Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
La doula Micòl De Castillo, esperta di parto e allattamento naturale, torna in Calabria con due nuovi incontri incentrati su ecologia del grembo, maternità possibili e scelte consapevoli. In collaborazione con l’associazione culturale “I Sognatori”, venerdì 21 e sabato 22 novembre alle ore 16, Al Centro di Torre (Palazzo Martelli, Biblioteca e sala consiliare, Via Mazzini 3, Torre di Ruggiero), sede della stessa associazione, Micòl incontrerà donne e madri per confrontarsi insieme sull'importanza dei naturali cicli femminili, sulla fertilità e il concepimento consapevole, sul contatto madre-figlio e sull'accudimento del neonato e del bambino.
Non si può infatti parlare di “uomo” e “Natura” come entità separate: una buona consapevolezza delle funzioni riproduttive, una buona nascita e un accudimento rispettoso dei cicli hanno conseguenze sulla salute delle future generazioni e sulla direzione che intraprenderà l'evoluzione umana.
Questo il programma degli incontri autofinanziati:
Venerdì 21 novembre ore 16:
Incontro di informazione e condivisione sui cicli femminili;
Fertilità e concepimento consapevole
Sabato 22 novembre ore 16:
Portare in fascia: l’importanza del contatto madre-figlio nei primi anni di vita;
Cerchio femminile: l’accudimento del bambino
A seguire, ore 18:
“Cinema al Centro", proiezione dello spettacolo teatrale "Nati in casa" di Giuliana Musso, un divertente monologo che mette in evidenza le differenze fra i parti di ieri e di oggi.
Nel tardo pomeriggio di oggi, a partire dalle 18, nei locali del gradevole ed accogliente L’ormeggio di Vibo Marina, sarà presentata la nuova testata cartacea de Il Vizzarro. L’inserto settimanale curato dalla concessionaria di pubblicità PubbliOra - disponibile ogni giovedì in edicola all’interno del quotidiano regionale L’Ora della Calabria - si guadagna quindi la scena dell’illustre wine bar di Porto Santa Venere, di recente affidato ad una nuova gestione, pronta a rilanciare i canoni del divertimento da public house, accompagnati da una buona e sana dose di cultura. Il programma della serata prevede - oltreché la presentazione de il nuovo Vizzarro, in uscita fra soli cinque giorni con il suo secondo numero – anche una localissima Cena Sociale (dalle ore 20.00) e, successivamente, un piacevole duetto live Mandolino & Chitarra acustica (ore 22.00).
Riceviamo e pubblichiamo:
Dei tanti parcheggi politici dell’ultim’ora di sicuro la Calabria è quello più abusivo. Come se non bastasse già Rosy Bindi, eletta plebiscitariamente manco fosse nata in Aspromonte nelle scorse primarie democrat, adesso il Piddielle ha calato l’asso di bastoni. Che in gergo locale, da non confondersi, anche se sembrerebbe, con “lato Berlusconi”, significa “metterlo prepotentemente nel lato B”. Scilipoti finalmente ha preso la cittadinanza ultra meridionale. Un vero primato. Roba da porcellum. Porcellum e promesse mantenute. Perché se è vero, com’è vero, che il cosiddetto “responsabile” (o “salva-culi” che dir si voglia) è riuscito nell’impresa di tenere a galla per qualche altro mese il governo ante-Monti, è altrettanto vero che il tornaconto richiesto per tale gesto è stata senza dubbio la riconferma parlamentare. Anzi, Quirinale.
La notizia di Scilipoti l’Africano in Calabria circolava già dalle prime ore del mattino. I big locali, con in testa il governatùr Giuseppe Scopelliti, hanno improvvisamente messo mano ai telefoni per bestemmiare in faccia ad Angelino Alfano, contestando l’inatteso regalo del loro principale. Addirittura, il cosiddetto “responsabile di fine seconda repubblica”, avrebbe dovuto posizionarsi nella prima piazza regionale, davanti a pezzi da 90 come il mammasantissima Tonino Gentile e l’assessoressimo “rrriggitanu” Antonio Caridi. Poi, finalmente, lo scatto d’orgoglio del popolo oppresso. “Eh no – avranno bisbigliato bestemmiando sottovoce gli scalzati pidiellini – a tutto c’è un limite. Scipilo, Scilito, Scilicomecazzosi chiama no. Almeno si fosse portato la Tommasi, giustu u ndi facimu l’occhji”. Breve riunione del coordinamento, presa di coraggio e via. “Governatùr pensaci tu”. Ed ecco la magia. Alle ore 20 in punto il buon Mimmo viene piazzato in sesta posizione. Utile ancora certo, perché in Calabria, evidentemente, gli Scopelliti and friends hanno certezza scientifica dei loro consensi.
Storie quotidiane di sottomissioni meridionali. Succede così da 150 anni. E pensare che Scopelliti ce l’aveva messa tutta per ridare un filo di dignità e moralità al partito, regalandosi appena qualche giorno fa una Scopelliti buona che, per l’appunto e a dispetto del cognome, non è neanche lontanamente parente. Rosanna, figlia del giudice Antonino Scopelliti ammazzato dalla ‘ndrangheta su ordine di Cosa Nostra nel 1991, è ad honoris cause nelle liste per la Camera al secondo posto. Praticamente con due piedi in Parlamento. Lei, da ingenua inesperta qual è, ha dichiarato felicemente di “voler dare voce alla parte onesta della Calabria ad oggi poco considerata”. E aggiunge, disconoscendo totalmente la sua blindata elezione, “qualora lo vorranno”. Intanto, per far capire al mondo intero la sua posizione in merito al conflitto di interessi, la Scopelliti buona si licenzia subito dal coordinamento del movimento antimafia “E adesso ammazzateci tutti”.
Ma ritornando all’uomo per tutte le stagioni, ovvero Mimmo “ ‘o responsabile ”, capace in un attimo di offuscare la verginità ritrovata del Pdl calabrese, è davvero troppo facile intuire come lo stesso sia il vero scheletro negli armadi della nascitura Terza Repubblica. Persino più di Dorina Bianchi nota esponente del “PddL” (Partito democratico della Libertà) e nata politicamente per caso nel 2001 all’interno di una lista civetta chiamata niente meno che “Abolizione Scorporo”. Un centro-destra, insomma, che – malgrado alcuni lo pensassero incapace di stupire gli italiani – ha nuovamente stupito il bel Paese, piazzando sul mercato elettorale alcuni personaggi. Più simili a dei bardotti che a dei cavalli di razza.
Riceviamo e pubblichiamo:
Finalmente! Era ora! La notizia del sequestro dell’invaso dell’Alaco che rifornisce di acqua 80 comuni calabresi, tra i quali, anche, Serra, consente, da una parte, di tirare un sospiro di sollievo, dall’altra, fa lievitare l’apprensione e le preoccupazioni dei cittadini/consumatori che, ormai, da anni, utilizzano quell’acqua per bere, cucinare, lavarsi etc. Ora, è necessario attendere l’esito delle indagini, anche per sapere cosa Sorical e soci ci abbiano propinato. In ogni caso, l’intera vicenda pone, ancora una volta, in evidenza il ruolo marginale e subalterno della politica. Eppure, che l’acqua non fosse buona, ormai, lo sapevano tutti o quasi, forse, anche, qualche amministratore comunale che, di giorno, invitava i cittadini a bere dal rubinetto e di sera andava a rifornirsi alla “scorciatina”. Che il problema fosse maledettamente attuale, lo si era intuito anche nella passata campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale, allorquando tutti i candidati avevano assunto impegni precisi per “staccare il comune da Sorical”. Il più originale, quello con la ricetta più persuasiva e convincente era stato, però, l’attuale sindaco, il quale aveva promesso un carico di picconi da consegnare ad “esperti boscaioli”, i quali, nelle vesti di rabdomanti avrebbero dovuto trovare l’acqua, incanalarla e portarla nelle case dei serresi. Ma parafrasando Rino Gaetano, gli attuali amministratori “partiti incendiari e fieri, sono arrivati pompieri”, nel senso che appena si sono insediati, non solo, non hanno affrontato il problema, ma lo hanno addirittura negato, in perfetta sintonia con quanto fatto, anche, prima del 2011. A ciò si aggiunga il silenzio pressoché assordante dei vari protagonisti politici degli ultimi anni. Eppure, come spesso accade, c’è sempre qualcuno che, pur non avendo mai proferito parola, alla fine dice “l’avevo detto!”. La verità, però, è un’altra, a sollevare il caso, facendolo entrare nell’agenda politica è stato un solo consigliere comunale, ovvero sottoscritto, il quale, in tempi non sospetti e in particolare il 9 luglio 2008 presentava una richiesta di accesso agli atti relativi alle analisi delle acque erogate nel territorio comunale. In data 5 agosto dello stesso anno, presentata un’interrogazione indirizzata al sindaco, dopo qualche giorno è stata diramata un’ordinanza per vietare l’uso dell’acqua. Le altre interrogazioni, portano le date del 2 settembre 2009; 20 luglio 2010; 1 agosto 2011. A ciò si aggiunga che, nell’indifferenza di molti, il 16 dicembre 2011 ho denunciato pubblicamente il contenuto della convenzione con la quale in cambio di 30 mila euro il comune rinunciava a tutte le controversie pendenti con Sorical. Potrei, inoltre, citare i moltissimi comunicati stampa, gli articoli o i servizi televisivi nei quali ho richiamato l’attenzione sul problema. Il tutto è chiaramente documentato e documentabile ed a disposizione di chi, eventualmente, volesse prenderne visione. Eppure a fronte di tutti questi interventi, delle continue ordinanze di non potabilità, nessuno, tra gli amministratori, si è mai preoccupato di guardare al di là del naso, al contrario, sindaci, assessori e consiglieri comunali succedutesi si sono sempre limitati ad esibire il, semplice, risultato delle analisi, anche, quando era evidentemente contraddetto dal colore e dall’odore dell’acqua. Che dire poi dei big della politica, come i consiglieri regionali, i quali, nonostante, Sorical sia una società le cui azioni sono detenute al 51 % dalla Regione Calabria, non si sono preoccupati di presentare neppure una semplice interrogazione per cercare di far luce su una vicenda che riguarda, in fin dei conti, la salute dei cittadini. Non solo, la politica si è fatta notare, ancora una volta, per la sua assenza e quando è intervenuta ha perso una buona occasione per tacere. Chi in passato ha minacciato di denunciarmi, chi ha, subdolamente, insinuato che l’acqua fosse artatamente colorata per screditare l’amministrazione, chi, irresponsabilmente, ha invitato i cittadini a bere dal rubinetto dovrebbe avere il pudore di chiedere scusa e dimettersi o per lo meno di tacere.
Mirko Tassone (consigliere comunale 'Al Lavoro per il Cambiamento')
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