Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Ci sarà bisogno di ulteriori scavi per acquisire maggiori informazioni riguardo all’antico selciato rinvenuto sabato scorso nei cantieri operanti per la realizzazione di un
tronco della Trasversale delle Serre. I lavori di costruzione dell’arteria stradale - che andrà a collegare “Montecucco” con l’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria - avviati nel marzo scorso, hanno come data inderogabile di consegna il 31 dicembre 2015, ma è plausibile che a questo punto il termine possa slittare ulteriormente proprio per via del reperimento dei ruderi di importante interesse archeologico.
La decisione di approfondire con ulteriori rilievi quanto emerso fortuitamente in fase di scavo, è stata disposta nelle ore scorse in seguito ad un sopralluogo tenuto dalla dottoressa Silvana Iannelli, responsabile della Sovrintendenza ai Beni archeologici della Calabria, coadiuvata da altri specialisti del settore, tra i quali la stessa archeologa intervenuta sul cantiere al momento del ritrovamento. La presenza della professionista durante lo svolgimento dei lavori era proprio connessa al fatto che gli scavi si stanno effettuando in un sito di forte interesse archeologico. È stata proprio quest’ultima a notare l’emergere in superficie dell’antico percorso e a bloccare il prosieguo dei lavori. In conseguenza a questi primi accertamenti operati sul posto direttamente dai referenti della Soprintendenza, verranno realizzate ulteriori operazioni di ricerca, concernenti principalmente un’altro scavo da effettuare a distanza di circa mezzo chilometro dal punto esatto del ritrovamento. Le operazioni avranno, dunque, l’obiettivo di accertare in maniera più precisa quale fosse la direzione seguita dall’antico selciato rinvenuto lo scorso sabato e soprattutto quale sia l’epoca storica di realizzazione. I dubbi riguardano infatti una possibile origine risalente all’epoca romana o, piuttosto, medievale della strada.
Tra le ipotesi dei ricercatori vi è inoltre la supposizione che la strada scoperta conducesse verso il luogo in cui era ubicata la remota Belforte, città antica alla quale sono collegate le origini dell’attuale Vazzano, centro posto sul versante tirrenico delle Serre. Nel 1500, Vazzano era sottoposta alla signoria dei Carafa, duchi di Nocera, sotto il nome di Batianum alla dipendenza della baronia di Belforte, l’antichissima Subsicinum dell’Itinerario di Antonino Pio, posta sulle sponde del fiume Mesima. Infatti, proprio nel luogo dove sorgeva l’antico insediamento, era ospitato un fortino che veniva utilizzato come avamposto militare per via della collocazione strategica del posto, utile ad ottenere una visione completa, buona a dominare tutta la vallata del Mesima.
Belforte, che ha dato i natali al più celebre abate dell’ordine basiliano, Sant’Onofrio (da cui prende il nome un altro centro del Vibonese), ed a Sant’Elena, sua sorella, è riportata nella Galleria delle carte geografiche d’Italia dipinte lungo le pareti nei Palazzi Vaticani a Roma da Antonio Danti tra il 1580 e il 1583 su indicazioni di suo fratello, il domenicano Egnazio Danti da Perugia, matematico, cosmografo e architetto. La stessa galleria viene considerata un monumento insigne della cultura italiana, notevole perché grazie a questa nella reggia dei papi si affermò così l’unità geografica e spirituale dell’intera regione italiana.
Gli scavi per la costruzione dell’arteria della Trasversale stanno, dunque, interessando proprio il sito archeologico dei ruderi limitrofi all’antico centro di Belforte, distrutto dal terremoto del 1783 che finì per mettere in ginocchio gran parte dell’Italia meridionale, provocando ben 50mila morti. Proprio a seguito del terremoto, Belforte fu abbandonata dagli abitanti superstiti, che per sfuggire alla malaria, decisero di spostarsi nell’area in cui avrebbero fatto sorgere l’attuale centro abitato di Vazzano.
I luoghi del ritrovamento dell’antico selciato sono quindi da annoverare come uno dei maggiori centri di interesse archeologico del sud Italia, tanto che già nel corso degli anni ’70 erano divenuti oggetto di scavi effettuati, però in maniera non propriamente scientifica, dall’allora parroco del paese don Grillo e da diversi altri abitanti del posto, in particolare giovani. Le ricerche in quelle occasioni si erano rivelate utili a far affiorare diversi suppellettili antichi, alcuni dei quali sono poi finiti custoditi all’interno del Museo di Vazzano, al momento chiuso ai visitatori, mentre altri oggetti ritrovati furono acquisiti dalla Sovrintendenza.
La notizia del ritrovamento del selciato, che si pensa dunque possa condurre alla vecchia Belforte, ha finito per suscitare l’interesse non solo degli addetti ai lavori, ma anche di diversi cittadini che mossi dalla curiosità si sono riversati sul posto, anche e soprattutto perché proprio l’antica città viene considerata dagli studiosi come un insediamento contraddistinto da un grande patrimonio archeologico non ancora ritrovato.
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