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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Ci sarebbe un grosso giro di denaro che arriva fino ai Balcani dietro l’episodio che ha coinvolto quattro persone fermate dalla Guardia di finanza mentre tentavano di entrare in Italia a Maslianico, in provincia di Como. Si tratta di due italiani (Giuseppe Zinnà, di San Calogero, nel Vibonese e Simone Baglioni, del Fiorentino), un afghano residente in Germania, (Karim Yussufi), e un iraniano (Ghazvini Alì Khanniarak), indagati per riciclaggio. Tre di loro sono sconosciuti agli inquirenti, mentre Zinnà – già condannato in passato per narcotraffico e attualmente sotto processo a Vibo per usura – è considerato vicino al clan Mancuso di Limbadi.
A bordo dell’auto, secondo quanto riporta Repubblica.it, sono stati trovati un contratto di vendita di milioni di BillionCoin, una delle criptovalute presenti sul mercato, con a garanzia l’assegno di 100milioni di euro emesso dal Credit Suisse di Ginevra nell’ottobre 2018, un contratto da 14.5 milioni di euro, più documentazione e diverse procure. Dall’analisi delle carte i finanzieri sarebbero riusciti non solo a intercettare l’affare in corso e ad intuire i ruoli dei quattro, ma anche ad individuare - quanto meno nominalmente - i due acquirenti. Si tratta di due iraniani, il venditore Mosayeb Nawkahsi e l’acquirente Alì Asghar Moradi, non presenti al momento del controllo, ma rappresentati da alcuni dei quattro fermati. In ballo ci sarebbe stata una gigantesca compravendita di bitcoin fra i due iraniani e una seconda che coinvolge gli italiani che ancora è tutta da approfondire. Per la prima, a garantire per il venditore sarebbe stato Ghazvini Alì Khanniarak, trovato in possesso non solo del milionario assegno, ma anche di una lettera del Credit Suisse che lo attestava come pagabile in tutte le citibank d’Europa, più le procure che lo autorizzavano ad operare. A rappresentare l’acquirente sarebbe stato invece Karim Yussufi, afghano ma con passaporto rilasciato a Bonn e residente in Germania. Poi, dai documenti è saltato fuori anche un secondo affare, che chiama direttamente in causa Giuseppe Zinnà e Simone Baglioni. Secondo le carte di cui scrive Repubblica, incassato l’assegno di 100 milioni di euro, Yussufi avrebbe dovuto liquidare ai due 14.5 milioni di euro a compensazione di un non meglio precisato credito. Nessuno di loro ha inteso dare spiegazioni, anzi in due si sono persino rifiutati di firmare il verbale di sequestro. I due sono stati denunciati a piede libero e adesso sono in attesa di Riesame, che su richiesta degli avvocati Francesco e Paola Stilo quantomeno per Zinnà dovrebbe essere discusso nel giro di pochi giorni. Un appuntamento atteso perché nel frattempo la Procura ha continuato a indagare e secondo indiscrezioni il giro di riciclaggio individuato potrebbe essere ben più ampio, con addentellati persino nei Balcani.
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