ne delinea il forte carattere. Definirlo un radicale dei suoi tempi non sarebbe poi così sbagliato sia da un punto di vista spirituale che politico. Spirituale perché pochi, come Brunone di Colonia, hanno dedicato la propria vita alla contemplazione estrema. Politico perché, un erudito del suo calibro ha fatto del “rifiuto” la sua ragione di vita. D’altronde la regola certosina del silenzio non è anch’essa rifiuto della parola in luogo della contemplazione?

San Bruno e i certosini. Una vita di preghiera nelle Serre calabresi” (edito da Rubbettino) è il volume che inaugura la collana “Amore e Silenzio”, diretta da Dom Ignazio Iannizzotto, Tonino Ceravolo e Antonio Cavallaro. Un libro che, prima di farci addentrare nella vita monastica dei certosini, aiuta a comprendere quale sia la grandezza dell’uomo prima di quella del Santo.

PROTESTA E RIFIUTO Per una persona della statura culturale di Brunone di Colonia, diventato direttore della Scuola di Reims all’età di 27 anni, qualsiasi tipo di ambizione, in campo ecclesiastico quanto politico, era più che a portata di mano. L’incarico di scholasticus gli era stato affidato da Gervasio, arcivescovo di Reims, nel 1057. Quando a Gervasio succedette Manasse di Gournai, lo stesso volle Bruno cancelliere dell’arcivescovado, ruolo subito rifiutato perché donatogli da un arcivescovo che, menando vita poco ortodossa, venne addirittura accusato di simonia. Piuttosto che ricoprire quel ruolo San Bruno preferì unirsi alla protesta contro Manasse di Gournai, che da lì in poi tentò di complicargli la vita perseguitandolo e spogliandolo dei beni.
Il rifiuto del potere per qualcosa di estremamente superiore ha dunque da sempre delineato la rettitudine dell’uomo, “corteggiato” da Urbano II (suo allievo a Reims) e protetto dal normanno Ruggero d’Altavilla (il Conte Ruggero), ma, nonostante tutto, dedito alla sola attività spirituale. Di seguito al suo ritiro a vita monastica, e alla fondazione della Grande Chartreuse (1084) nei pressi di Grenoble, il concetto del “rifiuto” e del suo ruolo nel mondo restò totalmente integro nella sua mente. Raggiunto Urbano II a Roma per volere dello stesso Pontefice (costretto nel 1090 a riparare in Calabria a causa dell’arrivo nei territori pontifici di Enrico IV e dell’antipapa Clemente III) comprese immediatamente che quella vita non era adatta a lui. L’assioma del rifiuto continua a caratterizzare il suo essere, che lo induce nuovamente a dire «no» anche all’arcivescovado di Reggio Calabria. La sua volontà era quella di ritornare alla vita monastica e così, ricevendo le terre dal Conte Ruggero, fondò l’eremo di Santa Maria dove visse gli ultimi 10 anni della sua vita (fino al 1101).

LA VITA DEI CERTOSINI Nel volume “San Bruno e i certosini”, edito da Rubbettino, la biografia del santo diviene fondamentale e fornisce quel senso originario della contemplazione che ancora oggi rimane intatto nei monaci. Quella condizione eremitica che però riunisce tutti nell’amore verso il Signore. I certosini si dividono in “monaci del chiostro” e “monaci conversi”. I primi sono sacerdoti, oppure destinati ad esserlo, e trascorrono il tempo nel segreto della loro cella. I secondi (detti anche monaci laici) osservano anch’essi la solitudine ma si dedicano maggiormente al lavoro manuale all’interno del monastero, anche se, lo statuto ricorda loro che la cella è il luogo migliore in cui ritirarsi. La loro giornata è così scandita: 24.00 sveglia e mattutino della beata Vergine Maria; 0.30 mattutino e lodi in chiesa; 2.30-3.30 (a seconda della lunghezza dell’ufficio) lodi della beata Vergine Maria e riposo; 6.45 sveglia; 7.00 Angelus e prima; 8.00 messa conventuale in chiesa; 9.45 terza; 12.00 Angelus e sesta; 12.15 pranzo (niente colazione, non si mangia carne e si salta la cena, caratterizzata solo da un pezzo di pane); 13.45 nona; 16.45 vespro della beata Vergine Maria; 17.00 vespro in chiesa; 19.00 Angelus e compieta.
Le domeniche e nelle solennità, in cui la vita comunitaria ha maggiore spazio, la messa conventuale è concelebrata alle 9 del mattino e la terza viene celebrata in coro in modo comunitario prima dell’inizio della celebrazione eucaristica. Nelle feste solenni, inoltre, la sesta è celebrata in coro e, dopo la recita dell’Angelus, ci si reca in refettorio per il pranzo comune; la nona, che viene cantata in chiesa alle 14.30, precede la riunione in capitolo e la ricreazione comune. Il pomeriggio del lunedì (se non ci sono altri impegni) si svolge lo “spaziamento”, passeggiata nei boschi che permette di equilibrare il benessere fisico a quello spirituale.

Nel volume (corredato dalle foto di Bruno Tripodi), ogni momento della giornata è descritto con dovizia di particolare e sottolinea anche l’importanza dello studio per i certosini. In più, oltre alle lettere di San Bruno è possibile conoscere le testimonianze di Giovanni Paolo II (1984), Benedetto XVI (2011) e del patriarca ecumenico Bartolomeo I (2001) venuti in visita alla Certosa di Serra.

Il motto Cartusia nunquam deformata quia semper reformata (Dom Maurice Laporte) è valido ancora oggi, dal momento che l’esemplare vita certosina non ha mai perso lo spirito originario tramandato da San Bruno.

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