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Il timone per dirigere l’oramai consueta rubrica sui libri al programma radiofonico “Detto tra noi”, su Rs98, è stato affidato ancora una volta all’archeologa e scrittrice serrese Eliana Iorfida. Ai microfoni di Daniela Maiolo e Sergio Pelaia, per la regia di Bruno Iozzo, i consigli di lettura sono caduti questa volta sul romanzo “Le intermittenze della morte” del Premio Nobel Josè Saramago.
Ad aprire il sipario al lettore lo stesso incipit del romanzo, che regala quel gusto della scoperta sempre presente nella penna di Saramago: “Il giorno seguente non morì nessuno. Il fatto, contrario alle norme della vita, causò un enorme turbamento”.
Dopo “L’uomo è forte” di Alvaro, il romanzo in chiave surreale e distopica continua ad essere tra i preferiti da Eliana Iorfida per i consigli di lettura. «Siamo nella notte del 31 dicembre – ha spiegato la scrittrice – in un paese non ben specificato. All’alba del giorno dopo, entro i confini di questa nazione, non muore più nessuno». A partire da quel primo di gennaio, dunque, la signora dell’aldilà si prende una pausa evitando di mietere vite. «Questo fatto – ha continuato Iorfida – trasmette una sorta di euforia, pensando all’immortalità. Ma, attenzione, in realtà la gente si trova in uno stato di vita sospesa: chi era nella situazione di dover morire ora è un vegetale, le malattie sussistono come le ferite. Nel giro di un po’ di tempo si intuisce il danno, dunque l’importanza della morte nella nostra vita». Oltre alle conseguenze fisiologiche di un evento del genere, la mancanza della morte tocca di più chi con la stessa ci fa affari, fino ad arrivare alla chiesa e alle religioni che nella morte trovano la loro ragion d’essere. «Il messaggio che si evince – ha chiosato Eliana Iorfida – è che è impossibile raggiungere l’eternità senza che il cerchio si chiuda. Come se l’infinito non potesse esistere a prescindere dal finito».
Lo “sciopero” della signora delle tenebre si conclude. Come spiegato dalla scrittrice serrese, nella seconda parte del romanzo la morte rientra in scena inviando delle missive di colore viola per avvisare i prossimi mal capitati, ai quali concede una settimana di tempo da sfruttare nel migliore dei modi.
«Per chi non fosse avvezzo a leggere Saramago – ha detto ancora Iorfida – c’è da dire che non usa tantissimo la punteggiatura. Una scelta stilistica che all’inizio può apparire pesante al lettore ma poi diventa piacevole e stimolante. In più – ha concluso – nel suo stile si percepisce molto l’ironia perché quest’opera non va letta come un filosofeggiare sulla morte ma piuttosto come un ironizzare sulla vita. Saramago in questo caso riesce a farci sorridere della morte».
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