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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Proseguono le iniziative nel paese della Certosa per la ricorrenza del quinto centeneraio della canonizzazione di San Bruno. Sabato 19 luglio, alle ore 10.30, nel piazzale antistante il monastero certosino, è in programma una celebrazione eucaristica presieduta dal priore della Certosa, Dom Jacques Dupont. È la prima volta che il priore avrà modo di presiedere una Messa solenne al di fuori delle mura certosine.
Il 1514 è un anno particolare, non solo per la proclamazione della santità di Bruno di Colonia, ma anche per il ritorno dei certosini nel monastero dopo il periodo in cui questi luoghi appartenevano ai cistercensi.
SERRA SAN BRUNO Nello studiolo c’è poca luce. Il volto di dom Jacques Dupont si illumina a intermittenza mentre parla di povertà, di amore, di fragilità, di bellezza. Pesa ogni parola, ma ha la passione che non si immaginerebbe in un eremita. L'anno appena iniziato ha un'importanza particolare. Ci si appresta a celebrare i cinquecento anni dell’autorizzazione al culto di San Bruno e del ritorno dei certosini a Serra, dopo che dal 1192 al 1514 l’abbazia era passata sotto la regola cistercense. Al priore abbiamo chiesto com’è, nel 2014, la vita in Certosa, e come ci si appresta a celebrare questi anniversari nel monastero. «La vita del monaco – spiega dom Jacques – è definita dalla liturgia, che è scandita da ricorrenze. Non le viviamo come feste mondane, ma toccano la nostra esistenza. Queste ricorrenze ci portano a ringraziare Dio per questa realtà che è viva ancora oggi».
Esattamente centocinquant’anni fa, il 22 gennaio del 1863, in virtù del Regio Decreto numero 1140 il Comune di Serra nella Calabria Ulteriore Seconda assumeva ufficialmente il nome di “Serra San Bruno”. Il Regio Decreto, firmato dal “Re galantuomo” Vittorio Emanuele II, accoglieva e ratificava la deliberazione approvata l’11 novembre 1862 dal consiglio comunale serrese guidato dal sindaco Luigi Damiani. Il cambio di nome era stato sollecitato dal Ministero dell’Interno: in seguito all’Unità d’Italia, infatti, molti comuni si ritrovarono a condividere la medesima denominazione. Per evitare ambiguità, il 30 giugno del 1862 il Ministero suggerì ai comuni che versavano in tale situazione “se non di cangiare affatto la attuale denominazione, farvi almeno qualche aggiunta che desumere si potrebbe dalla speciale situazione topografica secondo che il comune si trova nel monte o nel piano, al mare, o sovra un fiume o un torrente”.
SERRA SAN BRUNO - Come previsto, ieri sera ha ripreso a nevicare sulla zona delle Serre e purtroppo cominciano a registrarsi anche i primi danni: stamattina, a causa del peso della neve caduta anche stanotte, è crollato un pezzo di circa 5-6 mq del tetto della cappella dei fratelli, una chiesetta (foto archivio della Certosa, a sinistra) che si trova a pochi passi dalla chiesa conventuale (foto, al centro), all'interno del millenario monastero bruniano. Per il resto, nella zona cominciano a registrarsi nuovamente disagi alla circolazione: nei pressi di Monte Cucco stamattina un camion si è messo di traverso bloccando altri 5 camion e rendendo difficoltoso il passaggio delle auto.
L’antico monastero certosino di Serra San Bruno, nel corso dei suoi mille anni di storia, è stato meta di visitatori illustri. Questo breve excursus tra coloro i quali hanno lasciato testimonianza del loro passaggio nell’amenità dell’eremo certosino, però, vogliamo iniziarlo da chi invece avrebbe desiderato trovarci riparo e a causa di alcune vicissitudini non ha potuto farlo. Si tratta dell’autore del Decamerone, Giovanni Boccaccio. E’ da una lettera del gennaio 1371 indirizzata da Napoli a Niccolò da Montefalcone, scoperta da Sharo Gambino nella Biblioteca di Firenze, che apprendiamo la notizia di una sua possibile visita alla Certosa di Serra San Bruno. Niccolò da Montefalcone, suo amico d’infanzia, era diventato Priore del monastero di Santo Stefano del Bosco, in quel tempo cistercense, e lo aveva invitato presso il suo convento. Niccolò gli aveva prospettato «l'amena solitudine dei boschi» che circondava il monastero, «l'abbondanza dei libri, i limpidi fonti, la santità del luogo e le cose confortevoli e l'abbondanza di ogni cosa e la benignità del clima». Tutto ciò aveva indotto in Boccaccio «non solo il desiderio di vedere» quel luogo, ma anche la volontà di trovarvi dimora e rifugiarvisi «se la necessità lo avesse richiesto». Tuttavia all’improvviso Niccolò, dopo tante affettuosità, silenziosamente esce di scena dalla vita di Boccaccio, ed egli, profondamente deluso, sostiene di essere «povero e i poveri non hanno amici». Ad aprire il registro dei visitatori della Certosa figura il nome di Alcide De Gasperi insieme a quello della moglie Francesca che giunsero a Serra nel marzo del 1953, due anni dopo la disastrosa alluvione avvenuta nel mese di ottobre. La visita a Serra dell’allora Presidente del Consiglio era stata preceduta da quella del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi che qui giunse accompagnato dalla consorte e dal Ministro dei Lavori Pubblici Aldisio. Re Ferdinando di Borbone venne due volte a Serra, il 23 aprile del 1833 e il 16 ottobre 1852, quando s’inginocchiò innanzi la chiesa Matrice e al busto argenteo di San Bruno. Il 24 agosto 1923 a visitare la Certosa ci fu il principe ereditario Umberto II di Savoia accompagnato dal Contrammiraglio Bonaldi e dal marchese della Rocchetta. Il principe, dopo aver partecipato alla messa conventuale, visitò il monastero per poi ripartirsene. Sul finire degli anni ‘60 giunse in Calabria Pierpaolo Pasolini, e anche lui volle visitare il monastero bruniano, accompagnato, tra gli altri, dal regista vibonese Andrea Frezza e dall'avvocato Franco Inzillo. Il regista de “Il vangelo secondo Matteo” dopo aver visitato la Certosa e una cella certosina dove il monaco trascorre per la quasi interezza la parabola della propria esistenza, rimase affascinato dalla vita contemplativa e di clausura del monaci bruniani. Nel 1975, a varcare la porta del millenario monastero fu il celebre scrittore siciliano Leonardo Sciascia (foto: lo scrittore dentro la certosa insieme a padre Basilio Caminada) che giunse alla Certosa di Serra San Bruno seguendo le tracce dello scienziato Ettore Majorana, scomparso nel 1938 e presumibilmente morto suicida. Sciascia si recò presso il convento in cerca di conferme alla sua ipotesi che voleva Majorana monaco certosino, ma non trovò niente che potesse dare conforto alla sua tesi. La visita in Calabria di Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, ebbe inizio il 19 marzo 2001, e si concluse il 23. Il 21 marzo fu caratterizzato dalla storica visita alla Certosa, alla presenza di autorità ecclesiastiche. In quella occasione Bartolomeo I tenne un toccante discorso, a cui fece seguito un caloroso saluto del Priore Dom Jacques Dupont, che volle così accogliere l’illustre ospite. Al termine dell’evento il Patriarca di Costantinopoli fece dono alla comunità monastica certosina di una preziosa lampada votiva conservata gelosamente dai monaci serresi nella Cappella delle reliquie. L’ultima visita degna di nota è stata quella delle Regina del Belgio Paola Ruffo di Calabria per la quale, vista l’assoluta clausura maschile, è valso l’antico privilegio di consentire alle regnanti di varcare la soglia della clausura e visitare il monastero.
Tra gli eventi che resteranno nella storia in maniera indelebile vanno collocate, senza dubbio, le visite di due papi a 27 anni di distanza l’una dall’altra. Giovanni Paolo II, il 5 ottobre 1984, dopo essersi brevemente intrattenuto con la popolazione, ha visitato la comunità certosina e ha firmato il registro del monastero. Importanti furono i discorsi che il Santo Padre tenne a Santa Maria del Bosco, luogo presso il quale San Bruno era solito pregare nel laghetto ancora esistente e dove sono state successivamente trovate le sue ossa e quelle dei suoi compagni. In quella circostanza, il Papa, richiamò il particolare carisma del monaci certosini la cui presenza spirituale costituisce «il cuore di questa Regione». A Serra Giovanni Paolo II ebbe una gradita sorpresa: gli abitanti di Spadola, per riconciliarsi con l’autorità pontificia, gli restituirono simbolicamente, con una pergamena, una pantofola che i loro antenati avrebbero sottratto a Callisto II il 1121 durante la sua visita in Certosa, mentre passava dal loro paesino. E altrettanto calorosa è stata l’accoglienza riservata, il 9 ottobre scorso, a Benedetto XVI, che nel suo viaggio pastorale in Calabria ha inserito la certosa di Serra come unica meta oltre a quella lametina. Carico di significato simbolico, in questa occasione, è stato il momento in cui l’attuale Pontefice ha partecipato insieme ai monaci alla celebrazione dei vespri nella chiesa conventuale.
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