Di seguito alle mobilitazioni organizzate nei giorni scorsi dai lavoratori del bacino Lsu-Lpu, per protestare contro la mancata stabilizzazione delle loro posizioni lavorative, sono arrivati anche diversi interventi da parte dei politici locali in merito alla questione. Il sindaco di Simbario, Ovidio Romano attraverso una nota ha dichiarato: «È sicuramente nostro dovere e di tutti gli enti locali calabresi assumere una posizione fermamente vicina alle lotte che i lavoratori Lsu ed Lpu della nostra regione stanno portando avanti ormai da diversi giorni per vedere riconosciuta la loro dignità e il diritto delle loro famiglie a una prospettiva di futuro meno labile ed insicura».

«Credo di poter estendere questa mia opinione – ha continuato Romano – ai molti sindaci che rappresentano piccole comunità, molto spesso in situazioni di bilancio precarie e con scarse risorse economiche ma che pur sempre devono garantire quantomeno i servizi essenziali ai cittadini. È proprio grazie a questi lavoratori che si rende possibile la raccolta dei rifiuti, la sistemazione delle strade, le riparazioni delle reti idriche e tante altre attività quotidiane che contribuiscono al decoro urbano».

Nel prosieguo della nota il primo cittadino di Simbario ha sostenuto che «per troppo tempo si è preferito mettere la polvere sotto il tappeto evitando di affrontare e risolvere un problema che se dovesse esplodere porterebbe al collasso molti Enti locali. È un rischio che non possiamo assolutamente correre e che nessuna logica di tagli lineari potrebbe farci accettare. Se privati di questa risorsa umana difficilmente avremmo la possibilità di adempiere ai nostri compiti principali e i cittadini tutti si vedrebbero privati delle condizioni più elementari del vivere civile. Spero – si legge infine – che le istituzioni tutte sappiano dare giuste risposte alle aspettative di chi non chiede altro che il riconoscimento sacrosanto della propria dignità e del proprio diritto ad esistere come persona e non come numero in possesso di una scheda elettorale».