mini pitagoraMIDProsegue il progetto ‘PitagoraMundus’: un programma di cooperazione internazionale che già nel 2011 ha consentito a 140 studenti di nazionalità egiziana di studiare in Calabria all’istituto tecnico di Fuscaldo. Dal settembre prossimo agli studenti ospiti dell’istituto cosentino, se ne uniranno altri 210, tutti vincitori di borsa di studio, che seguiranno un percorso formativo di 5 anni finalizzato al rilascio delle relative qualifiche professionali, riconosciute nel mercato del lavoro nazionale e comunitario. Il progetto, promosso dall’ambasciata Egiziana, dalla Regione Calabria in collaborazione con l'Ufficio scolastico regionale e con l'Iscapi, per l’anno scolastico 2012/2013, rappresenta un ponte socio-economico-culturale importante fra la nostra regione e lo Stato del nord Africa, un punto d’unione per due realtà mediterranee.

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mini Sharo a sin. insegna ai contadini di Cassari

SERRA SAN BRUNO – “Sole nero a Malifà” è una delle opere più rappresentative di Sharo Gambino,  scrittore e giornalista calabrese, nato a Vazzano ma trapiantato nel popoloso centro montano, scomparso nell’aprile del 2008. Il romanzo, pubblicato per la prima volta nel lontano 1965,  è stato oggetto di ristampa da parte della casa editrice Rubbettino. Ambientato a Ragonà e Cassari, frazioni di Nardodipace, "Sole nero a Malifà" narra la vicenda umana di un giovane, Gesuino, il cui nome rappresenta la metafora del destino al quale va incontro la gente, quella di fine anni ’60, sopraffatta dalla miseria e dalla povertà. Anche quest’anno, l’istituto d’istruzione superiore “Luigi Einaudi” di Serra San Bruno, ha riproposto il premio “Sharo Gambino”, che tra i tanti obiettivi, ha anche quello di promuovere tra i giovani la lettura e la conoscenza dell’autore, la cui opera, ispirata alla realtà della Calabria e dell’Italia meridionale, merita di essere adeguatamente diffusa e apprezzata per “l’alto valore del suo messaggio culturale e per il posto occupato da Gambino, serrese d’adozione, nella  letteratura meridionale del ’900”. Nei giorni scorsi, infatti, presso l’aula magna dell’istituto, si è tenuto un dibattito durante il quale è stata ricordata la figura del celebre scrittore meridionalista. Presenti i familiari del poeta, il dirigente scolastico, prof. Tonino Ceravolo; il prof. Vito Teti, ordinario di Etnologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria, oltre ovviamente agli studenti della scuola. Dopo un breve dibattito incentrato maggiormente sulla figura dello scrittore, si è proceduto alla premiazione dei migliori elaborati: per il biennio, sono stati premiati Miriam Riggio e Federica Pollicino; mentre il primo premio è andato a Bruno Scopacasa. Per quel che riguarda il triennio, invece, il secondo posto se lo sono aggiudicate Ilenia Zangari e Angela Roti; mentre il primo premio  è andato, per il secondo anno consecutivo, allo studente Giampaolo Cirillo.

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Venerdì, 27 Aprile 2012 14:59

Domani a Serra la giornata dell'Admo

Locandina AdmoSERRA SAN BRUNO - Domani mattina a partire dalle 10 nella sala convegni di Palazzo Chimirri si terrà la giornata della donazione organizzata dall'Associazione donatori di midollo osseo. Nel corso dell'iniziativa, promossa dalla sezione Admo di Serra San Bruno presieduta da Bruna Maiolo, ci sarà la presentazione del nuovo direttivo regionale dell'associazione di volontariato. Poi nel corso della mattinata sono previsti gli interventi di diversi rappresentanti istituzionali e delle autorità locali, e ci sarà anche la partecipazione attiva degli studenti dell'Istituto d'istruzione superiore "Luigi Einaudi" e di altre realtà associative che forniranno il loro contributo per far capire l'importanza della donazione. Infine sono previste anche diverse testimonianze di persone che hanno vissuto esperienze di malattia e di donazione.

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mini rdt_no_tavCaro direttore, nel bel mezzo di una nostra riunione, leggiamo il suo editoriale “Una strana gioventù che odia la velocità” comparso su Repubblica del 4 marzo. Ci colpiscono, in particolare, le sue affermazioni riguardo gli studenti dell’Università della Calabria che si sono mobilitati per esprimere la loro solidarietà alla battaglia del popolo della Val Susa. Lei si chiede come mai, con tanti problemi chevive la Calabria, gli studenti scelgano di urlare nelle piazze e nelle strade della loro terra: "No Tav!". Leggendo le sue parole tutti noi ci siamo guardati negli occhi, incrociando anche gli sguardi di tanti giovani studenti universitari presenti all’assemblea della Rete difesa del Territorio intitolata alla memoria di Franco Nisticò, un militante deceduto, nel dicembre 2009, durante una manifestazione No Ponte.

Caro direttore lei si chiede che senso ha la mobilitazione degli studenti dell’Uni.Cal. rispetto alla apparentemente lontana lotta No Tav, e per quel motivo gli stessi non si attivino, invece, rispetto a questioni molto più vicine ai loro territori. Ebbene, siamo molto felici di poterle rispondere che se oggi gli studenti calabresi, negli scorsi giorni scesi in piazza a Cosenza come a Reggio Calabria, al fianco di tanti ambientalisti, esponenti di diverse realtà, collettivi e centri sociali, per dire no al treno ad alta velocità, lo hanno fatto consapevoli di numerose questioni.In tutta la Calabria, pur non balzando quasi mai agli onori della cronaca, c’è gente che quotidianamente lotta per la difesa dei propri territori, cerca di creare dal basso forme di tutela della propria terra per evitare che interessi privati, legati al profitto e non alla difesa e alla valorizzazione dell’ecosistema, erodano terreni, costruiscano o amplino inceneritori o centrali a carbone, non sfruttino risorse energetiche veramente alternative, continuino a invadere di cemento le città dove, di contro, aumentano i numeri dei senza casa. Ogni giorno ci sono cittadini che operano contro le mafie non nascondendosi dietro una generica bandiera dell’antimafia bensì costruendo, nel silenzio, alternative reali anche se piccole per sottrarre manovalanza mafiosa, soprattutto composta da giovani inoccupati, attraverso una socialità altra e soprattutto cercando di incidere sulla cultura della delega e della raccomandazione che dalle nostre parti chiamiamo, significativamente, “pastetta”. Le mafie a nostro avviso, sono tutte quelle forme di sopraffazione, sfruttamento, imbarbarimento e disumanizzazione legate al dio denaro e al potere: ebbene noi, ogni giorno, lottiamo per operare un significativo cambio di rotta di questa mentalità che poi non è affatto tipicamente calabrese ma, possiamo dirlo concertezza, investe tutta la Penisola.

Lei forse non sa, che sulla Valle c'è anche l'ombra dei servizi segreti e delle 'ndrine calabresi, quel grumo, questo si nero della non democrazia, che operò ai tempi delle 397 pistole della Brown and Bess, l'armeria di Susa coinvolta in una vicenda di pistole sparite che era di proprietà di una donna e disuo figlio. Il marito e padre era un noto neofascista latitante. I due ottennero la licenza per l'armeria,

nonostante le imbarazzanti parentele. Silvano Pellissero aveva il "fisico per il ruolo": ancora oggi, in Val Susa, ben pochi sono disponibili a parlarne. Gli attentati di quell'epoca erano legati ai grandi interessi per la costruzione della A32, all'epoca il Tav era solo un'idea di carta, contrastata persino da settori delle FS. Bardonecchia è fra i Comuni commissariati per mafia. Alcune delle pistole "sparite" alla Brown and Bess ricomparvero in mano alle 'ndrine calabresi. Sempre in odore di legami poco legali sembrano anche alcune delle ditte valsusine implicate oggi nei (non) cantieri di Chiomonte (Italcoge e Martina).

Ma, tornando a noi, di tutte queste piccole ma significative lotte calabresi, spesso non si trova traccia sui giornali mainstream, fa notizia però che giovani studenti universitari calabresi blocchino dei treni insieme a realtà di movimento, ambientalisti, cittadini. Questo, forse, dimostra che ci sono dei problemi di comunicazione e di informazione.Quello che realmente ha spinto alla solidarietà verso il popolo No Tav è la consapevolezza che grandi infrastrutture come questa o anche il ponte sullo stretto non faranno altro che gravare sulle tasche di tutti i cittadini italiani e dei figli che ancora, magari devono venire senza determinare però dei significativi benefici alla cittadinanza tutta.Effettivamente  i discorsi che sentiamo fare sullo sviluppo legato alla Tav ci ricordano tanto quei beceri comizi sullo sviluppo che avrebbe portato in Calabria tanti e tanti posti di lavoro ma che invece, oggi ha di fatto determinato l’avvelenamento di intere città: valga Crotone come esempio per tutti.Lottare oggi al fianco del popolo No Tav significa, non solo in Calabria, lottare per il principio di autodeterminazione dei popoli che dovrebbero aver garantita la possibilità di scelta, rispetto ai territori che vivono. L’imposizione del tunnel della TAV, attraverso l’attuazione di forme repressive dicontenimento delle volontà popolare, rappresenta una palese negazione di tale principio.Lottare oggi al fianco del popolo No Tav significa ribadire e sottolineare che mentre si investono ingenti quantitativi di denaro per infrastrutture simili, in zone come la Calabria non è possibile spostarsi agevolmente. Gli ambientalisti, gli studenti i cittadini calabresi intendono collegare la lotta No Tav a quella per la difesa del territorio che comprende, senza dubbio, la mobilità territoriale, vero e proprio diritto oggi sempre più negato alle popolazioni calabresi.Vogliamo ricordarle, direttore, che noi calabresi abbiamo assistito ad un pauroso ridimensionamento della mobilità su rotaie, proprio in questi ultimi anni. Tale ridimensionamento ha determinato perdita di posti di lavoro, chiusura di numerose stazioni, isolamento di piccoli e medi centri. Oggi, per spostarsi in Calabria si è costretti ad utilizzare mezzi propri su strade sempre più disastrate e malmesse.Se dunque a Reggio Calabria come nel più internato dei paesi della Sila si può sentire l’urlo che risuona all’unisono No Tav, caro direttore non si deve sorprendere. Se anche nella lontana Calabria anche noi urliamo No Tav lo facciamo convinti del fatto che ci stiamo battendo per un futuro sostenibile, per una reale democrazia, per una informazione non univoca, per dare una speranza a questo Paese alla nostra terra alle nostre vite e a quelle dei nostri figli.Abbiamo letto il suo pezzo e concluso la nostra assemblea dove, guarda caso, parlavamo di quello che significa la lotta No Tav: una metafora dell’Italia che resiste, ci spiace constare che lei e il suo giornale non abbiate per niente colto o sottovalutato il senso di questa battaglia.Ci auguriamo che almeno ci venga garantito il diritto di replica, proprio per dare spazio a quellapluralità delle voci che è la linfa vitale di una democrazia.

Rete per la Difesa del Territorio "Franco Nisticò"

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www.difendiamolacalabria.org

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mini ccUna maestra in servizio presso la scuola elementare “S. Sebastiano” di Pizzo, L.G., è stata arrestata dai Carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal Gip. Pe la donna l’accusa è di maltrattamento nei confronti di alcuni bambini. A confermare l’accaduto, sarebbero state una serie di telecamere nascoste nelle aule, che  avrebbero consentito di accertare come la maestra, durante le lezioni, per punire gli studenti più indisciplinati, li avrebbe malmenati colpendoli con schiaffi e pugni, lanciandogli libri e penne, strattonandoli e tirandogli i capelli fino a farli piangere. Le violenze, inoltre, sarebbero state compiute anche nei confronti di una piccola affetta da mutismo selettivo. Secondo indiscrezioni, inoltre, molti studenti erano così terrorizzati da non voler più frequentare la scuola.

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mini sharo_gambinoSERRA SAN BRUNO – Probabilmente in molti scopriranno un Sharo Gambino che non conoscono, un autore che va oltre il Meridionalismo, che è molto più di un giornalista o di un saggista. Scopriranno, quelli che non conoscono a fondo le sue opere, un romanziere di razza cui spetterebbe un posto nel pantheon della grande letteratura del ‘900, un narratore di storie universali. Storie che hanno preso corpo nella voce e nei gesti di Paolo Cutuli, che si sono sdraiate sul tappeto musicale tessuto con sapienza dal contrabbasso di Francesco Peronaci, che hanno rapito in maniera sorprendente l’attenzione degli studenti dell’istituto “Einaudi”, stregati dal reading teatrale “Un uomo ha perduto l’ombra”, realizzato dalla regista Ester Tatangelo per iniziativa del Sistema Bibliotecario Vibonese e dell’assessorato regionale alla Cultura. Frequentando l’istituto diretto da Tonino Ceravolo, i ragazzi serresi hanno imparato a conoscere e ad apprezzare l’opera di Gambino attraverso un concorso interno alla scuola, grazie al quale i libri del “cantore delle piccole cose”, serrese di adozione, vengono studiati e approfonditi. Quest’anno, per il Premio Gambino, sarà la volta di “Sole Nero a Malifà”, uno dei suoi romanzi più celebri, figlio del neorealismo di Alvaro, ambientato nella Ragonà dei primi anni ’50. Proprio da Sole Nero è stato tratto uno dei quattro brani che Cutuli ha interpretato di fronte agli studenti dell’“Einaudi”. Il primo, comico e paradossale, si intitola “La caccia alla mosca”: tratto da una raccolta oggi quasi introvabile (“Gli uccelli nella vigna”), poi inserito in un’altra raccolta destinata alle scuole (“L’ombra di Trentinella”), racconta di una surreale, quasi onirica lotta notturna tra il protagonista e una mosca che gli ronza intorno. Grazie all’abilità scenica di Cutuli, le parole di Gambino si sono materializzate sul palco, anche quando si è proseguito con “Il Ceraulo”, racconto dai rimandi ancestrali, ma anche a sfondo etnografico, incentrato sulla figura dei “Sampaulari”, i domatori di serpenti di una volta. E quindi si è arrivati a Malifà, dove la parabola tragica di Gesuino, un bambino del luogo, conosce momenti di pura tenerezza nel fugace incontro con la dolce coetanea Tera, e con la scoperta, attraverso di lei, di un amore fino ad allora sconosciuto.  Il finale, quindi, con “L’uomo che ha perduto l’ombra”, brano dai contorni pirandelliani, che va ad affrontare uno dei grandi temi della letteratura europea, quello dell’identità, del doppio.

Lo spettacolo, oltre che essere apprezzato dagli studenti, ha avuto il plauso di Franco e di Sergio Gambino, fratello e figlio dello scrittore, che a margine della rappresentazione, rispondendo alle tante domande degli studenti incuriositi, hanno avuto modo di raccontare episodi e curiosità della loro vita quotidiana vissuta accanto all’indimenticato Sharo.

 

(articolo publicato su Il Quotidiano della Calabria)

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