Domenica, 19 Maggio 2019 12:18

La solitudine dell’albo pretorio

Scritto da Sergio Pelaia
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Che in politica siano ormai fondamentali i social network, e quindi i follower, i meme, le stories e quant’altro, ce lo ha insegnato Matteo Salvini, anche se il ministro dell’Interno, troppo distratto dalla retorica dei barconi, sembra aver sottovalutato l’ironia dei balconi. Ormai lo hanno capito tutti, dai palazzi romani alle piccole amministrazioni della profonda provincia italiana. La differenza ovviamente la fa il come, il modo in cui il personaggio pubblico usa i social network per comunicare e, soprattutto, per tentare di acquisire consenso. È un attimo: a volte basta un commento sbagliato, una parola di troppo, finanche un punto o una faccina, per rovinare tutto. Per non parlare di chi sbaglia nel gestire contemporaneamente un profilo personale e una pagina su Facebook e magari si commenta o si mette il like da solo. Il pubblico ludibrio è sempre dietro l’angolo, specie nelle realtà paesane dove i confini tra il virtuale e il reale non sono poi così sfumati come la distanza effimera creata da monitor e tastiera fa credere a qualcuno.

Tutto questo fiorire di parole e iconografia social ha però fatto dimenticare altre cose non meno importanti. Nessuno, sia chiaro, ha nostalgia delle fumose sale consiliari in cui l’approvazione di un Piano regolatore poteva costare ore e ore di fumo passivo e dibattiti inconcludenti a chi volesse saperne un po’ di più su dove si sarebbe costruito cosa nel paese. Però la sostanza è sempre sostanza ed è innegabile che negli ultimi anni se ne sia persa parecchia a favore dell’apparenza e dell’autocompiacimento dei like. E la sostanza delle cose, specie nella politica di paese, quasi mai la si trova sui social e quasi sempre è più individuabile tra le pieghe dell’albo pretorio, il luogo fisico e virtuale in cui l’attività di un ente pubblico acquisisce i crismi dell’ufficialità e della pubblicità proprio a favore dei cittadini.

È lì, sull’albo pretorio, tra delibere e determine, tra bandi e graduatorie, che si possono leggere tante verità non dette sulle dinamiche che regolano ciò che resta della politica nei paesi. Anche nel Vibonese, anche a Serra, se si vuol comprendere come vanno le cose, meglio di Facebook sono i siti istituzionali dei Comuni, dell’Asp, del Parco, di Calabria Verde, del Gal, senza dimenticare le sezioni “amministrazione trasparente” e il prezioso Bollettino della Regione Calabria. Perché è lì che si muove, tra i tanti che meriterebbero davvero di raccogliere i frutti del proprio impegno, quel sottobosco di “professionisti” o sedicenti tali che riescono a saltellare da un ente all’altro volteggiando su incarichi e consulenze e provando pure poi, magari proprio su Facebook e con scarsi risultati, a distribuire patenti di credibilità e moralità agli altri.

Al netto di ostentazioni, proclami e ammonimenti sgrammaticati, è sempre lì, nell’albo pretorio, che si trova la sostanza di cui sono fatte le certezze dei pochi che riescono ancora a trarre benefici dalla politica a queste latitudini. Quindi questo è un appello: quando siete al computer o con lo smartphone in mano, se vi interessa la politica e volete capire come si muove davvero chi ha la responsabilità di decidere a nome di intere comunità, non lasciate da solo l’albo pretorio.

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