Lunedì, 29 Giugno 2015 11:14

Serra, il Comitato pro Serre: 'Scura come Scopelliti, vogliono chiudere l'ospedale'

Scritto da Redazione
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SERRA SAN BRUNO – Il Comitato Civico Pro Serre è tornato in piazza. E, ancora una volta, lo ha fatto per mantenere alta l'attenzione sulla sanità dell'entroterra vibonese ed, in particolar modo, per quel che riguarda la situazione dell'ospedale “San Bruno” che, nel corso degli anni, è stato oggetto di un forte ridimensionamento.

Nel tardo pomeriggio di ieri, nella centralissima piazza Monumento, di fronte ad una folta cornice di pubblico, il sodalizio ha organizzato un'assemblea pubblica, nel corso della quale sono stati anche resi noti i particolari del ricorso straordinario al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che l'avvocato Angelo Calzone depositerà nei prossimi giorni per conto del C.O.MO.CAL., l'associazione costituita dai quattro comitati civici nati, appunto, in difesa degli ospedali di montagna di Serra San Bruno, Acri, San Giovanni in Fiore e Soveria Mannelli. Il ricorso, nello specifico, mira a contrastare il decreto numero 9, emanato il 2 aprile scorso, dal commissario ad acta per il piano di rientro dal disavanzo sanitario, Massimo Scura, riguardante la riorganizzazione della rete ospedaliera calabrese.

Ad intervenire nel corso dell'assemblea, è stato il presidente del Comitato Civico Pro Serre, Salvatore Albanese il quale, in sostanza, ha informato la cittadinanza sui punti presenti nel decreto di Scura, che si preoccupano di disciplinare nel dettaglio la riorganizzazione della rete ospedaliera. Il rappresentante del sodalizio – che, da anni, attraverso innumerevoli iniziative, ha sempre denunciato lo stato di degrado e abbandono in cui versa l'ospedale “San Bruno” - ha esordito ponendo l'accento sul problema della mobilità passiva, vale a dire l'insieme delle prestazioni sanitarie che i calabresi effettuano fuori regione. Secondo quanto riferito dal presidente del Comitato, ed in base anche a quanto riportato dal decreto del commissario Scura, per l'anno 2012 «si registra un tasso di ospedalizzazione in mobilità extraregionale pari a 31 per 1000 abitanti, relativo a 60.916 ricoveri» per un tariffario complessivo che si attesta a poco più di 214 milioni di euro. Sempre con riferimento alla mobilità passiva, inoltre, «i ricoveri per gli interventi chirurgici delle maggiori patologie oncologiche nell'anno 2012 sono stati 1999, pari al 37% del volume complessivo» mentre, «per quanto riguarda la chirurgia ortopedica emerge una mobilità passiva pari ad oltre il 50% della produzione regionale». Gli interventi effettuati nella regione nell'anno 2012 «sono stati infatti 9645, mentre quelli effettuati dai cittadini calabresi al di fuori della regione Calabria sono stati 4927». Nel frattempo, però, «il percorso di riordino della rete delle post-acuzie non è stato ancora effettuato; le reti di specialità non sono state ancora definite; la riorganizzazione della rete ospedaliera è stata oggetto di provvedimenti parcellizzati e, in ogni caso, non completamente implementata» e, come se ciò non bastasse, «esistono significativi ritardi nella programmazione della rete territoriale e della specialistica ambulatoriale». Un decreto, dunque, quello di Scura, che rappresenta una sorta di continuità con quanto già avviato in precedenza dall'ex commissario ad acta per il rientro dal deficit sanitario ed ex presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, specie nella parte in cui si evidenzia che «il percorso virtuoso iniziato nel 2010 è soltanto all'inizio».

Albanese, però, si è soffermato anche sulla questione relativa alla costruzione dei nuovi ospedali ed, in particolar modo, per quel che riguarda il presidio di Vibo Valentia che, sempre secondo quanto riportato nel decreto di Scura, «sostituisce totalmente l'attuale offerta pubblica dell'area interessata». In sostanza, dunque, il nosocomio del capoluogo di provincia tenderà ad assorbire tutti i posti letto attualmente distribuiti nel Vibonese e, di conseguenza, anche quelli dell'ospedale “San Bruno” che, con il percorso avviato dal nuovo commissario regionale alla sanità, dovrà «essere dotato di un reparto con 20 posti letto di medicina generale con un proprio organico di medici ed infermieri; una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day Surgery o, eventualmente, in Week Surgery, con la possibilità di appoggio nei letti di medicina per i casi che non possono essere dimessi in giornata; un Pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato all'Emergenza-Urgenza, integrata alla struttura complessa del DEA di riferimento, che garantisce il servizio e l'aggiornamento relativo». È prevista, inoltre, la possibilità di «eseguire indagini radiologiche con trasmissione di immagine collegata in rete al centro hub o spoke più vicino ed indagini laboratoristiche semplici in pronto soccorso; la presenza di una emoteca», mentre il personale «deve essere assicurato a rotazione dall'ospedale hub o spoke più vicino». L'organico medico dell'ospedale di zona montana, dunque, risulta essere così dimensionato: «Quattro medici di medicina generale (presenza di un medico 12 ore, 5 giorni la settimana + 6H, 2 giorni alla settimana + reperibilità) che fanno riferimento alla struttura complessa del DEA di riferimento; quattro medici di chirurgia generale (12H, 5 giorni alla settimana + reperibilità diurna e doppia notturna, non hanno reparto), che fanno riferimento alla struttura complessa del DEA di riferimento; quattro medici anestesisti (12H, 7 giorni la settimana + reperibilità notturna) che fanno riferimento alla struttura complessa del DEA di riferimento e cinque medici di medicina e chirurgia d'accettazione e d'urgenza (presenza di un medico 24H, 365 giorni all'anno e con la medicina generale che partecipa all'attivazione della guardia attiva) che fanno riferimento alla struttura complessa del DEA di riferimento». La realtà, però, purtroppo «è ben diversa», visto e considerato che, come rilevato da Albanese, attualmente, nell'ospedale "San Bruno", c'è una «forte carenza di personale»

Infine, il presidente del Comitato Civico Pro Serre - oltre a denunciare anche i forti disagi che, per via della riorganizzazione della rete ospedaliera, saranno costretti ad affrontare i cittadini delle zone più interne – ha concluso invitando la popolazione a stare «più vicina possibile al Comitato che, comunque sia, continuerà a lottare e a difendere un diritto inviolabile, che è quello alla salute», annunciando inoltre l'avvio di una raccolta fondi per finanziare il ricorso al presidente della Repubblica. 

 

 

 

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