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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Sono stati tratti in arresto per furto aggravato di gasolio. A.S., 20 anni, ed R.A., 41enne, rispettivamente residenti in provincia di Vibo e Reggio, sono stati sorpresi da una pattuglia del reparto prevenzione crimine “Calabria centrale” mentre tentavano di allontanarsi da un cantiere della Trasversale delle Serre con delle taniche di gasolio.
I due giovani, alla vista dei poliziotti della Questura di Vibo Valentia, hanno abbandonato le taniche per poi provare ad allontanarsi a piedi, ma il tentativo di fuga è stato immediatamente impedito dall’intervento delle forze dell’ordine. Il carburante era stato sottratto dal serbatoio di alcuni mezzi industriali parcheggiati in un cantiere allestito dalla ditta “Ottavio Cavalieri Spa”.
Nell'ottobre scorso, in località Montecucco, tra i comuni di Simbario e Vallelonga, altri 5 mezzi impegnati nei lavori di realizzazione di un lotto della stessa Strada statale 182, erano stati interessati da un incendio doloso.
Coltivavano interessi «in speculazioni immobiliari e in subappalti di grandi opere connesse ad Expo 2015». Queste le motivazioni che hanno spinto la procura distrettuale antimafia di Milano a condurre in manette ben tredici persone, sospettate di appartenere a due sodalizi di ‘ndrangheta operanti in Lombardia. Ad effettuare gli arresti sono stati i carabinieri del Ros di Milano nell’ambito dell’inchiesta denominata “Quadrifoglio”, diretta dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. L’accusa per i fermati è quella di associazione mafiosa detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d’ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio.
Secondo le prime ricostruzioni operate dagli inquirenti, l’organizzazione aveva allungato i propri tentacoli, in primis, su opere infrastrutturali come la Tangenziale Est Esterna di Milano, una delle realizzazioni più importanti ricadenti nell’ambito delle opere realizzate in previsione dell’Expo 2015. Il sodalizio si sarebbe impossessato dei subappalti afferenti all’opera, per un importo dei lavori di circa 450mila euro. In particolare sarebbero stati i referenti del clan Galati ad infiltrarsi nell’aggiudicazione in subappalto dell’opera pubblica. Testa d’ariete – capace di gestire due società di costruzioni nonostante si trovasse in carcere da diverso tempo in seguito ad una condanna per traffico di droga – l’esponente di primo piano dell’omonima cosca, Giuseppe Galati, 62 anni, originario di Mileto, nipote del boss Antonio. Il gruppo facente capo alla famiglia dei Galati – secondo i carteggi dell’indagine – sarebbe radicato nel comune di Cabiate (Como), ma ben saldi risultano essere i rapporti tra gli stessi Galati ed i Mancuso di Vibo Valentia, tanto che i primi sarebbero considerati espressione proprio dei Mancuso in Lombardia. Gli arresti di questa mattina sono stati infatti eseguiti in quattro diverse province: Milano, Como, Monza-Brianza e Vibo Valentia.
Al centro dell'indagine, dunque, i due sodalizi della 'ndrangheta radicati principalmente nel comasco «con diffuse infiltrazioni nel tessuto economico lombardo», accertate in speculazioni immobiliari e in subappalti di grandi opere connesse all’Expo. Al loro fianco la locale di ‘ndrangheta di Mariano Comense (Como), guidata da Salvatore Muscatello, 80 anni, originario di Amato (Catanzaro), anche lui alla guida di una clan nonostante si trovasse ai domiciliari per la condanna riportata di recente nel processo “Infinito”. Tra i tredici destinatari dell’ordinanza firmata dal gip di Milano, Alfonsa Ferraro, figura anche un ex consigliere comunale di Rho (Milano), Luigi Calogero Addisi, 55 anni, originario di San Calogero, eletto con il Pd alle amministrative del 2011 e imparentato con la famiglia Mancuso. Addisi si era comunque già dimesso dalla carica nelle settimane scorse, appena era arrivato a conoscenza della sua iscrizione nel registro degli indagati di un’ulteriore inchiesta atta a fare luce sulla presenza della 'ndrangheta a Lecco e nella zona del lago di Como. Tra gli altri arrestati figura anche Luigi Vellone, 54 anni, originario di Serra San Bruno, residente a Gessate (Milano), imprenditore, che sarebbe coinvolto in un investimento immobiliare in società occulta attuato proprio con Luigi Calogero Addissi, Antonio Galati e Franco Monzini. Quest’ultimo, 65 anni, imprenditore edile, è originario di San Benedetto Po (Mantova), residente a Milano.
Assieme a loro in manette anche Fortunato Bartone, 41 anni, originario di Mileto, residente a Giussano (Monza-Brianza); Antonio Denami, 25 anni, originario di Vibo Valentia, e già agli arresti domiciliari per estorsione; Fortunato Galati, 36 anni, originario di Vibo Valentia, già detenuto per omicidio; Giuseppe Galati, 43 anni, originario di Castellana Sicula (Palerno), già detenuto per traffico di stupefacenti; Giuseppe Galati, 35enne figlio del presunto boss Antonio Galati, originario di Vibo Valentia, residente a Cabiate (Como), imprenditore nel settore dei compro-oro; Alberto Pititto, 39 anni, originario di Vibo Valentia, commerciante di automobili a Mariano Comense e Cantù, ritenuto un referente della famiglia Muscatello; Matteo Rombolà, 27 anni, originario di Seregno (Monza-Brianza), titolare di un panificio a Mariano Comense, cognato del detenuto Fortunato Galati; Saverio Sorrentino, 53 anni, originario di Francica, e ritenuto "braccio destro" di Antonio Galati. Sempre in Calabria è stato eseguito anche un secondo provvedimento, notificato ad un altro vibonese, attualmente detenuto nel carcere di Reggio Calabria per esigenze processuali e già arrestato nell’ambito dell’operazione "Infinito" coordinata dalla Dda di Milano.
È una vera e propria ecatombe quella che è emersa mercoledì scorso nell’incontro tenuto nella sala del consiglio provinciale sullo stato di agibilità degli edifici scolastici del Vibonese. Su 32 strutture di competenza della Provincia – di cui 26 di proprietà e 6 in affitto – solo 4 risultano completamente a norma antincendio, mentre, a parere dei Vigili del fuoco, se l’analisi si estende a tutte le 200 scuole del Vibonese, solo 7 risultano essere perfettamente in regola con le vigenti disposizioni. Una situazione catastrofica sancita dal fatto che per l’adeguamento degli edifici sono stati presentati progetti per un importo complessivo di 9milioni di euro. Progetti che, però, non hanno al momento avuto alcuna copertura finanziaria. La situazione si fa ancora più catastrofica se si considera che, invece, per l’adeguamento alle normative antisismiche di milioni ne occorrerebbero addirittura 30.
SERRA SAN BRUNO - Ha riscosso grande successo l'iniziativa tenutasi sabato scorso a palazzo Chimirri e organizzata dalla giovanissima Maria Capone, dal titolo "The style in show". Nel corso della serata, sette coppie hanno calcato la passerella allestita all'interno del salone, con la presentazione di abiti casual ed eleganti. Ospite d'eccezione Danilo Iadanza, uno dei maggiori esponenti della Not Only Fashion, agenzia di moda che lavora sia a livello nazionale che internazionale. Iadanza, nel corso della sua carriera, ha sfilato anche a Milano per Armani, una delle più celebri case di moda italiane. La 18enne serrese, invece, d'ora in avanti avrà l'onore di lavorare proprio con Iadanza, assumendo il ruolo di assistente-coordinatrice di ben 20 tappe che si terranno tra Calabria e Sicilia. Durante l'iniziativa, ci sono stati anche intermezzi musicali da parte del rapper reggino Pekalove, finalista del celebre programma Italia's Got Talent e dei body builder "Karate Club". "Ci possiamo ritenere soddisfatti - ha detto Maria Capone - visto e considerato anche che l'evento è stato organizzato in soli cinque giorni. L'iniziativa ha rappresentato anche un momento di aggregazione per quanti hanno collaborato con me nella riuscita della serata".
I carabinieri della Stazione di Soriano Calabro, diretti dal maresciallo Barbaro Sciacca e guidati dal capitano della Compagnia Carabinieri di Serra San Bruno, Stefano Esposito Vangone, hanno tratto in arresto N.C., 30enne di Gerocarne, per evasione dagli arresti domiciliari. Il giovane qualche settimana fa finì in manette con la stessa accusa e, anche in quella occasione, gli erano stati disposti i domiciliari. N.C. stava, inoltre, scontando una pena di 10 anni per traffico di stupefacenti. A causa del reiterato comportamento di violazione dal regime dei domiciliari, però, l'autorità giudiziaria non ha potuto fare altro che emettere nei suoi confronti una misura di custodia in carcere.
Per l’ennesima estate la Calabria si ritrova letteralmente devastata dall'emergenza incendi. La nostra regione, infatti, è quella dove si sarebbe registrato, fino ad ora, il numero maggiori di roghi.
Solo nella giornata di ieri, in tutta Italia, sono stati 49 gli incendi boschivi che hanno dato non poco filo da torcere ad uomini e mezzi del Corpo forestale dello Stato. Di questi, ben 19 si sono registrati proprio in Calabria. Altra regione gravemente colpita la Campania, con 14 incendi, seguita dalla Sicilia con 7 incendi e da Puglia e Basilicata a quota 4. Le province che hanno registrato il maggior numero di roghi sono state Cosenza con 10, Salerno con 5, Napoli e Potenza con 4 roghi.
Notevole l’impiego di mezzi e personale mobilitato dalla flotta aerea di Stato, oltreché quello messo a disposizione per le emergenze da parte del Corpo forestale, che è intervenuto con due elicotteri: un Erickson S64 proveniente dalla base dell'Aquila e un AB 412 partito da Falconara Marittima. Inoltre, solo nell'arco della giornata di ieri, il Corpo forestale è stato impegnato con 420 pattuglie operative antincendio e ha effettuato 172 controlli sul territorio.
In tutti i casi i roghi sono stati domati, ma l'accensione di piccoli focolai ha richiesto ancora oggi l'intervento aereo della Forestale, tanto che proprio in questo momento altri squadroni sono in servizio per domare nuovi roghi. Al numero di emergenza ambientale 1515 (gratuito e attivo tutti i giorni, 24 ore su 24, al quale si può segnalare la presenza di incendi) sono arrivate oltre una trentina di segnalazioni.
VIBO - Continua ha mantenere una linea da “prefetto di ferro” il Capo dell’Utg Vibonese Giovanni Bruno. Dopo aver commissariato nella scorsa Pasqua le processioni di Stefanaconi e Sant’Onofrio - da precursore dei tempi - già diversi mesi prima dell’ormai celebre inchino di Oppido, e dopo il taglio netto ai vertici della Polizia locale Vibonese, rea di non aver ottemperato alla richiesta di sorveglianza della locale Stazione ferroviaria, Giovanni Bruno, nei giorni scorsi, ha deciso di porre in essere un nuovo provvedimento a dir poco rigoroso, riguardante questa volta la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani nella città capoluogo di provincia. Lo stesso Prefetto si era infatti detto pronto a richiedere l’intervento dell’esercito, al fine di evitare che Vibo Valentia diventasse una pattumiera fino all’avvio delle attività da parte della nuova azienda aggiudicatrice del servizio, la Progettambiente.
Adesso il nuovo pugno di ferro di Giovanni Bruno pare possa determinare un brusco, quanto opportuno, stop alle commistioni della ‘ndrangheta negli eventi pubblici. Il prefetto ha infatti inoltrato, all’attenzione di tutti i sindaci della provincia, una circolare attraverso la quale sono stati diramati i criteri da adottare in occasione del rilascio delle licenze per gli eventi pubblici. «Evitare - si legge nella lettera indirizzata ai primo cittadini Vibonesi - che le manifestazioni pubbliche siano appannaggio di organizzazioni criminali», in maniera da impedire che durante spettacoli, feste e celebrazioni possano essere «veicolati messaggi di clan mafiosi, di soggetti pregiudicati o di delinquenti abituali».
I sindaci, nella missiva, sono stati, inoltre, invitati a comunicare prontamente «ogni anomalia di rilievo» alla prefettura «che, per l’occasione, provvederà a convocare apposite riunioni tecniche di coordinamento delle forze di polizia o di comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica, nell’ambito delle quali saranno esaminate le diverse problematiche emerse». Largo interesse viene dedicato anche agli spettacoli pirotecnici, in modo da garantire «in conformità alle direttive impartite dal Ministero dell’Interno, ogni condizione a tutela della sicurezza e della incolumità pubblica», tanto che sarà necessario, in merito all’accensione dei fuochi d’artificio di qualsiasi spettacolo, «richiedere il preventivo parere della Commissione Tecnica per le sostanze esplodenti», come già indicato nel recente passato. «Ciò nonostante - spiega il prefetto - continua a constatarsi uno scarso coinvolgimento del predetto organo tecnico consultivo, a fronte di un larghissimo impiego dei fuochi d’artificio che accompagna quasi tutte le celebrazioni e le manifestazioni pubbliche, nonché eventi di carattere privato, specialmente nel corso della stagione estiva».
Il gup di Catanzaro, Maria Rosaria De Girolamo, ha condannato ad un totole di 69 anni e 6 mesi di reclusione, quindici persone ritenute affiliate o contigue alla cosca Mancuso di Limbadi. I soggetti, coinvolti nell'operazione "Black Money", sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, usura, detenzione abusiva di armi e riciclaggio, aggravati dalle modalità mafiose. Il pm Marisa Manzini, invece, aveva chiesto 86 anni ed otto mesi. Le condanne riguardano Giovanni D'Aloi (al quale sono stati inflitti otto anni), Bruno Raguseo (5 anni e 6 mesi), Giuseppe Costantino (6 anni e 6 mesi), Fabio Costantino (5 anni e 6 mesi) Antonio Pantano (4 anni e 10 mesi), Francesco Tavella (5 anni e 6 mesi), Antonino Scrugli (4 anni e 2 mesi), Orazio Cicerone (5 anni e 4 mesi), Antonio Cuturello (5 anni e 6 mesi), il latitante Mario De Rito (5 anni e 4 mesi) e Antonio Campisi (un anno). Oltre a loro, sono stati condannati anche i commercialisti Ercole Palasciano (2 anni), Francesco L'Abbate (un anno e sei mesi), Giuseppe Ierace (un anno) e Domenico Musarella (un anno e sei mesi). Assolti, invece, Antonio Mamone, Nunzio Manuel Callà, Salvatore Accorinti, Domenico De Lorenzo, Bruno Marano, Gabriele Bombai e Antonio Maccarone. Nei confronti di quest'ultimo, inoltre, erano stati sequestrati anche il ristorante "La Pineta" e il residence "Costa degli dei", che adesso gli verranno restituiti a seguito dell'assoluzione.
L’eterna incompiuta, la Trasversale delle Serre – il cui progetto originario fu presentato per la prima volta nel lontano 1966 – dopo lunghe fasi di stallo, blocchi dei cantieri, interrogazioni parlamentari, attacchi dinamitardi e innumerevoli varianti progettuali, ora deve misurarsi con una nuova criticità: i furti nei cantieri.
Nella serata di ieri, a seguito di un servizio specifico finalizzato alla ricerca di piantagioni di cannabis, gli uomini della Compagnia Carabinieri di Serra San Bruno - unitamente al reparto Cacciatori Calabria e al Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo - hanno tratto in arresto in flagranza di reato S.M., classe '85 e V.M., classe '91, entrambi di Mileto. Su un terreno in località Cappellano a Dinami - dopo più di dodici ore di appostamento - i Carabinieri hanno rinvenuto 150 piantine di cannabis, poi poste sotto sequestro e distrutte. I due, invece, sono stati tratti in arresto e, in attesa del giudizio per direttissima che si terrà nella giornata di domani, è stata disposta nei loro confronti la misura degli arresti domiciliari.
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