Lunedì, 13 Agosto 2018 14:17

In mezzo ai bagnanti e a volto scoperto, così si spara d'estate nel Vibonese

Scritto da Redazione
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(Foto: Zoom24.it) (Foto: Zoom24.it)

Killer spietati, che agiscono tranquillamente, senza porsi chissà quale dilemma. Perché quando bisogna portare a termine un omicidio, lo si fa e basta. Anche agendo a volto scoperto.

È il caso dell’agguato che, nella giornata di ieri, ha provocato il decesso di Francesco Timpano, 45enne di Caroni di Limbadi noto alle forze dell’ordine per reati di droga, ucciso in pieno giorno, in spiaggia, davanti agli occhi di familiari e bagnanti. Timpano è stato raggiunto da 5 colpi di pistola calibro 7,65, sparati da un killer probabilmente atteso da un complice che, una volta portato a termine il piano, ne ha agevolato la fuga. Ciò che potrebbe facilitare il lavoro dei carabinieri della Compagnia di Tropea, diretti dal maggiore Dario Solito, sarebbero le immagini di videosorveglianza presenti nella zona. Le indagini sono coordinate dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia e, per adesso, il fatto di sangue non viene collegato esplicitamente alla ‘ndrangheta, ma la zona teatro del fatto di sangue rimane comunque feudo del potente clan Mancuso di Limbadi.

Al momento, dunque, gli inquirenti non si sbilanciano più di tanto, ma a quanto sembra l’omicidio di ieri potrebbe collegarsi alla mattanza che il 32enne Francesco “Ciko” Olivieri ha messo in atto l’11 maggio scorso tra il paese costiero del Vibonese e Limbadi. In quella occasione, Olivieri, prima di uccidere due persone (il 67enne Michele Valarioti e la 69enne Giuseppina Mollese), aveva fatto fuoco in un bar di Limbadi ferendo Pantaleone Timpano, fratello di Francesco. Olivieri, dopo la mattanza, si diede alla fuga, durata tre giorni, trascorsi i quali si consegno in carcere. Dall’interrogatorio è emerso che l’omicida si muoveva, armato di fucile e munito di 30 cartucce, «innanzitutto alla ricerca di Francesco Timpano». Non trovandolo, però, Olivieri si è recato «nell’autolavaggio dove si trovava l’auto del figlio» di Timpano con l’intenzione di danneggiarla a fucilate «per dispetto». L’assassinio di Francesco Timpano, ha detto ancora Ciko nell’interrogatorio, «doveva servire ad impedirgli a parlare di cose illecite con soggetti esponenti di altri ambienti criminali (tutti particolari non meglio specificati)».

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