Il Vizzarro.it - quotidiano online
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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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«Una storia sporca sotto ogni punto di vista - così recita in apertura l’articolo sul bacino idrico dell'Alaco, pubblicato oggi su tuttogreen.it - uno scandalo di cui nessuno parla». Dunque, l’annosa questione del invaso sito in localita Lacina, una piaga ancora aperta per migliaia di calabresi, “conquista” anche la nota platea del portale internet “Tutto Green – guida pratica alla Green Economy”. Il sito, uno dei più importanti dell’intero scenario nazionale, è da sempre sensibile alle questioni ambientaliste e, più in generale, a tutte quelle tematiche utili a migliorare l'impronta ecologista della nostra vita per risparmiare contestualmente salute, soldi ed energia. Un importante punto di riferimento del mondo ecologista, quindi, che riporta numerose guide pratiche per una vita a basso impatto ambientale e che non si esenta, con spiccata sensibilità, di preoccuparsi anche delle questioni più "oscure", intese come quelle vicende, sparse per tutto il mondo, che mettono a repentaglio il nostro ecosistema ma anche e soprattutto la salute dell’uomo.
«Una storia di cui nessuno ne parla», così Erika Facciola, collaboratrice di Tutto Green, etichetta quindi la storia di un lago che ancora oggi – nonostante sia stato posto sotto sequestro quasi due anni fa, nel maggio 2012 – continua ad erogare acqua nelle case di 400mila calabresi stanziati in 88 comuni ubicati, in particolar modo, a ridosso della fascia geografica centrale della nostra regione, fra le province di Vibo, Catanzaro e Reggio.
Unica imprecisione, a chiusura dell’articolo, quando la Facciola asserisce: «È storia recente l’apertura di un’interrogazione parlamentare per far fronte ad un’emergenza divenuta insostenibile», ma solo ed esclusivamente perché le interrogazioni presentate fino ad ora in Parlamento sulla questione Alaco sono, piuttosto, addirittura quattro.
Di seguito il link per leggere tutto l’articolo pubblicato oggi su www.tuttogreen.it
http://www.tuttogreen.it/acqua-pubblica-inquinamento-idrico-privatizzazione-acqua/
VIBO VALENTIA - La voce unanime, rappresentata dal popolo dell’associazionismo, lo ha ribadito ancora una volta: l’invaso dell’ Alaco, che si trova a cavallo tra le province di Catanzaro e Vibo Valentia, va chiuso il prima possibile. Nella mattinata odierna, in particolare, le associazioni del territorio ma anche la gente comune è scesa in piazza a Vibo per protestare contro quello che, ormai, tutti considerano un ‘avvelenamento di massa’. Perchè di questo si tratta. L’ evento è il risultato di un intenso lavoro dei movimenti e delle associazioni che in questi anni hanno assunto come priorità del loro impegno la difesa dei beni comuni, del territorio e della salute dei cittadini.
Il giovane sindaco napitino non ha dubbi: “Entro la fine del 2013 ridurremo la dipendenza dalla Sorical del 50%, attingendo alle sorgenti locali che stiamo individuando e censendo, proseguendo così verso la totale autonomia idrica”. Il piano di distacco dalla Sorical, secondo quando annunciato dallo stesso primo cittadino di Pizzo Gianluca Callipo, prevede nell’immediato la perforazione di un nuovo pozzo comunale, utile a diminuire la dipendenza dalla società per le risorse idriche. Un piano, quindi, orientato verso lo sfruttamento sostenibile delle fonti locali, inteso come risposta efficace al problema di rifornimento idrico che allerta, in particolar modo, i Comuni servita dall’invaso della Lacina. “In Calabria esistono circa 30mila sorgenti dalle quali è possibile attingere per il proprio fabbisogno idrico. Una strategia che il Comune di Pizzo ha già avviato nei mesi scorsi, con l'obiettivo di conseguire due importanti risultati: ridurre sensibilmente l’importo delle bollette per i cittadini e rendere il territorio comunale indipendente e capace di monitorare all’origine la salubrità dell’acqua” ha puntualizzato Callipo, ribadendo pertanto i propositi già enunciati nel corso della scorsa campagna elettorale.
Si tratta di una sfida comunque non semplice, ma che l’amministrazione Callipo sta dimostrando di saper affrontare al meglio. Il fabbisogno idrico di Pizzo è infatti di circa 80 litri al secondo, e già nei mesi scorsi è stato avviato un primo nuovo pozzo comunale che permette l’approvvigionamento da una fonte pubblica per ben 15 litri al secondo. Il progetto è caratterizzato inoltre dalla riattivazione di diverse fontanelle pubbliche, rimaste abbandonata per molto tempo e che sono state recentemente poste di nuovo in funzione dall’intervento del Comune. “Le fontane pubbliche sono una valida ed economica alternativa all’acquisto di acqua in bottiglia – ha spiegato Callipo - oltre a rappresentare un luogo di approvvigionamento sicuro in caso di emergenze, come quella che recentemente ha interessato la provincia vibonese”. Una provincia quasi totalmente vincolata dall’approvvigionamento dall’Alaco, da cui Pizzo Calabro riceve appena 2 litri al secondo, una quantità estremamente residuale rispetto al fabbisogno totale. Ma in questo caso, anche se è un aspetto marginale la “piccola quantità sarà eliminata dall’acquedotto della città e, almeno per chi vive nel nostro territorio, l'Alaco sarà soltanto un brutto ricordo”.
Riceviamo e pubblichiamo:
Ci risiamo. A distanza di anni dall’inizio della battaglia che Il Comitato Lametino Acqua Pubblica sta portando avanti per la ripubblicizzazione della Lamezia Multiservizi SPA, anni nei quali fra le più importanti delle molte nostre lotte vi è stata la delibera di iniziativa popolare, sostenuta da oltre 700 firme, sul diritto all’acqua e sulla revisione dello statuto comunale per la definizione del Servizio Idrico Integrato come servizio pubblico privo di rilevanza economica e per la convocazione di un consiglio comunale aperto per la relativa discussione, dobbiamo registrare e denunciare pubblicamente l’assoluta indisponibilità dell’Amministrazione Speranza, non solo a mettere in pratica le azioni necessarie e concrete conseguenti (leggi modifiche statutarie comunali) ma anche solamente quella di concedere un incontro pubblico con i rappresentanti il Comitato Lametino.
Lo stesso Comitato ha più volte chiesto all’amministrazione e più direttamente alla persona del Sindaco un incontro ufficiale affinché potesse essere chiarita e dibattuta la pubblicizzazione del settore idrico e di tutti servizi di interesse comune gestiti dalla Lamezia Multiservizi.
Prima un laconico “non è possibile nell’immediato” ad una pur formale richiesta telefonica di udienza con la segretaria di gabinetto del Sindaco, poi il silenzio ad una richiesta formalmente inoltrata all’Ufficio Protocollo (vedi richiesta prot. n°85764 del 20/12/2012).
Risulta allora chiaro che NON E’ VOLONTA’ di questa Amministrazione e del Sindaco, suo più alto rappresentante, in nessun modo di dare seguito concreto a quelle che sono state le intenzioni solo pubblicamente dichiarate (ed in più occasioni) dagli stessi soggetti di sposare in pieno il risultato fortemente politico del referendum, di diventare un comune di riferimento dimostrando che, la dove esiste una volontà politica, è possibile segnare una svolta democratica e di giustizia sociale pur nelle difficoltà quotidiane che la gestione della “cosa” pubblica comporta!
Insomma, le prove saranno indiziarie ma portano tutte verso un'unica direzione… cedere le quote della Lamezia Multiservizi SPA ad un socio privato, con buona pace dei cittadini di Lamezia!
SI SCRIVE ACQUA, SI LEGGE DEMOCRAZIA!
Comitato Lametino ACQUA PUBBLICA
SPADOLA - La crisi idrica che sta attanagliando il territorio delle Serre sembra non voler conoscere la parola fine. Ma l’emergenza che si sta registrando in questi giorni a Spadola ha davvero poco a che fare con l’annosa questione “acqua sporca” che recentemente ha portato al sequestro dell’invaso Alaco. Infatti il comune di Spadola gestisce l’acqua in perfetta autonomia e non dipende quindi dal lago in mano a Sorical ormai dal 2006, ma si tratta comunque dell’ennesimo capitolo giallo di un romanzo idrico sempre più bizzarro e misterioso.
Il 16 ottobre scorso, il Sindaco Giuseppe Barbara ha emesso un’ordinanza di non potabilità sulla base di una nota trasmessa dall’ASP di Vibo Valentia (prot. 823/IP), tramite cui il Dipartimento Prevenzione della stessa Azienda Sanitaria comunicava che i risultati delle analisi di routine microbiologiche, effettuate su un campione d’acqua prelevato in uscita del serbatoio comunale sito in località ‘Corvo’, non rientrerebbero nei limiti di potabilità previsti dal Dlgs 31/2001. Provvedimento che, già 13 giorni fa, ha quindi vietato “l’uso dell’acqua potabile ai fini del consumo umano, nelle zone della rete idrica alimentate dal serbatoio in località Corvo”.
Ma la disposizione di semplice non potabilità, che indirizza la cittadinanza al non utilizzo dell’acqua, è stata insolitamente seguita da un totale black-out idrico. Un allarmante stato di disagio dettato dalla completa sospensione dell’erogazione dell’acqua nella quasi totalità del territorio spadolese.
Ormai da ore gli uffici comunali sono inondati da telefonate da parte dei numerosi cittadini legittimamente infastiditi dalle difficoltà legate all’essere completamente privi di acqua corrente nelle proprie abitazioni, tanto che per i servizi igienici o per la doccia molti hanno dovuto rivolgersi a parenti ed amici residenti nelle vicine Brognaturo e Simbario.
Al di là della non potabilità ormai acclarata da quasi due settimane, la completa assenza di acqua potrebbe essere connessa ad un difetto tecnico alla rete idrica comunale. Infatti a lasciare a secco i cittadini di Spadola potrebbe essere stato un guasto tecnico a una delle condotte principali del serbatoio centrale da cui poi l’acqua viene ripartita nelle case del centro abitato.
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