Martedì, 18 Dicembre 2018 12:38

I consiglieri Pd di Vibo attaccano la segreteria provinciale: «Commissione di garanzia farlocca»

Scritto da Redazione
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VIBO - Tiene ancora banco la diatriba interna al Pd di Vibo scaturita alle ultime elezioni provinciali dai voti dei consiglieri dem che sarebbero andati al centrodestra per l’elezione dell’attuale presidente Solano, a scapito del candidato Antonino Schinella. È di ieri, infatti, la diffida (qui l'articolo) del segretario provinciale Enzo Insardà nei confronti dei 6 consiglieri “traditori” del Pd vibonese chiamati «ad astenersi dall’assumere iniziative in nome e per conto del partito e dall’utilizzare il simbolo del Partito democratico fino a nuove eventuali e successive comunicazioni». Come dichiarato infatti dal segretario provinciale i 6 consiglieri risulterebbero sottoposti a procedimento disciplinare da parte della Commissione di garanzia della Federazione provinciale, a seguito – si legge nella diffida di Insardà – di «gravi comportamenti assunti nell’attività del proprio mandato».

In risposta alla diffida i consiglieri, Giovanni Russo, Stefania Ursida, Giuseppe Cutrullà, Pasquale Contartese, Antonino Roschetti e Antonia Massaria hanno così risposto: «Apprendiamo dalla stampa dell’esistenza di una farlocca commissione di garanzia all’interno del Partito Democratico vibonese. Tanta e tale è l’approssimazione con cui si muove la federazione provinciale, forse dettata dalla frenesia trasmessa dal consigliere regionale Mirabello e da qualche altro dirigente, che come al solito, nelle chiuse stanze di quello che è rimasto del Pd vibonese, si aprono procedimenti illegittimi all’insaputa degli stessi interessati. Da anni invochiamo trasparenza nell’azione della federazione provinciale, trasparenza che è sempre mancata al punto che ad oggi nessuno conosce chi siano i componenti dell’assemblea provinciale, né tanto meno da chi sia composta la direzione provinciale. Inutile poi, chiedersi se esista una segreteria provinciale».

In merito alla Commissione di garanzia i consiglieri hanno continuato dicendo: «Oggi però apprendiamo che esiste una commissione di garanzia farlocca. Si, proprio farlocca! Commissione di garanzia che è la plastica dimostrazione di come l’attuale dirigenza provinciale, guidata da un improvvido segretario e da un consigliere regionale che vorrebbe fare da padre padrone, non siano in grado nemmeno di leggere ciò che prevede il regolamento delle commissioni di garanzia. A tal proposito alleghiamo qui il link e ci pregiamo di sottolineare anche cosa prevede l’art. 4 dello stesso regolamento al comma 2:

Le Commissioni regionali e delle province autonome sono formate da un numero di componenti dispari non superiore a nove. Le Commissioni provinciali e territoriali sono formate da un numero di componenti dispari non superiore a sette, ed al successivo comma 6: L’incarico di componente di una delle Commissioni di garanzia è incompatibile con l’appartenenza a qualunque altro organo del Partito Democratico. Ancora, l’art. 9 in merito all’apertura del procedimento al comma 1: Nei confronti dell’iscritta/o o dell’elettore/rici che contravvenga alle regole dello Statuto, del Codice Etico e ai doveri che da essi discendono, può essere richiesta l’apertura di un procedimento disciplinare da parte di un singolo ovvero di un organo di partito. La richiesta deve essere presentata al circolo di appartenenza dell’iscritto/a che la inoltra alla Commissione di Garanzia prevista nel relativo Statuto regionale. Per l’iscritta o l’iscritto ai circoli d’ambiente ovvero ai circoli on line, la richiesta deve essere presentata alla Commissione di Garanzia provinciale".

Poiché apprendiamo che la farlocca commissione di garanzia, di cui non conosciamo nemmeno gli estremi di nomina, è composta da n. 4 componenti che sono rispettivamente: Sergio Rizzo (responsabile enti locali Provinciale), Wladimira Pugliese (dirigente regionale del Pd), Giovanni Scaturchio (segretario di circolo di Dasà) e Nazzareno Fialà (segretario di circolo di Ionadi). Viene da sé – si legge infine nella nota – che in ottemperanza a quanto previsto dal succitato regolamento, essa stessa sia illegittima e che non abbia nessuna autorità ad intraprendere alcun procedimento nei confronti di chicchessia. Invitiamo gli amici, che oggi si ergono a classe dirigente del Pd di Vibo Valentia, a istruirsi per bene prima di incappare in altre analoghe figuracce. Certo, non possiamo che esprimere tutto il nostro dispiacere nel vedere che oggi il Pd vibonese ormai sia in mano a quattro dilettanti allo sbaraglio, che non conoscono neppure le elementari norme interne che regolano il funzionamento del partito».

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