Martedì, 01 Marzo 2022 13:46

La Casa della comunità dentro l'ospedale: a rischio il presidio di Serra?

Scritto da Sergio Pelaia
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Lo scorso 23 febbraio una insegnante si è sentita male in classe, a Nardodipace, ma il medico di base a quell’ora non era più in paese e l’ambulanza, a causa del maltempo, è arrivata dopo ore. Un episodio che ha fatto scalpore. Nello stesso giorno è però successa un’altra cosa che finora è passata pressoché sotto silenzio: l’Asp di Vibo Valentia ha approvato una delibera che presuppone un cambiamento non da poco per l’unico ospedale del comprensorio montano. Una novità che sarebbe stata positiva se avesse riguardato un altro luogo, ma che invece, così com’è stata messa nero su bianco dall’Azienda sanitaria provinciale, fa pensare a nuovi, concreti rischi di ulteriori ridimensionamenti per l’ospedale di Serra San Bruno.

Tra le strutture della sanità territoriale da finanziare con il Pnrr, infatti, per Serra è stata prevista una Casa della comunità. Solo che nel piano presentato in un primo momento dal presidente della Regione Roberto Occhiuto questa Casa della comunità era prevista nella sede del locale Distretto sanitario – che è di proprietà del Comune – mentre invece ora l’Asp vorrebbe realizzarla proprio nei locali dell’ospedale “San Bruno”. Il che, evidentemente, presuppone non certo un potenziamento del locale presidio ospedaliero quanto piuttosto un ridimensionamento, se non una sostanziale chiusura: è chiaro a tutti che se in una struttura si realizza una Casa della comunità, in cui si concretizzano servizi multidisciplinari per lo più di carattere sociosanitario, resta poco spazio per un ospedale degno di questo nome.

Nessuno pare se ne sia reso conto ma la delibera dell’Asp, prevedendo la Casa di comunità nell’ospedale e non più nel Distretto, lascia aperti forti dubbi sul mantenimento di servizi e reparti già ampiamente tagliati dai piani di rientro. Tanto più che nell'atto si legge che nella distribuzione delle Case della Comunità nel Vibonese «hanno inciso fattori emergenziali, nel senso di assicurare certezza assistenziale in favore di territori e comunità sprovvisti di presidi ospedalieri, gli unici a garantire in un siffatto territorio l’offerta pubblica di salute, peraltro non di livello di prestazione esaltante, tanto da aver causato in passato penosi incidenti operatori e fattori legati alla presenza di strutture di proprietà aziendale di superfici idonee ad accogliere la casa di Comunità». 

Nel presentare il Programma operativo, lo scorso 20 dicembre, Occhiuto aveva detto che c’era tempo di aggiornarlo fino a marzo 2022 e che i il piano si chiuderà il prossimo 31 maggio. Forse, dunque, c’è ancora tempo per difendere quel poco che resta di un ospedale con un’utenza di migliaia di persone che vivono in una zona disagiata, con collegamenti e infrastrutture gravemente carenti. Ma è necessario – benché nella delibera ci sia scritto che sono stati «sentiti i sindaci interessati» –che chi rappresenta il territorio nelle istituzioni si svegli. Senza accontentarsi di annunci, passerelle ed eventuali, inutili rassicurazioni.

 

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