Martedì, 05 Marzo 2019 21:58

Lo zampino di Barilaro nella crisi dell'amministrazione comunale serrese

Scritto da Redazione
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Gli intrecci per le Regionali del prossimo autunno starebbero contribuendo non poco allo strappo che sta lacerando gli equilibri interni all’amministrazione comunale di Serra San Bruno. Uno strappo che potrebbe condurre presto a sviluppi irreversibili e che sarebbe frutto di una linea diretta tra la cittadina della Certosa ed Acquaro.

La sezione serrese del Partito democratico, com’è noto, proprio poche ore prima delle celebrazioni delle Primarie della scorsa domenica, ha incassato l’uscita dal partito di tre pezzi da novanta della maggioranza a sostegno del sindaco Luigi Tassone. A sbattere la porta sono stati il suo vice Valeria Giancotti; l’assessore all’Istruzione e alle Politiche per l’infanzia Brunella Albano e il consigliere comunale ed ex vice sindaco Walter Lagrotteria. Un’uscita – si badi bene, dal Pd ma non dal gruppo consiliare di maggioranza “La Serra Rinasce” – maturata in polemica aperta con i vertici del partito e soprattutto in pieno dissenso con la conduzione operata negli ultimi tempi dal deus ex machina del locale centrosinistra Bruno Censore. Una motivazione che appare assai generalizzata, ma dietro la quale in realtà si celerebbe la volontà di Giancotti, Albano e Lagrotteria di iniziare a guardarsi intorno in previsione delle Regionali del prossimo autunno.

I tre “dissidenti” infatti si sarebbero convinti a salutare definitivamente la compagnia dem e la casa madre censoriana per abbracciare un altro progetto che pare offrire scenari più favorevoli. I meglio informati, come si diceva in apertura di articolo, parlano di una linea diretta con Acquaro e con il suo primo cittadino Giuseppe Barilaro. Un progetto, certo al momento in fase embrionale, che avrebbe registrato prima l’adesione di Brunella Albano e di Walter Lagrotteria (un’adesione favorita dalla benedizione dell’ex consigliere provinciale Pino Raffele, da sempre molto vicino a Barilaro), e poi in un secondo momento anche del vice sindaco serrese Valeria Giancotti, oggi autonoma rispetto al mentore ex primo cittadino di Serra, Raffaele Lo Iacono rimasto a pieno sostegno del Pd.

Intrecci da soap-opera che potrebbero generare confusione ma che avrebbero già condotto i tre “dissidenti” Giancotti, Albano e Lagrotteria ad abbracciare il disegno ingegnato da Barilaro, intenzionato ad allungare i tentacoli sul cospicuo bacino elettorale serrese, sottraendo così, gioco forza, consensi al bottino di Bruno Censore che dal canto suo non ha mai fatto mistero di puntare al ritorno a Palazzo Campanella. L’idea per i tre – a questo punto ex tesserati Pd – sarebbe quindi quella di sposare la causa di Barilaro per riuscire ad allargare con maggiore forza, anche nella cittadina della Certosa, il raggio d’azione del suo gruppo emergente. Lo stesso Barilaro, di conseguenza, potrebbe così risultare ancora più convincente nei tavoli delle trattative per una sua candidatura alle Regionali. Tavoli, al plurale, al momento già aperti sul fronte centrodestra, sia in orbita Forza Italia, sia in quella Fratelli d’Italia.

Quel che è certo è che i “mal di pancia” dei tre amministratori usciti dal Pd serrese non si sono rivelati evidentemente poi così forti da portare gli stessi a rassegnare contestualmente le dimissioni anche dalle rispettive cariche amministrative e, di conseguenza, a rinunciare alle relative indennità. Ma, al di là di tutto, l’impressione che si respira oggi tra le stanze del palazzo comunale è che nelle prossime settimane, se non giorni, qualcosa di ancora indefinito possa comunque accadere. Gli scenari sono diversi ed alcuni di questi appaiono catastrofici come quello che suggerisce la fine anticipata dei giochi per l’amministrazione Tassone. Nonostante la fragilità del momento, benzina sul fuoco è stata versata ieri dai consiglieri rimasti fedeli alla linea “censoriana”, che piuttosto che tentare di richiamare all’ovile i colleghi “dissidenti” hanno di fatto rimesso i propri mandati nelle mani del sindaco Tassone, invitandolo ad utilizzare il pugno duro per riformulare la composizione dell’esecutivo e prendere atto dell’“infedeltà” manifestata apertamente da Giancotti, Albano e Lagrotteria. Quante altre gocce si dovranno ancora attendere prima che il vaso trabocchi definitivamente?

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