Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
In quei giorni un decreto di Ponzio Pilato ordinò che si facesse il censimento di tutta la Calabria. Questo censimento fu fatto quando era governatore della Serra Padre Umile. Andavano tutti a farsi registrare dai rilevatori raccomandati dal Feroce Salatino. Anche l'Attilio Scriba, che proveniva dalla casa e dalla famiglia dei Cefalì, dalla Città di Spinetto e dalla Machinedha, salì in Comune alla Città, chiamata Serra, per farsi registrare insieme con la sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto, tra un bue e un asinello, che mangiavano in una bitumiera alimentata da un Angelo.
Si vidìa di picciridhu ca viniva na cosazza, minava pugna all'impazzata, e lu chiamaru viatu Nazza. Il cielo si aprì in un suono di Campana. Era nato colui che avrebbe lavato i peccati del mondo, che avrebbe curato le malattie: aveva scritto in fronte che la Sanità sarebbe stata il suo forte, specialmente se si fosse parlato di tuonichi, interni ed esterni, buiacchi, mulazzi e mulacchiuni. Ma sempre un grande amico degli amici. Lo disse subito: i vostri amici saranno i miei amici e gli amici degli amici di Don Peppe saranno anche i miei. E disse: siate amici. E in seguito gettò via, dopo averla usata, la Pistola. Ingrato. E il figlio (fora piccatu) dello Scriba nascette. Diede così alla luce il suo primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una camata, perché non c'era posto per loro nell'albergo delle Colonne.
C'erano in quella regione alcuni briganti che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo rizzo si presentò davanti a loro e la gloria di Don Peppe li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Spinetto un salvatore, che è il Nazzareno. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia, perchè ancora non era nato e già aveva fatto chiudere la ginecologia. Non spaventatevi per la luce, sono le sirene...e non cercano voi briganti». E subito apparve con l'angelo una moltitudine delle migliori Famiglie della bassa locride che lodava Don Peppe e diceva: «Gloria a Don Peppe nel più alto dei piani di Siano, e pace in terra agli uomini che egli ama».
La conclusione ufficiale dello psicodramma andrà in scena domani, con la formalizzazione della lettera di dimissioni che è già pronta sulla scrivania del segretario generale del comune di Catanzaro. Domattina verrà protocollata: da quel momento Michele Traversa avrà 20 giorni per ripensarci, ma è lui stesso a chiarire che non tornerà indietro, e dicono sia un uomo di parola. Pare che nel giorno più lungo della sua carriera politica, cioè ieri, abbia ceduto anche emotivamente di fronte al suo fallimento, come lo ha definito lui stesso. Dicono addirittura di averlo visto in lacrime, sofferente e depresso nel chiedere scusa alla sua città. Ma non se la sentiva, l'ex presidentissimo. Non poteva essere lui "a licenziare padri di famiglia e a chiudere le scuole", e dunque ha scelto.
Ha scelto tra se stesso e i catanzaresi, il sindaco-deputato. Ha scelto le vellutate poltrone di Montecitorio, perchè pare che lo scranno di primo inquilino di palazzo dei Nobili attualmente sia postazione molto meno comoda. L'analisi politica va fatta, senza faziosità, poichè lo spessore e l'onestà del personaggio lo richiedono. E dunque: il comune sta per sforare il Patto di Stabilità per 12 milioni di euro; c'è una voragine nelle casse dell'ente; le società partecipate sono al collasso e molti lavoratori rischiano il licenziamento; l'edilizia scolastica è in una situazione gravissima, con tanti edifici attualmente frequentati che sono ad alto rischio e che quindi dovranno essere chiusi; la gestione dei rifiuti è in tilt e la discarica di Alli è una polveriera pronta ad esplodere. Tutto vero, e tutto già noto da mesi, soprattutto. Traversa non poteva non sapere: prima delle elezioni, durante la campagna elettorale, nei suoi primi 6 mesi di mandato. Ed anche i catanzaresi sapevano, e proprio perchè sapevano avevano scelto, in massa, di affidarsi nelle mani di quell'amatissimo ex presidente della Provincia, che era diventato un simbolo del buon governo anche per gli avversari. Un politico vecchio stampo, una persona di grande esperienza, un ex fascista diventato col tempo sempre più "istituzionale", un uomo che, in democrazia, sa comandare e sa far funzionare le cose: per questo Traversa aveva stravinto contro l'ottimo ma imberbe Scalzo, a cui gli apparati regionali del Pd - sempre fautori di dinamiche politiche medievali - hanno dato spazio solo perchè c'era la certezza di perdere. Doveva essere un messia, l'uomo della provvidenza per la città capoluogo di regione, per questo l'avevano votato tutti. E invece.
Ammette il fallimento, il sindaco-deputato, e getta la spugna. Chiede scusa, e fa bene, perchè ha tradito i suoi elettori. E' onesto nel farlo, ma le difficoltà della città sono solo delle concause. Il motivo principale è uno, e riguarda molto poco l'interesse generale e molto di più quello di un singolo, lui. Basta domandarsi, con la stessa onestà che si riconosce, a ragione, a Traversa, perchè tutto ciò sia successo ora. Perchè il sindaco getta la spugna proprio adesso? La risposta è una sola, e sta nella decisione della giunta per le elezioni di Montecitorio di obbligarlo a scegliere tra il Comune e la Camera. Inutile nascondersi. Dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha sancito l'incompatibilità tra le due cariche, Traversa aveva preso tempo, ma adesso una recentissima lettera del presidente della Camera lo ha obbligato a scegliere, e lui ha scelto. Non ha scelto quando ha scoperto il buco nelle finanze comunali, non ha scelto quando ha saputo delle difficoltà che avrebbe avuto nell'amministrare, ha scelto quando è stato obbligato. E, oltre a scaricare una città intera in nome di una sua convenienza personale, ha provocato un terremoto anche nel suo partito.
Si è subito dimesso, infatti, da coordinatore provinciale del Pdl, ma molti, troppi nel partito catanzarese hanno preso le sue dimissioni come un ceffone politico che sarà difficile smaltire. Sì, è anche probabile, come dice Traversa, che Catanzaro resterà in mano al centrodestra, ma con che animo e con che fiducia torneranno alle urne i cittadini, a distanza di un anno dall'avvento del messia, sapendo di essere stati traditi anche dal più popolare e amato punto di riferimento politico di Catanzaro? E infine Traversa, che ha fatto cose meravigliose come il parco della Biodiversità, non prova alcun imbarazzo nel chiudere la carriera politica abbandonando la sua barca in cattive acque per salpare verso lidi ben protetti da privilegi vitalizi?
Sconfitta a Locri per il team del presidente Claudio Pisani (foto). Passano in vantaggio prima gli ospiti con Capone. Il Lokron, però, riesce addirittura a ribaltare il risultato e a chiudere la prima frazione sul risultato di 2 a 1. Nella ripresa, gli amaranto allungano portandosi sul 3 a 1 e, quasi al termine, De Caria G. trova il gol del definitivo 3 a 2. Al ritorno dalle festività, i bianco blu ospiteranno i cosentini dell’ Amantea che, a loro volta, hanno dovuto cedere il passo al Fabrizio. Goleada per l’ Odissea 2000 contro il malcapitato Citrarum. Seconda vittoria consecutiva per l’ Atletico Catanzaro, che supera il sempre ostico Cataforio. Pari e patta tra Città di Paola e Catanzarese; mentre il Città di Rende ha la meglio sul fanalino di coda Città di Fiore. Battuta d’arresto inaspettata anche per il Calabria Ora a Crotone. Nel corso del match tra Lokron e Serra, un fatto spiacevole ha visto protagonisti il portiere biancoblu, Angelo Carrera ed un altro giocatore del Serra, Simone Capone che, nel corso dell'incontro, avrebbero ricevuto degli sputi da alcuni tifosi. Un gesto da condannare, ovviamente. Si spera soltanto che, a questo punto, la società del Lokron prenda le dovute distanze da questi elementi.
Amantea |
Fabrizio |
2 |
- |
3 |
Città di Paola |
Catanzarese |
5 |
- |
5 |
Lokron |
Serra |
3 |
- |
2 |
Odissea 2000 |
Citrarum |
12 |
- |
1 |
Atl.Catanzaro |
Cataforio |
5 |
- |
3 |
Città di Rende |
Città di Fiore |
7 |
- |
2 |
Kroton |
Calabria Ora |
5 |
- |
3 |
La situazione, nella città capoluogo, si evolve di minuto in minuto, e sembra farsi sempre più incerta la permanenza di Michele Traversa alla guida dell'amministrazione comunale catanzarese. Proprio oggi pomeriggio, intanto, i consiglieri comunali che sostengono la maggioranza di centrodestra a palazzo dei Nobili si sono rivolti direttamente al presidente della Regione Scopelliti, affinchè intervenga in prima persona per far desistere il primo cittadino dall'intento di dimettersi.
Il deputato-sindaco catanzarese, com'è noto, è obbligato a scegliere tra i due incarichi che ricopre, alla luce di una recente sentenza della Corte Costituzionale che ne ha sancito l'incompatibilità. Ma decisivo, per la sofferta scelta di Traversa, potrebbe essere stato il fallimento della sua recente missione romana, effettuata per cercare di trovare una qualche ancora di salvataggio governativa per le disastrate casse del suo comune, sull'orlo del dissesto. L'incontro con il segretario del Pdl Angelino Alfano, però, sembra non aver prodotto i frutti sperati: pare che il successore di Berlusconi alla guida del Pdl abbia sostanzialmente spiegato al "suo" deputato che, con l'attuale situazione economica nazionale e con la manovra Monti alla prova del Parlamento, un salvacondotto finanziario preferenziale per il comune di Catanzaro sarebbe stato improponibile e difficile da sostenere. Stando così le cose, con il suo comune ad un passo dal default e senza una via d'uscita, Traversa starebbe quindi meditando di abbandonare la guida della città e rimanere parlamentare. Un minimo di margine potrebbe ancora esserci, poichè rimane da vedere l'effetto di un eventuale tentativo di Scopelliti di convincere Traversa a rimanere sindaco. Il diretto interessato, comunque, ha fatto sapere che in ogni caso la sua scelta definitiva verrà resa nota entro la fine dell'anno.
La tranquillità è sparita, e Serra San Bruno non c’è più. O meglio c’è ancora, ma è così cambiata che si stenta a riconoscerla. In città si respira un’aria tanto leggera quanto paradossale. Gli scalpellini, i falegnami, le maestranze di un tempo sono state maldestramente rimpiazzate da orde di cannibali, poppanti malati di ‘ndrangheta e aspiranti veline smaniose di libertà a buon mercato. Un circo all’aperto, un mondo alla rovescia. Dove basta un nonnulla ed una banale lite si tinge di vendetta. E gli anziani, unica credibile guida popolare, vengono costretti ai margini del tessuto socio-culturale. Dispensatori di saperi passati di moda. Voci fuori campo come nelle strisce dei Peanuts. Tanto che sembra normale che siano bastati solo due mesi per relegare all’oblio il clima mistico dettato dalla venuta del Pontefice. Un’illusione scaduta in fretta come un barattolo di yogurt dimenticato in fondo al frigorifero.
Benedetto XVI aveva lasciato un messaggio impregnato di senno ed equilibrio, che nessuno neanche lontanamente ha pensato di dover seguire alla lettera. E cosi il tran tran quotidiano si trasforma in uno scenario degno della New York del primo ‘900. Dominata da gangs e coltelli.
Basta poco e Serra si popola di personaggi che sembrano usciti dai peggiori articoli di cronaca. Intere colonne di giornale che raccontano di vissuti diversi ma sempre della stessa violenza.
Un attivista e tutta la sua Associazione vengono minacciati con un bossolo di lupara sistemato ai piedi dell’uscio di casa, dritto su se stesso come gli abeti secolari che ci dominano dall’alto dei boschi. Contemporaneamente una squadriglia di teppistelli pensa bene di animare una notte altrimenti vuota sfregiando qualche autovettura, sfondando l’entrata di una palestra e di una scuola pubblica. Giusto per distruggere e saccheggiare qualcosa. Un noto avvocato viene accarezzato a pugni da un parente. I furti nelle case del centro storico continuano ad essere all’ordine del giorno, o meglio della notte. Un tenace trentacinquenne si mostra deciso a riconquistare l’ex-moglie minacciandola con un serramanico. Due ragazze rivali in amore dibattono l’oggetto del conteso armate di sbruffonate e coltelli, meglio del Rugantino nella Roma del Papa Re.
Il bacillo della violenza contamina tutti ed anche i patrizi della politica pare non ne siano immuni: un consigliere regionale avrebbe (il condizionale è d’obbligo) spiegato a suon di pugni ad un suo ex-dipendente che non avrà mai i soldi che gli spettano, almeno stando a quanto ha denunciato alla polizia la presunta vittima dell’aggressione.
Ed allora, come si fa a riprendere il cammino in direzione di un orizzonte nuovamente umanizzato? Su quali basi si può fondare la riconquista di un'armonia entro uno spazio ormai distrutto e sconvolto? Quale cura si può auspicare se l’interesse per la drammatica uccisione di Pasquale Andreacchi, a distanza di soli due anni, si è affievolito nell’indifferenza più totale, raffreddatosi come la cera colata dalla testa di una candela stanca?
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