Lunedì, 10 Agosto 2015 13:02

Amistà, online il nuovo album dei Parafonè

Scritto da Redazione
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Riceviamo e pubblichiamo

Si intitola Amistà il nuovo album dei Parafoné, disponibile sulle piattaforme digitali da sabato 8 agosto.

Undici brani e diverse collaborazioni, alcune di calibro internazionale, per un prodotto discografico intenso e coinvolgente. L’album registra una contaminazione molto ampia e segna per il gruppo un’evoluzione musicale importante, che lo porta ad affacciarsi in modo deciso alla  World music. Gli stessi strumenti utilizzati in fase di produzione suggeriscono sperimentazioni interessanti: agli strumenti tipici calabresi (zampogna, lira, organetto, fischiotti, ecc.) sono stati affiancati strumenti antichissimi provenienti da diversi paesi mediterranei e orientali (tabla, saz, bouzuki, batà, darbuka, ecc.).

Collaborazioni internazionali

Il percorso musicale dei Parafoné, dunque, prosegue in maniera costante e l’intenso lavoro di studio, di ricerca e sperimentazione non conosce sosta alcuna. Un cammino esplorativo che nel tempo ha allargato i propri confini, toccando sfere ben più ampie, fino a ripercorrere tutte le sonorità del Mediterraneo, con slanci oltre orizzonte che richiamano a tratti la musica orientale. A tal proposito, degna di nota la collaborazione con l’artista di fama internazionale Rashmi Bhatt, intervenuto proprio nell’ultima fatica discografica con un capolavoro dal sapore tutto calabro indiano. Lo stesso Rashmi Bhatt sarà presente in due performance live dei Parafoné: il 13 agosto a Sant’Andrea Apostolo dello Ionio e il 14 agosto nel città che ha dato i natali al gruppo, Serra San Bruno. Non da meno, l’intervento del giovane cantante egiziano Eslam Mohamed Adamo, che ha prestato la propria voce per un cantato in lingua araba proprio nel pezzo Amistà. Ad impreziosire alcuni brani, la presenza delle voci femminili e le interpretazioni di una Natalia (Saffioti) in grande spolvero.

Inno all’amicizia

Amistà è un inno all’amicizia, all’incontro, alla fusione di culture diverse, alla ricerca costante della libertà. Nei brani contenuti in questo album, i suoni prendono forma da molteplici strumenti, quasi tutti provenienti da paesi del bacino mediterraneo. Il disco, dai colori musicali variegati, ha preso forma in posti diversi e ambienti quasi indefiniti, e più che descrivere luoghi si sofferma a descrivere storie, persone. In un mondo distratto, in cui l’amicizia dovrebbe occupare il posto più importante, ma allo stesso tempo rappresenta un concetto sempre più difficile da attuare, Amistà propone questo tema come sentimento di rilancio per agevolare l’incontro tra persone, tra popoli, tra paesi, tra religioni, ecc. La stessa canzone che dà il nome al disco, racchiude un pensiero globale, che abbraccia i popoli di tutto il mondo: un sogno, più verosimilmente un’utopia.

Breve passaggio attraverso alcuni brani

Con Amistà, i Parafoné hanno guardato oltre i confini della propria terra, con l’intento di tornare a guardare la musica e il posto in cui vivono con un’altra ottica. Amistà è un disco da viaggio, perché rappresenta esso stesso un percorso che conduce alla scoperta di intrecci musicali nuovi, appartenenti a popoli diversi, incontratisi un po’ per caso e fortemente voluti in questo album. Con "La notti passa", l’invito è di abbandonare definitivamente l’atteggiamento di autocommiserazione, tipico calabrese, per rialzare la testa, radunare le proprie forze e ricominciare a camminare in modo deciso. La Calabria è molto presente nel disco e "Dorma" ne rappresenta la sua ninna nanna per la sera, mista ad un buongiorno che suggerisce un’invocazione al risveglio e alla gioia. In stile tipico Parafoné, non poteva mancare un pezzo goliardico e spensierato come "Pizzicariedhu". Come un’onda emozionale, l’intero disco entra ed esce dalla tradizione. Un salto a piedi uniti nella tradizione popolare viene fatto con "Ma l’uocchiu", un brano che ripercorre la superstizione raccontando il malocchio e recitando nella maniera tipica calabrese la formula per ricacciare eventuali disgrazie. Il disco si chiude con "Sidun", un capolavoro prodotto da Fabrizio De André, interamente riarrangiato dai Parafoné e tradotto dal dialetto genovese a quello calabrese.  

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