Giovedì, 28 Febbraio 2013 15:49

Massimo Lampasi. Una storia sbagliata

mini lampasi_radunoAncora una volta Serra San Bruno piomba nel baratro della paura, dello sconosciuto, del mistero. Un altro ragazzo è sparito, un ragazzo di venticinque anni. Che Massimo sia (preferisco parlarne ancora al presente) un ragazzo difficile, questo è fuori di dubbio, però non vanno dimenticate in primis la sua condizione familiare, che ha dimezzato i suoi affetti, e reso debole lui e la restante parte della sua famiglia, composta tra l’altro da gente perbene e onesti lavoratori. Massimo, prima che di se stesso e delle sue scelte di vita sbagliate, è una vittima dell’abbandono della società. Vittima di quel substrato culturale mafioso, di esaltazione del male e della criminalità, che siamo costretti a subire.

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mini mastro_bruno_amatoVorrei continuare il mio percorso tra la gente. Tra la gente di paese, quella semplice e genuina, quelle persone che continuano a conservare il valore delle regole del vivere civile e dell’armonia che dovrebbe essere di nuovo regola di vita. Un paese come lo si identifica? Quando un paese diventa paese? Quando cominciano ad esserci tutti gli elementi principali che, miscelati in un unico impasto, creano una comunità. Il campanile, la Chiesa, naturalmente, specialmente nel meridione, e di fronte la Chiesa la piazza, luogo di incontro, di mercato, dei negozi, di dicerie, di incontri, di baci di adolescenti. Ma un paese si può solamente chiamare tale quando lo si osserva da dentro la “bottega” di un barbiere. E’ un classico: il gilet bianco, i modi gentili, il cavalluccio sul quale ti mettevano a sedere da bimbo, e per aiutare nel lavoro l’artista delle chiome, e per convincere il bambino a starsi fermo. “Stai fermo per la Madonna, finirai per farti tagliare!”. E ogni tanto, l’impaziente genitore molla anche qualche sonoro schiaffone all’irrequieto capellone in attesa di una solenne tosatura. E il paese che mi torna in mente è fatto di bei modi - non di macchine incendiate… -, del ricordo di un genitore che dalla mano ti accompagna da Mastro Bruno. “Buon giorno Mastro Bruno!”. “Buongiorno Professore, come sta la sua Signora? E il bimbo…”. Sorrisi e cortesie nella bottega di Mastro Bruno Amato, che io ho sempre identificato in Figaro, il più famoso “fac totum della città”. Ed alla fine, una bella riga di lato e una caramella prima di scendere da quel cavalluccio che intanto era diventato Furia e dal quale non ti saresti mai alzato anche a costo di farti rapare a zero. E poi il buon odore di quella spruzzatina di acqua di colonia che ti facevano per farti sentire grande e ben ordinato. Da buon serrese, oltre al suo lavoro, Mastro Bruno porta dentro di se sia l’arte dei nostri antenati, sia la fede. E - tra “Bruni”… - amico fraterno di Mastro Bruno Amato è Mastro Bruno Tassone: assieme parlano delle loro serenate e delle loro storie d’amore, quelle della meglio gioventù, quelle di un paese fatto di rapporti umani che non sempre riusciamo a trasferire ai nostri figli, come quei galantuomini che son stati già i nostri genitori.

La sua bottega, al centro del paese, tra Terravecchia e Spinetto, (ora “trasformata” dalla altrettanto brava figlia Santina in una parrucchieria e centro estetico per uomini e donne) è uno di quei punti dove si respira ancora l’ambiente di una volta, carico di storie, di valori, di umanità. Probabilmente dovremmo cercare di riappropriarci della nostra cultura popolare, che guardava di più al paese, alla reale situazione della gente, del proprio vicino. Essere uomini degni. La dignità che non ti permette di propinare acqua velenosa alla gente per soldi, la dignità e la bontà di questi uomini che non permetteva a loro stessi di arricchirsi a dismisura rubando al prossimo e usurpando i diritti del prossimo. Forse, in quelle botteghe, fatte ancora di saluti e di sorrisi, potremmo andare a cercare quell’amore per noi stessi, prima di tutto, l’amore per la nostra storia, le nostre radici. Il senso del bello, mostrato in spose con la chioma piena di fiori e statue di un Santo che forse, offeso per esser stato tradito, avrà girato il suo benevolo sguardo da un’altra parte.

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mini diga-alacoFABRIZIA - Finalmente un segnale di forte partecipazione intorno alle questioni sociali. Era prevedibile, peraltro, che per una problematica così grave, come quella della potabilità dell’acqua, le persone si mobilitassero. La sala consiliare di Fabrizia domenica scorsa era piena di pubblico, profondamente proteso all’ascolto. Non si comprende perché una questione di vitale importanza, come quella della salubrità dell’acqua, si stia trascinando negligentemente  e non sia stata ancora seriamente considerata come un problema da risolvere. Tutto questo nonostante i frequenti accertamenti di non potabilità e nonostante, ancora, le continue denunce pubbliche, in particolare del Comitato Civico Pro-Serre, il quale, nella stessa serata di domenica, ha organizzato una pubblica assemblea di cittadini, intervenuti numerosi nella Piazza del Monumento a Serra San Bruno.

Preoccupa fortemente i cittadini dei nostri paesi di montagna, il fatto che le sorgenti a così alta quota, che dovrebbero di per sé essere una garanzia, siano invece così vulnerabili e soggette a complicazioni probabilmente d’origine inquinante ambientale. Affermare che le sorgenti sono pericolose perché “non controllate” non aiuta a migliorare, da nessun punto di vista, le aspettative e, soprattutto, non risolve la problematica connessa all’Alaco. Però in funzione di pronto intervento, il ripristino e la realizzazione di punti controllati di distribuzione sorgiva, dovrebbero far parte di una strategia di necessità. Purtroppo capire il reale stato delle cose, non è stato concesso, stante l’usuale manierismo del dire tutto ed il contrario di tutto. Tuttavia, nella relazione del Sindaco, sono risultate palesi alcune contraddizioni, specie in materia di intenti futuri. Bene ha fatto a sottolinearlo l’Insegnante Dott.ssa Rosa Suppa, che ha chiesto chiarezza su intenzioni future e scenari attesi; purtroppo senz’altro esito che quello di verificare la chiara indisponibilità ad accettare rilievi. Anche per questo, problemi irrisolti e contraddizioni restano.

I paesi del vibonese che hanno ceduto tutte le proprie acque all’azienda a capitale misto che le gestisce, si trovano al momento sconsolati e con scarse prospettive. Non s’intravede alcuna speranza di autonomia, che potrebbe raggiungersi se si fosse saggiamente intenzionati a non prorogare la convenzione alla Sorical, comportante oltre tutto costi esorbitanti. Pretendere l’utilizzo delle proprie sorgenti e riprendere lo sfruttamento dei pozzi, sarebbe igienicamente più sicuro ed economicamente più vantaggioso. Con il risparmio di tutti i soldi  che annualmente vanno erogati alla Sorical (45 mila euro è la cifra riguardante Fabrizia, come dichiarato dal Sindaco), molte opere idriche e distributive potrebbero essere realizzate nei territori nel giro di pochissimi anni. Ma l’azienda rappresenta una formidabile fonte di potere politico-economico, oltretutto allegramente gestibile non essendo soggetta a stringenti vincoli e rappresenta, al contrario, quasi una comoda zona franca.

Se risponde a verità il fatto che dal 21-22 dicembre Fabrizia non prende acqua dall’Alaco e se è vero che la situazione era ed è tranquilla, perché si è deciso di gettare panico nella popolazione? E, comunque, questo presunto paradiso, quanto durerebbe? “Fino alla fine di febbraio” perché l’autonomia, come dichiarato dal Sindaco, si esaurirebbe con questo periodo di stretto inverno.

Ma è più generale, nel territorio l’assenza d’interesse a pervenire ad autonomia di approvvigionamento idrico.

È stato affermato da più parti che le analisi successive a quelle di cui si è parlato finora (risalenti al prelievo del 6 dicembre) abbiano dato esiti negativi, consentendo di dichiarare la potabilità dell’acqua. Rimane tuttavia integro il timore che si stia pericolosamente tralasciando di valutare quei fattori chimici, prima denominati “benzene” che poi, nella precisazione successiva, vengono tecnicamente definiti  “COMPOSTI AROMATICI ALOGENATI DERIVATI DA BENZENE ESPRESSI COME BENZENE”.  Infatti, nella dichiarazione dell’A.R.P.A.CAL., diramata in funzione di errata corrige, non viene né smentito né confermato alcunchè riguardo alla potabilità dell’acqua, avendo specificato, in merito alle sostanze rilevate, trattarsi di componenti non previsti nel decreto legislativo n. 31/01 e quindi “senza limiti di legge”.

Certamente questa precisazione, non solo non è tranquillizzante, ma piuttosto è idonea a provocare serio allarme. I fattori inquinanti ci sono, e fa bene il Comitato civico pro-serre a ribadire che occorre unirsi – al di la del colore politico, come cittadini – per reclamare i propri diritti. La salute pubblica non si tutela voltandosi da un’altra parte o ignorando i pericoli in atto.

Da questo episodio può e deve sorgere un caso nazionale: le vecchie regole poste alla base delle indagini igienico-sanitarie, potrebbero essere delegittimate e rivoluzionate da una necessaria nuova attenzione scientifica. Qualcuno ricorderà i bei tempi in cui il D.D.T. veniva erogato generosamente dalle madri sulla testa dei bambini in età scolastica, in ogni caso di allarme pidocchi. Ebbene dopo l’uso smisurato per anni, questo pericoloso prodotto fu vietato, avendone accertato la natura cancerogena. Idem per eternit ed altri prodotti ritirati dal mercato. Le esperienze del passato ci dovrebbero aiutare a stare più in guardia nei confronti delle nuove insidie – ancora sconosciute ma reali – consigliandoci di evitare lungaggini che comprometterebbero, forse irreversibilmente, la salute e spesso anche la vita delle persone.

Maria Cirillo

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Lunedì, 11 Febbraio 2013 14:45

La neve paralizza Cassari di Nardodipace

 

mini cassariNARDODIPACE - Ormai, i cittadini della frazione Cassari di Nardodipace, sembrano averci presa l'abitudine. Sono consapevoli del fatto di vivere in uno dei paesi di più poveri d' Italia. Così come sono perfettamente convinti del fatto che «ogni qualvolta c’è una tempesta» la zona rimane «isolata a sé stessa. Nella giornata di sabato - si legge in una nota a firma di un gruppo di cittadini - per sette ore è venuta a mancare l'energia elettrica. Lo scorso anno Cassari è rimasta isolata e senza elettricità per oltre 15 giorni, con grossi rischi per i bambini e gli anziani. L' Enel, in questa cittadina, si ricorda solo quando deve inviare bollette salate che partono dai mille euro e superano in alcuni casi oltre i sette mila euro, con danni particolari a chi non sa leggere o smarrisce qualche bolletta». 

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mini Elezioni-2013-Nel cuore della campagna elettorale, come previsto, iniziano le amene gite fuori porta per i leader dei partiti in corsa per le poltrone parlamentari. Ed anche la terra di Calabria avrà quindi, seppur per poche ore, l’onore di vedersi calcata dalle suole dei big nazionali. Una terra di periferia che come per magia, nei giorni caldi del pre elezioni, si trasforma da sempre in un porto franco buono per le visite di rito degli esponenti di spicco delle maggiori compagini politiche.

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mini andreacchi-stillitani
Riceviamo e pubblichiamo
 
 
La politica negli ultimi tempi è cambiata molto. Abbiamo assistito all'uscita di scena di Berlusconi nei panni di presidente del consiglio per dare spazio al cosiddetto governo tecnico che aveva il compito di risanare i conti e di “migliorare” l'immagine dell'Italia, cosa che a quanto pare è avvenuta... Il problema sta nel come! Il presidente del consiglio Mario Monti soprannominato “Super Mario” dai mass media (appellativo che tenta di dare leggerezza e forza allo stesso tempo a un personaggio che in fin dei conti è figlio delle banche e dei poteri forti) ha imposto agli Italiani tasse e tagli in nome dei mercati e dell'Europa. Lo ha fatto ed è stato forte con i deboli e debole con i forti, non c'è stata equità, i commercianti (categoria alla quale appartengo) sono diventati a suo dire gli evasori per eccellenza, si sono toccate in maniera diretta e indiretta le pensioni e gli stipendi, per chi ha la fortuna di prenderlo, poiché anche il mercato del lavoro è crollato, abbiamo assisto a dichiarazioni che additavano i giovani disoccupati come “schizzinosi” o meglio “choosy” per citare il ministro Elsa Fornero, che però non ha problemi a trovare lavoro ai propri figli. Oggi il mio partito ha deciso di legittimare col voto il professore, cosa che non mi trova assolutamente d'accordo, poiché mi sono candidato alle scorse elezioni ho avuto l'opportunità di entrare nelle case e di parlare con la gente, i problemi del popolo non sono i mercati finanziari, i pensieri della maggior parte delle famiglie sono le bollette del gas, dell'energia elettrica, della benzina, del bollo, dell'IMU, delle tasse e infine, ma primo per importanza, di fare la spesa per mangiare.
Fra i valori che dovrebbero identificare l'UDC in primis è spesso menzionata la famiglia, quella di Monti non mi sembra una scelta dettata dai valori che professa questo partito, poiché le famiglie sono state vessate da costui. Se i valori dell'UDC sono mutati i miei non lo sono, e visto che di questi tempi si fa largo uso della parola coerenza, io per coerenza con i miei valori mi dissocio dal partito. Non intendo certo fare una campagna elettorale per Monti. Negli anni ho affrontato insieme a tanta gente delle battaglie che toccano più da vicino il territorio, Serra San Bruno è afflitta oltre che dalle tasse, che la nostra amministrazione non ci risparmia, da problemi sociali che toccano più da vicino la popolazione, come il depauperamento del nostro presidio ospedaliero e l'ormai acclarato problema dell'acqua, problematiche che normalmente affliggono paesi africani meno sviluppati. Battaglie che io ho portato avanti insieme ad altri, per il bene della nostra cittadina e per le quali non ho mai avuto il supporto del partito, l'appoggio indiscusso a Scopelliti nelle scelte in materia di sanità devo confessare che mi ha sempre irritato, penso che un partito debba fare il bene del territorio e non viceversa. Finora ho accettato certe scelte che lo scudo crociato dettava nella speranza di un miglioramento, il quale non è arrivato neanche con l'ingresso di un consigliere provinciale con qualche elemento a seguito, pensavo che un partito “più forte” potesse essere portavoce più efficace per le istanze di questo territorio. Una delusione.
Negli ultimi tempi l'UDC di Serra San Bruno si è trasformato, eravamo in pochi ma buoni e soprattutto leali, le scelte si facevano insieme in maniera collegiale, c'era un progetto politico, si condividevano delle battaglie, si ascoltava la base, eravamo persone venute dal popolo che si battevano per il popolo, oggi invece vedo nei nuovi arrivi solo opportunismo e interesse personale, non si cerca più il modo per portare giovamento al territorio, sfruttando ad esempio il fatto di essere maggioranza alla regione, piuttosto vedo un paio di personaggi che vedono l'approssimarsi della campagna elettorale come una buona occasione per “la cura del proprio orticello”. Persone che se ne infischiano del fatto che la gente fatica ad arrivare a fine mese, ma si sa che, citando un vecchio proverbio serrese, “Lu gurdu non critta mai lu dijunu” (Chi è sazio non ha mai creduto chi è a digiuno). Nel partito ci siamo dovuti prendere coloro i quali sono stati “scaricati” da altri perché scomodi e deleteri, mi sono battuto invano fin dall'inizio perché ciò non avvenisse, ma si sa, il pesce puzza dalla testa.
Ormai sembra di stare su un autobus di linea dove a ogni fermata c'è gente che sale e che scende all'occorrenza.
Un altro problema sconcertante è IL SILENZIO: è strano che un partito che ha preso in carico cinque consiglieri provinciali che fino a poco tempo fa erano in maggioranza, eviti accuratamente di prendere posizione sui recenti avvisi di garanzia emanati nei loro confronti, mi riferisco alle recenti indagini sui fondi antiracket. Naturalmente l'ultima parola spetta sempre alla magistratura, nella quale ho piena fiducia, ma il partito avrebbe dovuto quanto meno sospendere i suddetti ex consiglieri provinciali fino a conclusione delle indagini.
Io faccio politica perché voglio migliorare la società in cui vivo, perché i miei futuri figli possano un giorno ringraziarmi per il contributo che ho dato affinché la loro generazione possa godere di un mondo non perfetto ma migliore.
Nell'UDC lascio amici, con i quali ho condiviso momenti belli e brutti, vittorie e sconfitte, sono certo che un giorno capiranno la mia scelta e la condivideranno, il sentimento di amicizia va al di la della politica, sempre.
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Mercoledì, 30 Gennaio 2013 13:32

Serra, continua la mattanza dei cani

 

mini cani_avvelenati

È l’ennesimo e drammatico caso nel giro di pochi mesi di diffusa mentalità zoofoba nel territorio di Serra San Bruno. Dopo le vicende della scorsa estate, in cui il fenomeno si era diffuso a macchia d’olio in quasi tutti i quartieri della città, torna l’incubo dell’avvelenamento degli amici a quattro zampe.
Questa mattina, infatti, in via Gramsci è stato rinvenuto un cane, non randagio, agonizzante per aver ingerito dei bocconi di carne, probabilmente,  alla stricnina. In seguito lo stesso cucciolo è deceduto.
Si tratta di una vicenda atroce avvalorata dal fatto che ai decessi già noti potrebbero aggiungersi quelli di altri tre animali, al momento dispersi, che per esalare l’ultimo respiro e lasciarsi morire, avranno probabilmente cercato rifugio in zone più defilate, tra i cespugli o sulle rive del fiume Ancinale. Si tratta di cani in libertà ma comunque con un padrone.
Da ciò emergono le incapacità gestionali dell’amministrazione comunale per un fenomeno non nuovo a Serra San Bruno e soprattutto rimangono i dubbi su come si stia gestendo un’emergenza che riaffiora ormai con cadenza quasi trimestrale. Il caso è reso ancora più ambiguo dal fatto che, proprio la giunta guidata dal Sindaco Bruno Rosi, si era affrettata nel 2012 ad approvare uno schema di convenzione per affidare il recupero ed il ricovero dei cani randagi - i più esposti al rischio avvelenamento - ad un canile privato e di cui ad oggi non se ne conoscono i successivi risvolti. Ciò avvalora l’insensibilità dell’amministrazione rispetto ad un’emergenza che potrebbe mettere a repentaglio oltre che la salute dei cani o degli animali in genere, anche dei bambini soliti giocare nelle vie della cittadina. 
Il grado di civiltà di un paese si misura, non soltanto da come i cittadini trattano gli animali, ma anche da come chi amministra riesce ad incidere in tal senso.
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mini abramo-scalzoDopo mesi di tran tran trascorsi tra uffici della prefettura, tribunali e studi televisivi, finalmente tra poche ore avremo la tanto agognata fumata bianca per sapere chi, fra Salvatore Scalzo (Pd) e Sergio Abramo (Pdl), siederà sul trono di Sindaco a Catanzaro. Il Tar, infatti, dopo un concitato post-elezioni, in cui erano emersi brogli in ben 8 sezioni, aveva deciso di richiamare al voto i 6.200 cittadini inscritti nei seggi inquisiti, annullando di fatto, anche se solo parzialmente, lo scrutinio della primavera scorsa.

Nella giornata di ieri, in cui si è potuto votare dalle 8 del mattino fino alle 22, si è registrata una flessione del 3% circa sui dati della tanto discussa tornata elettorale del 6 e 7 maggio 2011, in cui il candidato Pdl aveva avuto la meglio per soli 129 voti di scarto. Oggi i cittadini chiamati al voto, potranno recarsi alle urne fino alle ore 15.00.

Sono stati intensi i controlli di vigilanza operati dalle forze dell’ordine attorno alle sezioni e al momento sembra non si siamo segnalati problemi o particolari intoppi. La sfida per la scelta del successore di Michele Traversa (eletto Sindaco in quota Pdl nel 2011 e rimasto in carica per soli 6 mesi), è stata caratterizzata da una campagna elettorale anomala, non solo per il caso già più unico che raro, ma anche perché si è trattato di un periodo in cui tutto il panorama politico nazionale è assorto nel marasma delle elezioni politiche del 25 febbraio.

Sergio Abramo – già Sindaco di Catanzaro per due legislature (dal 1997 al 2005), imprenditore e attuale presidente Sorical, si è reso autore di una campagna elettorale sobria, forse forte della convinzione che difficilmente il risultato potrà essere ribaltato. Ben più roboante invece la preparazione ai seggi per Salvatore Scalzo, volto nuovo dei democrats calabresi, che per strappare consensi ai pochi catanzaresi chiamati ancora ad esprimersi, si è fatto affiancare nientemeno che dal Segretario nazionale Pierluigi Bersani in persona, con cui si è reso autore di un “giro turistico” sotto la pioggia battente, fra i quartieri più disagiati della città del vento.

I voti espressi nelle 8 sezioni, in cui i catanzaresi dovranno indicare oltre che il Sindaco anche i Consiglieri comunali, andranno a sommarsi a quelli del maggio scorso di tutti gli altri seggi in cui non si sono riscontrati anomalie. La speranza, soprattutto per Scalzo e per il centro-sinistra Catanzarese, è quella di stravolgere le percentuali con cui Abramo aveva, anche se solo originariamente, avuto la meglio (solo il 50,22%). 

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mini Serra_San_Bruno_2040-12-57-03-4870Ai nostri giorni si dà poca importanza a quei valori che fanno parte della vita di sempre: la responsabilità ad esempio; in pochi di noi, anzi nessuno di noi può considerarsi pienamente responsabile. Essere responsabili vuol dire essere coerenti, per mantenere un impegno non c’è bisogno del contatto, o almeno non sempre, a volte basta la parola. Sono una ragazza di sedici anni, non ho grosse responsabilità, ma spesso mi viene difficile mantenere un impegno preso; come ad esempio la scuola: "Si, mamma, non ti preoccupare…mi dici sempre le stesse cose", e poi l’indomani torno con un bel quattro a casa…che irresponsabile che sono….forse alla mia età è normale, ma mi rendo conto che i miei genitori hanno fatto dei sacrifici per trasmettermi il valore dell’istruzione, e mi rendo conto che in questo modo le mie irresponsabilità ricadono su di loro. Magari fosse solo la scuola, la verità è che io nella vita sono una frana, sono la tipa dell’ultimo minuto...lo so non è un modo molto responsabile di vivere, mi accuso io stessa della mia incoerenza, confusionaria e disorganizzata, ma nello stesso tempo molto disponibile con chi ha bisogno di aiuto. Chi di noi può ritenersi veramente “responsabile?"...So per certo che se avessi fatto questa domanda ad alta voce in classe, ci saremmo guardati con una tipica espressione da ebeti e avremmo sorriso un po’, senza dare una risposta. Ma se la stessa domanda si facesse agli uomini che nel mio paese hanno delle responsabilità?

Tutti noi dobbiamo sentirci chiamati in causa quando si parla di “corresponsabilità”, con tutti non intendo solo i “civili in giacca e cravatta”, parlo del prete, del sindaco, del carabiniere, dell’assasino, del disoccupato, e soprattutto parlo di me stessa. Non credo alla perfezione, credo che tutte le cose belle abbiano dei difetti, credo allo stesso modo che una società migliore avrebbe certamente un futuro migliore non con petali di rose o discorsi di circostanza, ma con persone vive. Chi si è preso la responsabilità dei morti ammazzati, degli avvelenati a causa della “cacca” che sgorga dai rubinetti? La verità è che pensano solo al potere, ai soldi, alla visibilità; in Africa le persone muoiono per mancanza di acqua, a Serra San Bruno invece corriamo ad approvvigionarci della morte! E allora pensiamo a domani come un domani migliore di oggi, con un pizzico di buon senso in più…io i morti sulla coscienza non li voglio avere…Rendiamo la  Corresponsabilità un “segno di vita”, perché ci stiamo irresponsabilmente trascinando alla distruzione.

Noemi Monteleone 

Classe III B Ragioneria
Istituto "Einaudi", Serra San Bruno

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mini Gall-Campese-CravProcesso da rifare per Vito Gallè (foto, a sinistra), 47 anni, che era stato ritenuto responsabile del duplice omicidio di Angelo Cravè (a destra), 42 anni, e Giuseppe Campese (al centro), 35, avvenuto a Serra San Bruno la mattina del 18 febbraio 2008. La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato, con rinvio alla Corte d'assise d'appello di Catanzaro, la sentenza di condanna a 18 anni di carcere inflitta in appello il 29 giugno 2009.

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