Prefetto-ViboSi sono incontrati nella mattina di ieri nella Sala consiliare della Provincia e lo faranno di nuovo fra quattro giorni, il prossimo lunedì. Riprende con un ritmo febbricitante l’operato dei primi cittadini del Vibonese. Al centro della discussione intavolata dalla Conferenza dei sindaci, argomenti pregnanti di difficile risoluzioni, ma riguardo ai quali pare si possa arrivare presto a qualche risvolto positivo. A volere l’incontro è stato il prefetto Giovanni Bruno, che ha presieduto i lavori della Conferenza. All’ordine del giorno i tetti di spesa per le prestazioni ospedaliere e socio sanitarie; la questione relativa ai precari Lsu ed Lpu in dotazione ai diversi enti territoriali e, in conclusione, l’emergenza randagismo.

In apertura, proprio in riferimento al primo argomento in scaletta, è stata sollevata l’esigenza di accrescere la spesa sanitaria per la nostra provincia. Il sollecito di aumento, indirizzato alla Regione, è frutto soprattutto della necessità di imporre una necessaria inversione di tendenza rispetto al fenomeno della cosiddetta migrazione sanitaria. La mobilità sanitaria passiva ha spinto, infatti, soprattutto negli ultimi tempi, un numero sempre più crescente di cittadini del Vibonese a rivolgersi al di fuori delle strutture dell’Azienda sanitaria provinciale per ricevere cure. A tal proposito le parti hanno condiviso l’esigenza di richiedere oltreché l’aumento delle risorse erogate all’Asp, anche e soprattutto il miglioramento dell’offerta della rete sanitaria provinciale.

In merito al secondo punto all’ordine del giorno, afferente all’altrettanto annosa questione che vede interessate le centinaia di Lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità, si è fatto il punto sugli aspetti burocratici sanciti dalle recenti direttive impartite dal ministero del Lavoro, secondo cui entro il prossimo 2 dicembre i Comuni dovranno inoltrare la documentazione utile per il conseguimento del contributo per la stabilizzazione di alcuni di questi lavoratori, presumibilmente sulla base dell’anzianità anagrafica. Diversi sindaci hanno espresso grosse perplessità a riguardo, rimarcando le precarie condizioni economiche dei rispettivi enti. Una situazione che, secondo molti primi cittadini, non può assolutamente garantire i corrispettivi economici a favore dei lavoratori. A tal proposito, proprio il Prefetto Giovanni Bruno, ha sospeso il punto rimandando la discussione a successivi incontri, dove si potranno acquisire dati precisi in merito alla questione, magari assunti in seguito ad un colloquio diretto tra il capo dell’Utg Vibonese ed il ministro Giuliano Poletti.

Terzo ed ultimo punto quello inerente alla necessità di realizzare un canile sanitario provinciale che possa lenire l’emergenza randagismo, utile a prestare cure e rifugio ai cani. A tal proposito si è già pensato di definire l'edificazione fisica della struttura. Zone individuate per una possibile collocazione del canile sono state quella adiacente all’aeroporto di Vibo, alcuni territori nei pressi di Zungri o, in ultima ipotesi, di Fabrizia. La necessità di agire in tempi brevi è sancita anche dal fatto che la convenzione con il canile privato siglata dall’Asp è scaduta nei giorni scorsi. Nel frattempo i cani accalappiati e da microchippare saranno trattenuti in strutture private a spese dei Comuni. La prossima conferenza dei sindaci si terrà lunedì 24 alle ore 11.

 

 

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mini villadeigeraniLa manifestazione tenuta giovedì mattina scorso, con tanto di corteo allestito dai dipendenti della clinica privata Villa dei Gerani, per le strade di Vibo Valentia, pare possa sortire i seguiti sperati soltanto nel corso della prossima settimana. I professionisti in dotazione alla struttura sanitaria, accompagnati dai vertici sindacali, avevano, per via del taglio del budget annuale, improvvisato un corteo spontaneo giunto fino alla sede dell’Utg Vibonese. I dipendenti erano stati, a conclusione dell’iniziativa, ricevuti dal prefetto Giovanni Bruno in un colloquio tenuto anche alla presenza dei direttori dell’Asp Cupo e Trusciello. Lo stesso Bruno, preventivamente all’incontro, aveva fatto sapere di aver interpellato telefonicamente il neo commissario regionale alla sanità, l’ex generale della Finanza, Luciano Pezzi, pronto a spendersi in tempi brevi per la vicenda. Ma la presenza di Luciano Pezzi a Vibo dovrebbe registrarsi non prima della metà della prossima settimana. Si tratterebbe di un ritorno, visto che già un mese fa, nei primi giorni di settembre - all’epoca in veste di sub commissario - Pezzi aveva fatto visita al’Asp Vibonese pronunciandosi sull’iniqua distribuzione delle risorse sanitarie da parte della Regione.

Nell’ambito dell’incontro di giovedì tenuto, dunque, in prefettura dure sono state le prese di posizione sia da parte della proprietà della struttura Villa dei Gerani, sia dei sindacalisti che dei lavoratori, uniti in un coro unanime volto a scandire tutte le problematiche annesse alla paventata chiusura della struttura. Sul tavolo della discussione, oltreché il futuro della stessa clinica, anche e soprattutto quello occupazione di decine di dipendenti e la rivendicazione del diritto alle cure sanitarie dei cittadini vibonesi, ciò considerato che la struttura privata è l’unica nel suo genere accreditata in tutta la provincia.

Nel mirino della Cupo e di Trusciello è finito ancora una volta il Piano di rientro per il debito sanitario voluto, ormai quattro anni fa, dall’ex governatore Giuseppe Scopelliti, strumento attraverso il quale, tra le altre cose, si era arrivato al taglio indiscriminato di risorse che aveva colpito in particolare le strutture sanitarie dei territori più marginali, come, appunto, quello della nostra provincia. Indicazioni decise, quindi, indirizzate direttamente al neo commissario Pezzi. Dal canto loro, i dirigenti di Villa dei Gerani, hanno richiesto alla dirigenza dell’Azienda sanitaria provinciale, il reperimento in bilancio delle risorse da destinare ai servizi della continuità assistenziale assicurati nella clinica, specializzata nel trattamento delle post acuzie. Analogo provvedimento era stato realizzato in passato, a favore della struttura, dall’ex commissario aziendale Maria Pompea Bernardi.

In ultimo le considerazioni del prefetto Giovanni Bruno, che ha evidenziato come in realtà, a priori, sarebbe risultato utile un incontro tra Asp e Villa dei Gerani per stabilire come, quest’ultima, possa concorrere con la propria offerta di servizi in supporto delle prestazioni sanitarie della prima, cosa che permetterebbe di destinare in maniera più appropriata il budget disposto a favore della struttura privata. «Se non lo si fa – ha dichiarato Bruno – mi potrebbe venire voglia di vederci più chiaro, di andare a fondo, magari mandando all’Asp la Finanza o commissariandola di nuovo». L’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia era stata infatti già commissariata alle fine del 2010, ma in quel caso per infiltrazioni mafiose.

 

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rifiuti vibo12VIBO VALENTIA - Arriva perentorio l'ennesimo diktat del prefetto Giovanni Bruno nei confronti del primo cittadino Nicola D'Agostino: «La città – ha detto il capo dell'ufficio territoriale del governo – entro domenica dev'essere pulita. Altrimenti si passa alla commissione d'accesso». Queste le parole del prefetto rivolte al primo cittadino del capoluogo di provincia.

Bruno punta l'indice anche contro altri due ulteriori incresciosi fatti che hanno riguardato la città di Vibo: il primo riguarda il mancato funzionamento della macchina amministrativa, dato il provvedimento della dirigente Teti, che nel pomeriggio di ieri ha decretato la chiusura degli uffici «per motivi di ordine pubblico legati all'emergenza rifiuti». Il secondo riguarda i sindacati, coinvolti nei giorni scorsi a trovare una soluzione condivisa sull'emergenza.

Gli ultimatum da parte del prefetto arrivano in un momento delicatissimo anche per gli ex dipendenti Eurocoop, che ancora aspettano di essere reintegrati al lavoro nella Progettambiente, nuova società chiamata a gestire la raccolta dei rifiuti.

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spadolaVIBO - Continua ha mantenere una linea da “prefetto di ferro” il Capo dell’Utg Vibonese Giovanni Bruno. Dopo aver commissariato nella scorsa Pasqua le processioni di Stefanaconi e Sant’Onofrio - da precursore dei tempi - già diversi mesi prima dell’ormai celebre inchino di Oppido, e dopo il taglio netto ai vertici della Polizia locale Vibonese, rea di non aver ottemperato alla richiesta di sorveglianza della locale Stazione ferroviaria, Giovanni Bruno, nei giorni scorsi, ha deciso di porre in essere un nuovo provvedimento a dir poco rigoroso, riguardante questa volta la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani nella città capoluogo di provincia. Lo stesso Prefetto si era infatti detto pronto a richiedere l’intervento dell’esercito, al fine di evitare che Vibo Valentia diventasse una pattumiera fino all’avvio delle attività da parte della nuova azienda aggiudicatrice del servizio, la Progettambiente.

Adesso il nuovo pugno di ferro di Giovanni Bruno pare possa determinare un brusco, quanto opportuno, stop alle commistioni della ‘ndrangheta negli eventi pubblici. Il prefetto ha infatti inoltrato, all’attenzione di tutti i sindaci della provincia, una circolare attraverso la quale sono stati diramati i criteri da adottare in occasione del rilascio delle licenze per gli eventi pubblici. «Evitare - si legge nella lettera indirizzata ai primo cittadini Vibonesi - che le manifestazioni pubbliche siano appannaggio di organizzazioni criminali», in maniera da impedire che durante spettacoli, feste e celebrazioni possano essere «veicolati messaggi di clan mafiosi, di soggetti pregiudicati o di delinquenti abituali». 

I sindaci, nella missiva, sono stati, inoltre, invitati a comunicare prontamente «ogni anomalia di rilievo» alla prefettura «che, per l’occasione, provvederà a convocare apposite riunioni tecniche di coordinamento delle forze di polizia o di comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica, nell’ambito delle quali saranno esaminate le diverse problematiche emerse». Largo interesse viene dedicato anche agli spettacoli pirotecnici, in modo da garantire «in conformità alle direttive impartite dal Ministero dell’Interno, ogni condizione a tutela della sicurezza e della incolumità pubblica», tanto che sarà necessario, in merito all’accensione dei fuochi d’artificio di qualsiasi spettacolo, «richiedere il preventivo parere della Commissione Tecnica per le sostanze esplodenti», come già indicato nel recente passato. «Ciò nonostante - spiega il prefetto - continua a constatarsi uno scarso coinvolgimento del predetto organo tecnico consultivo, a fronte di un larghissimo impiego dei fuochi d’artificio che accompagna quasi tutte le celebrazioni e le manifestazioni pubbliche, nonché eventi di carattere privato, specialmente nel corso della stagione estiva».

 

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madonna del carmelo

Il caso di Oppido Mamertina, seguito poi da quello di San Procopio, è finito al centro delle cronache di tutta Italia. I fatti ormai sono noti: Madonne e Santi in processione sostano e si inchinano davanti alle abitazioni che accolgono vecchi boss costretti ai domiciliari, e come per fatalità, per la prima volta – è proprio il caso di dirlo – grazie a Dio, il mondo inizia a condannare riti e rituali che fino ad ora si era semplicemente limitato ad osservare. Poi, ieri, una nuova polemica. Questa volta a mettersi di “traverso” è la Chiesa: la storica processione della Madonna del Carmine a Vibo Valentia, che si sarebbe dovuta svolgere per le vie del centro storico della città, viene annullata. Lo stop preventivo è arrivato dalla parrocchia della stessa Chiesa del Carmine, di concerto con la Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, in seguito alle determinazioni assunte dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza.

Polizia e carabinieri per diversi giorni hanno sottoposto al vaglio i nominativi dei “portatori della statua della Madonna del Carmelo”. Fra di loro – evidenziano le forze dell’ordine – vi sarebbero diversi soggetti vicini ad ambienti criminali. Da qui il passo è breve: «Misure straordinarie – si è detto – per il “commissariamento” della processione». Proprio così, commissariamento, come avviene per i Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa in cui gli amministratori voluti dal popolo vengono sostituiti da altri scelti dal governo, in analogia (tornando al sacro) con quanto accadde già nelle ultime festività pasquali a Stefanaconi, quando le statue vennero portate in spalla dai ragazzi della Protezione civile.

A Vibo, il Prefetto aveva piuttosto suggerito alle autorità religiose di far trasportare la Madonna su un furgoncino guidato da un rappresentante della Protezione civile. Misura, però, risultata non gradita. A “controindignarsi” questa volta è stata proprio la parrocchia del Carmine di Vibo, che, contrariata dalla sola idea di vedere la statua della Vergine recata in processione da qualcos’altro o da qualcun’altro che non siano gli abituali e più noti portantini – secondo gli inquirenti «vicini alla cosca di 'ndrangheta dei Lo Bianco» – dichiara, addirittura, l’annullamento della cerimonia, una delle più sentite e seguite del capoluogo. In definitiva, il rito è dunque saltato. In chiesa, in serata, si è celebrata la messa, nella piazzetta del Carmine si sono tenuti i festeggiamenti civili. Alle pareti ancora resiste un piccolo manifesto affisso prima della contesa per indicare il percorso che avrebbe dovuto seguire la processione.

L'astinenza da corteo a cui la diocesi ci condanna, il vuoto che questa probabilmente genera, soprattutto, nello stomaco dei fedeli, non può di certo risultare più insopportabile di una manciata di pezzenti che si inchinano al cospetto del boss. Ma l’idea di rifiutare anche il camion guidato dal referente della Protezione civile non è di certo un atto di giustizia. Si tratta, anzi, di un provvedimento che lascia la sensazione che nulla di coraggioso sia stato fatto per arginare il problema. O che, comunque, nulla sia stato fatto per restituire realmente la Madonna ai credenti evitando di tenerla ostaggio di una valenza “culturale” del tutto distorta, che si nutre di “inchini”, metafore e simboli emblematici. Così si è finito per negare la processione a tutti, anche a chi ripudia la mafia ed intende piegarsi solo ai piedi della stessa Madonna in segno di reale venerazione religiosa.

Siamo invasi dalla retorica ridondante di chi si scaglia contro la «non giusta considerazione della bella e ospitale Calabria», ma mai, stranamente, ci si chiede dove abbia poi condotto tanta eloquenza nel decantare una terra spacciata, solamente, per pura e genuina. Sarebbe molto più proficuo, forse, se gli assertori di tanta magnificenza – quelli che in genere si rifugiano nelle formule dei «meravigliosi mari e montagne», del bergamotto reggino e della ‘nduja di Spilinga – prendessero davvero posizione di fronte ad un declino, soprattutto culturale, di cui non si può più tacere. Indichino soluzioni tangibili e percorribili e non frutti impuri della peggiore ipocrisia. Perché altrimenti questa terra, già socialmente ed economicamente fragile, rischia di affondare definitivamente per i troppi inchini.

Per questo soprattutto la Chiesa, pregna di intellettualismo elitario, di teologi che hanno fatto finta di non accorgersi di questa involuzione, che sono stati velatamente indulgenti con la capacità della ‘ndrangheta di influenzare anche lo spazio “sacro” delle manifestazioni religiose popolari, adesso sbaglia di grosso se immagina che le processioni possano cambiare rotta e modalità su semplice indicazione del Prefetto di turno o su sospensioni dell’ultimo minuto. Piuttosto, ciò dovrebbe accadere secondo un atto di coraggio che abbia origine soprattutto nella Chiesa stessa, obbligata a farsi carico di un problema che – in troppi casi – essa stessa ha contribuito a generare per mera e timorosa compiacenza. Per comodità e quieto vivere. L’inchino al cospetto dei “notabili” e dei “potenti”, il togliersi il cappello davanti al boss, è un atto di soggezione che la Calabria deve ripudiare con forza e non sfuggire timorosamente per decreto.

 

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mini prefettura-viboSembrano esserci dei primi, confortanti segnali sulla questione relativa ai rifiuti tossici che potrebbero essere stati interrati anche nella zona delle Serre vibonesi, a cavallo tra gli anni '80 e '90. Dopo l'incontro tenutosi nei giorni scorsi presso la Prefettura di Vibo - al quale hanno partecipato numerosi sindaci ed i rappresentanti del Comitato civico Pro - Serre - il capo dell'Ufficio territoriale del Governo, Giovanni Bruno, ha deciso di andare fino in fondo alla questione, istituendo un apposito gruppo di lavoro che avrà il compito di "studiare in maniera approfondita la vicenda". La decisione è stata presa al termine di una riunione svoltasi stamane in Prefettura. "Il prefetto - è scritto in una nota della Prefettura - è intenzionato ad andare a fondo sulla questione, evitando inutili allarmismi attraverso l'avvio di opportune verifiche che saranno svolte in tempi brevi insieme alla Procura ed alle Forze dell'ordine". La vicenda dei rifiuti tossici è emersa dopo desecretazione delle informative del Sisde sullo smaltimento illecito dei rifiuti che, si presume, possano essere stati interrati anche nella zona montana della Provincia di Vibo Valentia e, tra i comuni interessati da questo traffico illecito ci sono anche quelli di Fabrizia e Serra San Bruno.

 

 

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mini assemblea_pubblica_comitato_pro_serreÈ ormai da diversi giorni che siamo in possesso dei file che riportano i carteggi desecretati dal Consiglio dei Ministri, che documentano, fra le altre cose, i presunti traffici internazionali di scorie radioattive smaltiti in passato dalla ‘ndrangheta in diverse aree della nostra regione.Gli inquirenti, già venti anni fa – secondo quanto riportato negli stessi carteggi – avrebbero identificato la presenza di scorie radioattive occultate, tra gli anni '80 e ’90, anche nel territorio delle Serre calabre. 

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mini Rete-KalabriaVIBO VALENTIA - Erano entrati in sciopero perché non percepivano lo stipendio e, nonostante il cambio di proprietà, la loro situazione si era ulteriormente aggravata, ma come se ciò non bastasse oggi sono stati licenziati in tronco dall'editore, perché avrebbero "danneggiato l'immagine dell'azienda". E' quanto sta succedendo all'emittente televisiva locale Rete Kalabria, acquisita mesi fa dal gruppo Pubbliemme, di proprietà di Domenico Maduli. Oggi il direttore della rete, dopo aver inviato le lettere di licenziamento, ha letteralmente cacciato via i giornalisti

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mini fotoSERRA SAN BRUNO - Tutte le strade portano a Roma. Così recita un antico proverbio, ma altrettanto non possiamo dire per le vie di comunicazione che portano all'entroterra vibonese ed in particolare alla cittadina della Certosa. La rete viaria è ridotta ad un colabrodo e numerosi sono i punti che mettono in serio pericolo l'incolumità degli automobilisti che, pur cambiando tragitto, non mancano di esporsi al disagio di percorrere strade governate dall'incuria. Frane, buche e qualsivoglia pericolo la fanno da padrone e di fatto isolano l'entroterra vibonese, già dimenticato dalle fallimentari politiche amministrative di venti anni di provincia. S'inserisce in questa ottica la petizione - una vera e propria denuncia - che imprenditori, commercianti e proprietari di attività varie, hanno scritto al neo Prefetto di Vibo Valentia Giovanni Bruno e per conoscenza alla Procura della Repubblica vibonese, per denunciare quanto gli automobilisti che hanno come destinazione Serra San Bruno e i paesi del circondario, e chi da essi di sposta, sono costretti a subire.
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mini commissione-straordinaria-ventimiglia-giovanni-bruno_516138VIBO VALENTIA - E’ il giorno dell’insediamento del nuovo prefetto Giovanni Bruno, così come ufficializzato dall’ufficio stampa dell’Utg di Vibo Valentia. Ieri pomeriggio – il successore di Di Bari – al momento del suo arrivo in città, è stato ricevuto dal sindaco Nicola D’Agostino e da parte della sua amministrazione nella sala giunta di Palazzo Luigi Razza. Giovanni Bruno arriva quindi da Ventimiglia, dove si era insediato dal febbraio 2012, alla guida della triade commissariale del Comune sciolto per infiltrazione mafiosa. Un’esperienza, quindi, che ha permesso al neo prefetto vibonese di conoscere ed affrontare il problema delle ingerenze della criminalità organizzata negli enti pubblici. Anche se – come ribadito dallo stesso Bruno – “quanto accade nel Ponente ligure, riguardo alle ingerenze mafiose, è ben diverso, e forse più lieve, rispetto a quanto avviene invece in Calabria. Certamente andranno poi man mano verificate le singole situazioni”.

Il nuovo capo dell’ufficio territoriale del governo ha voluto poi effettuare un “giro di ricognizione” istituzionale, per incontrare le autorità provinciali. Prima destinazione il palazzo della Provincia, dove Bruno si è intrattenuto per qualche decina di minuti con il Commissario straordinario Mario Ciclosi, per proseguire in seguito la sua prima giornata di visita dirigendosi verso Mileto per rendere omaggio al Vescovo Mons. Luigi Renzo e per innestare, fin da subito, una fruttuosa sinergia anche con la rappresentanza ecclesiastica. In programma nelle prossime ore la visita ai vertici delle forze di polizia con cui si intavolerà una prima discussione sull’ordine e sulla sicurezza pubblica.

Giovanni Bruno giunge quindi in sostituzione al prefetto Michele Di Bari, trasferito a Modena. In passato era stato a Messina per rivestire l’incarico di Componente dell'Agenzia nazionale di regolamentazione del settore postale, fino al 6 febbraio 2012 quando era stato chiamato a gestire il Comune di Ventimiglia in provincia di Imperia, assieme al vice prefetto di Genova Antonio Lucio Garufi e a Luciana Lucianò, dirigente del servizio contabile della prefettura di Asti, nonché ex commissaria a Sanremo.

A pochi mesi dal suo insediamento nel comune ligure, Giovanni Bruno era stato oggetto di un’intimidazione in puro stile mafioso. Nel giugno 2012, infatti, la polizia aeroportuale di Roma aveva intercettato una busta contenente due proiettili indirizzata allo stesso Bruno.   

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