mini newserreseLa Serrese ha reso noto il nome del nuovo allenatore che guiderà il sodalizio biancoblu nel campionato di Promozione: si tratta di Luciano Mordocco, reduce dall'esperienza in Prima categoria con la Cittanovese, che ha portato la compagine giallorossa a vincere il campionato di Prima categoria. Un tecnico di un certo spessore che dopo aver concluso la carriera di calciatore ha avuto trascorsi in Eccellenza (nella stagione '94-'95 con la Palmese) in Promozione e, nell'ultima stagione, ha vinto il campionato di Prima categoria nella "sua" Cittanova. Mordocco, dunque, prende il posto di Amoroso che, dopo una stagione straripante, ha portato la Serrese a conquistare la vittoria del campionato ed il meritato salto di categoria. 
Nel curriculum da giocatore, invece, il neo tecnico biancoblu vanta presenze in serie B, con la Reggina, in C1 e C2 (oggi, rispettivamente Prima e Seconda divisione, ndr) ed in Interregionale.
 
Messo a punto il tassello che riguarda l'allenatore, a questo punto resta da capire soltanto chi, dei giocatori, verrà riconfermato e chi, ovviamente, deciderà di cambiare aria, trovando spazio altrove. Fra tutti, il portiere Salvatore Piccolo, dato come possibile partente, e Angelo Di Siena. 
 
Secondo indiscrezioni, è quasi certa la partenza di capitan Piccolo, mentre la situazione degli altri giocatori verrà valutata nei prossimi giorni.
 
 
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toga tribunaleLa corte d’Appello ha confermato ieri le condanne a danno di ben nove dei dieci imputati coinvolti nel processo contro il clan Sia-Procopio-Tripodi, operante nel Soveratese ed in altri comuni dello basso Jonio Catanzarese. L’operazione "Show down" - coordinata dai procuratori Vincenzo Lombardo e Giuseppe Borrelli e condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro e della Compagnia di Soverato, nonché dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro - era stata avviata in seguito ad un presunto caso di “Lupara bianca” legato alla scomparsa di Giuseppe Todaro, avvenuta il 22 dicembre del 2009. Successivamente gli inquirenti si resero autori di un blitz portato a termine attraverso due diverse tranche: la prima scattata all’alba del 15 dicembre 2011 con l’esecuzione di un provvedimento di fermo a carico di diciotto persone; l’altra effettuata tre anni dopo, il 10 maggio scorso, con la notifica di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di dodici persone e di obbligo di firma per altre tre. L’inchiesta ha fatto luce sulla “faida” interna sorta tra i due schieramenti - originariamente alleati - dei Sia e dei Todaro, sostenuti rispettivamente dalle cosche Vallelunga e Novella da un lato e da quella dei Gallace dall’altro. Contrasti intestini che hanno portato ad una vera e propria guerra di mafia con decine di omicidi commessi a cavallo tra il 2009 ed il 2011.

Le accuse contestate, a vario titolo, riguardano i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, sequestro di persona, estorsione, rapina, ricettazione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, omicidio e occultamento di cadavere.

Rispetto alla sentenza di primo grado, emessa il 22 aprile del 2013, i giudici della Corte d’appello di Catanzaro - presieduta da Anna Maria Saullo, con consiglieri Maria Teresa Carè e Vincenzo Galati - hanno ridotto la sola condanna inflitta a Francesco Vitale - per il quale è stata esclusa l’aggravante mafiosa - riducendola da 1 anno di reclusione e 300 euro di multa, fino a 8 mesi e 200 euro. Per tutti gli altri imputati invece sono state confermate le sentenze di primo grado, compresa quella a danno di Vincenzo Alcaro, 47 anni, nato a Soverato, ex brigadiere dei carabinieri in servizio presso il reparto operativo del Comando provinciale di Catanzaro, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa perché - secondo gli inquirenti - avrebbe fornito ai componenti dell’associazione mafiosa informazioni sulle indagini svolte dai colleghi nei confronti della stessa cosca Sia-Procopio-Tripodi.

Le altre condanne risultano invece tutte convalidate rispetto a quanto proposto in primo grado:
Patrick Vitale a 7 anni, 6 mesi e 20 giorni;
Giuseppe Santo Procopio a 6 anni e 8 mesi;
Vincenzo Bertucci a 5 anni e 8 mesi;
Angelo Procopio a 4 anni e 8 mesi;
Pannia Salvatore a 4 anni e 935 euro;
Bruno Procopio a 3 anni e 4 mesi;
Vincenzo Todaro a 1 anno e 4 mesi;
Vincenzo Ranieri a 6 mesi 20 giorni e 1000 euro.

 

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mini spadola-20Anche la confraternita dei Sette Dolori di Spadola ha eletto il suo priore: si tratta di Raffaele Barbara, che succede dunque a Vitantonio Tassone. L'insediamento è avvenuto nella mattinata di oggi, durante la celebrazione della Santa Messa. Il seggio - che rimarrà in carica per i prossimi tre anni - sarà composto da Antonio Valente e Raffaele Tassone che ricoprianno rispettivamente il ruolo di primo e secondo assistente. Il procedimento che ha portato, invece, all'elezione si è tenuto domenica scorsa. Alle operazioni di voto hanno preso parte in tutto 34 iscritti e Barbara è risultato eletto con 24 fagioli bianchi. 10, invece, quelli neri. 

 

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tribunale 3Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia, sulla base delle richieste operate dal pm distrettuale Carlo Villani, ha sentenziato le condanna per cinque dei nove imputati di uno dei tronconi del processo “Ghost”, scattato in seguito all’omonima operazione antidroga che il 25 gennaio scorso, al culmine di un’articolata indagine condotta dalla Squadra mobile di Vibo, aveva portato – inizialmente - alla notifica di 40 ordinanze di custodia cautelare in carcere, divenute poi 45 in fase di conclusione delle indagini.

Gli imputati sono stati accusati di aver messo in piedi un’associazione finalizzata al traffico di grossi quantitativi di stupefacenti. Il sodalizio criminale – secondo gli inquirenti – avrebbe spacciato cocaina, hashish e marijuana producendo un giro d’affari valutato in 5mila euro al giorno, operando peculiarmente nel territorio delle Serre, con base operativa nel capannone sito nella zona impervia di “Felicello” a Gerocarne, adibito al confezionamento e allo smercio all’ingrosso della droga, poi spacciata al dettaglio da una rete di pusher nella provincia Vibonese, ma con diramazioni anche in quelle di Crotone, Catanzaro, Cremona e Firenze.

La sentenza ha portato a condanne pesantissime, tanto che sono state comminate pene complessive per 54 anni di carcere in capo a cinque imputati: Vincenzo Capomolla (15 anni di reclusione), Nazzareno Caglioti (10 anni), Caterina Granato (10 anni), Alfonso Namia (12 anni) e Rosaria Iennarella (7 anni). Mentre per Nicodemo Adorisio, Giuseppe De Masi, Filippo Mazzotta e Vincenzo Morano è arrivata l’assoluzione.

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poliziaVIBO VALENTIA - Sono accusati di fare parte di un'associazione a delinquere dedita al traffico di droga i nove imputati del processo scaturito dalla maxioperazione “Ghost” per i quali il pm della Dda di Catanzaro, Carlo Villani, ha chiesto altrettante condanne. L'inchiesta, condotta dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia, ad inizio 2011 aveva portato alla scoperta di una «centrale di taglio e smistamento» di sostanze stupefacenti in un capannone ubicato nella zona impervia di località “Felicello” nel comune di Gerocarne. Le intercettazioni ed i pedinamenti, durati ben due anni, avevano portato all’arresto di 45 persone afferenti ad un’articolata rete di presunti spacciatori che, secondo gli inquirenti, gestiva un ingente traffico di droga “lavorata” proprio a Gerocarne e poi smistata verso altre zone d’Italia e della regione.
Di seguito le condanne richieste dal pm:
Nazzareno Caglioti 18 anni di reclusione;
Alfonso Namia 15 anni e sei mesi;
Nicodemo Adorisio 15 anni;
Giuseppe De Masi 13 anni;
Vincenzo Capomolla 12 anni e sei mesi;
Filippo Mazzotta 11 anni e sei mesi;
Caterina Granato 11 anni;
Rosaria Iennarella 10 anni;
Vincenzo Morano 6 anni e 40.000 euro.
Sempre il pm ha chiesto inoltre al tribunale collegiale la trasmissione degli atti alla procura per il teste Elisa Filardo ipotizzando il reato di calunnia.

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mini mimmo_lucano«Se toccano me non ho problemi, posso anche resistere ai proiettili. Ma non devono toccare la mia famiglia». Queste le parole di Domenico Lucano sindaco di Riace, dopo che il figlio Roberto è stato aggredito qualche giorno fa da un uomo che rivendicava il comando su una strada pubblica. Il reato di Roberto? Passeggiare in compagnia del suo cane. Un'aggressione subita senza un plausibile motivo, cosa che secondo Lucano avalla maggiormente la presenza di un'autorità mafiosa.

Intimidazioni, odio razziale, aggressioni, tutto questo nei confronti di un sindaco voglioso di cambiare le cose, senza estremismi o abusi di potere, ma solo con il buon senso e la pretesa di amministrare bene.

Non basta creare circoli economico-culturali virtuosi per avere il consenso di tutti, anzi, è molto più semplice amministrare male e rifugiarsi dietro la retorica dello scarica barile che mettersi d'impegno per fare bene. L'attività amministrativa di Domenico Lucano a Riace, per esempio, ha del virtuoso, dell'innovativo, si fonda semplicemente su principi fondamentali quali il rispetto dell'essere umano. Eppure, ci vuole tanto coraggio ad agire nel giusto. Col sindaco Lucano finalmente, i migranti approdati sulla costa ionica hanno trovato in Riace un porto amico, dove poter vivere senza delinquere per raccattarsi un tozzo di pane. Il modello portato avanti dal sindaco di Riace è anche una spranga per i disumani CPT e una mano tesa all'integrazione. Come fa notare Lucano, un migrante che vive a Riace in attesa d'essere identificato costa allo Stato 20 euro piuttosto dei 60 euro che ne derivano dalla permanenza nei centri temporanei.

Corsi di riqualificazione professionale tenuti direttamente dai riacesi, ripresa delle case abbandonate del centro storico, integrazione e rilancio economico di una cittadina destinata a diventare un non luogo... In cambio di continue intimidazioni e bastoni tra le ruote. Ora il caso di Roberto Lucano che subisce un aggressione senza alcun motivo. Ma, come dire, quello che va di moda oggi d'altronde è il modello Reggio non il modello Riace!

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Domenica, 19 Maggio 2013 15:20

Identità dimenticate

mini Serra_San_Bruno_Le_navi_che_volano_Salvatore_Piermarini_e_Vito_TetiChi ci vive, molto spesso, non fa altro che rimuginare, senza esito, su come fare ad andarsene, mentre chi se n’è andato è condannato a rivivere una nemesi quotidiana fatta di odori, colori e suoni, in un tempo sospeso, irreale, fermatosi al momento della partenza. E non desidera altro che tornarci. Rappresentazione immutabile delle speranze e dei paradossi di un popolo che forse popolo non è mai stato, i paesi delle aree interne custodiscono l’identità culturale della Calabria, o meglio delle Calabrie. La mappa genetica di questa regione si muove, infatti, lungo una ragnatela di storie antiche e culture meticcie: impronte sbiadite e disordinate, distanti tra loro, rimandi di un passato che talvolta è rimasto aggrappato alle rocce di quella Calabria “aspra” dell’entroterra, che pochi hanno saputo raccogliere e mettere a dimora.

 

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mini Carabinieri-sorianelloSERRA SAN BRUNO – Tre proiettili avvolti in un pezzo di carta, lasciati sul cofano dell’auto parcheggiata davanti casa, nel centro storico di Serra. E’ il nuovo inquietante messaggio intimidatorio indirizzato ai coniugi Giuseppe Iennarella e Laura Mamone, testimoni chiave del processo “Business cars”, che ha portato alla sbarra diverse persone accusate a vario titolo di usura ed estorsione. E’ la seconda intimidazione nel giro di poco tempo che i coniugi sono costretti a subire: il 28 aprile scorso ignoti fecero trovare un piccione impiccato al cornicione della loro casa di Fabrizia. Questa volta i malviventi hanno preso di mira l’abitazione serrese dei testimoni di giustizia, a cui hanno lanciato un nuovo messaggio in vista delle prossime udienze del processo.

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mini bruno_zaffinoSERRA SAN BRUNO - Passerà il Natale in carcere l'ex assessore comunale Bruno Zaffino. Il Tribunale del Riesame ha rigettato il ricorso presentato dal suo legale di fiducia, Giovanni Vecchio, opponendosi quindi alla scarcerazione del consigliere comunale eletto con il Pdl. Zaffino è stato arrestato lo scorso 13 novembre nell'ambito dell'operazione "Saggezza" condotta dalla Dda e dai carabinieri di Reggio Calabria. L'indagine, che ha portato a 39 arresti in diverse province della Calabria e nel Nord Italia, ha portato alla luce l'esistenza di un organismo intermedio di raccordo tra le cosche della 'ndrangheta, denominato "Corona", che si colloca a metà tra il "locale" e il "mandamento". Per Bruno Zaffino, eletto consigliere comunale nel maggio 2011 con un boom di consensi e nominato assessore nella giunta Pdl guidata da Bruno Rosi - poi defenestrato all'improvviso alla fine del 2011 - i magistrati reggini hanno formulato l'accusa di violenza privata aggravata dal metodo mafioso.

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mini ccSi nascondeva a casa sua, a Stefanaconi, in un rifugio ricavato nel sottotetto della sua abitazione. Salvatore Patania il 20 novembre scorso era riuscito a sfuggire alla cattura, ma oggi è stato scovato e arrestato dai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia e dai «cacciatori». Patania è accusato di associazione mafiosa ed omicidio. Patania è coinvolto nell’inchiesta che ha portato al fermo di una decina di persone ritenute coinvolte nella sanguinosa faida di 'ndrangheta tra la cosca Patania di Stefanaconi, legata ai Mancuso di Limbadi, contrapposta sia alla "Società di Piscopio" di Vibo, considerata emergente, sia alla cosca Petrolo-Bartolotta di Stefanaconi.

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