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Il Movimento Aquila Rossa, in collaborazione con la Parrocchia San Nicola e San Michele di Dasà e il parroco don Bernardino Comerci, hanno ideato il "Presepe sociale". Un'opera «semplice ed efficace», che contiene «diversi messaggi».
«Nella rappresentazione - scrivono gli organizzatori in una nota - al posto dei pastori ci sono i santi. Non scelti casualmente ma "santi sociali". Ad adorare il bambino ci sono infatti laici e religiosi, che nella loro vita si sono dedicati ad attività sociali, all'aiuto ed educazione di poveri ed emarginati. Posto speciale, visto il Covid-19, per quei santi che, nelle passate pandemie o malattie infettive, hanno aiutato il prossimo. C'è ad esempio San Rocco. Il taumaturgo francese che curò gli appestati e fu contagiato. Vicino a lui Madre Teresa di Calcutta, la religiosa albanese che si dedicò alla cura della lebbra e nel 1985 accettò il rischio di farsi carico dei malati di Aids - virus allora mortale - aprendo per loro un ospizio. Due dei personaggi, ma non i soli. Saranno resi pubblici sui social di Aquila Rossa e della Parrocchia, dal 6 al 15 dicembre prossimo. Uno al giorno, spiegando le causali che hanno portato alla loro scelta».
«Anche la natività – proseguono gli ideatori del “Presepe sociale” - è particolare. La Madonna è coricata con San Giuseppe seduto accanto a lei con in braccio il bambino per lanciare un messaggio speciale. La Madonna, infatti, ha una mano nella mano di San Giuseppe, a simboleggiare l'unione. Due genitori uniti nell'affrontare tutto. L' altra mano è invece sulla spalla di San Giuseppe. Una famiglia unita che si sostiene a vicenda, tanto che sarà San Giuseppe a tenere il bambino da padre premuroso. Gesti che vogliono anche far riflettere sull'attuale crisi economica con i pensieri di mamme e papà nel "mandare avanti la famiglia". Uniti come Giuseppe e Maria, sostenendosi vicendevolmente».
La scelta dei santi è stata fatta invece per «dare un messaggio di speranza, amore, fraternità. In un momento storico in cui stanno aumentando le disuguaglianze sociali, i santi, uomini e donne come noi, sono un esempio d'amore, di fratellanza. Rappresentano però anche i "santi moderni", ossia tutti quei volontari che durante la pandemia, come loro, hanno reso un servizio prezioso, con delicatezza, discrezione. Essi, come i santi succitati, e usando le stesse parole di Papa Francesco "hanno agito in punta di piedi, lontani da microfoni e telecamere ma vicini a persone sole, ammalate e anziane". Inoltre, essendo i santi uomini e donne vissuti in determinati contesti storici, ci aiutano a non mollare. In questo periodo di incertezza e tristezza, c'è il rischio di perdere la speranza. Le loro effigie, che vediamo a distanza di secoli, ci ricordano che abbiamo superato altri momenti simili a questo. Ci offrono una "sacra memoria" che deve essere monito di speranza». Questo è il messaggio che gli organizzatori vogliono lanciare attraverso il “Presepe sociale”. Un messaggio «importante, da veicolare a quante più persone possibili, tanto da decidere che i primi cinque giorni di dicembre saranno dedicati proprio alla sua diffusione».
«Altri messaggi sociali arrivano dalla struttura dell'opera. Il presepe è - letteralmente parlando - dentro la carcassa di una tv. Ciò per lanciare anche un messaggio ambientale. Si è recuperata infatti una parte in plastica dell'apparecchio destinata a rifiuto, riciclandola e riutilizzandola per questo fine».
Il presepe sarà inaugurato e benedetto il prossimo 15 dicembre nella chiesa San Nicola e San Michele di Dasà, dove starà per tutto il periodo natalizio.
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