Giovedì, 07 Maggio 2015 14:48

Traffico mondiale della droga, 16 arresti fra Vibo, Crotone, Reggio e Stati Uniti

Scritto da Redazione
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Secondo gli inquirenti la base logistica del traffico mondiale di stupefacenti scoperto grazie ad un blitz a cui hanno cooperato la Polizia e l’Fbi, e che univa due continenti, America ed Europa, era ubicata in un ristorante, il “Cucino a modo mio” di New York, gestito da una famiglia di calabresi incensurati.

I gestori della struttura, Gregorio Gigliotti, originario di Serrastretta, congiuntamente alla moglie e a un figlio, sono stati monitorati ed intercettati senza sosta dagli investigatori negli ultimi mesi. I tre sarebbero considerati alla base dell’organizzazione che controllava il traffico e la gestione della droga in terra statunitense. Nel corso della perquisizione di questa mattina, nel ristorante sono stati sequestrati circa 100mila dollari in contanti, cocaina, marijuana, sei pistole ed un fucile.

Ma gli stupefacenti avevano il suo snodo principale in Calabria dove le indagini hanno interessato esponenti di diverse cosche operanti nei territori di Crotone, Sinopoli e Vibo Valentia. A finire in manette sono stati, infatti, numerosi calabresi tra cui due residenti in provincia di Vibo: Basilio Caparrotta e Nicola Preiti. Gli arresti hanno riguardato anche Francesco Violi e Carmine Violi originari della provincia di Reggio Calabria; Antonio Berlingeri e Domenico Berlingeri (alias “Mimmo Terra Nostra”) del Crotonese; Franco Fazio, Pino Fazio, Cosimo Berlingeri, Domenico Berlingeri (detto “Mimmo”), Alessandro Cacia, Santino Papaleo, Salvatore Caparrotta del Catanzarese. A questi si aggiungerebbero altre decine di persone al momento iscritte nel registro degli indagati dalla Dda di Reggio e dalla magistratura americana.

Secondo gli inquirenti la ‘ndrangheta avrebbe dunque scalzato la mafia siciliana nella gestione del traffico mondiale della droga che sarebbe, quindi, ora quasi completamente in mano ai clan calabresi in collegamento diretto con alcune famiglie siculo-americane, tra le quali quelle dei Gambino, Lucchese, Bonanno, Colombo e Genovese. 

Le ricostruzioni dell’Fbi hanno permesso di risalire alle attività inerenti al traffico della droga, effettuate operativamente da una società impegnata nell’importazione di frutta tropicale. La cocaina, secondo gli inquirenti, entrava negli Stati Uniti nascosta all’interno di scatole di banane ed altra frutta esotica. Ecco perché l’asse Calabria-Stati Uniti prevedeva il tramite di alcune zone dell’America Latina. Grazie ai pedinamenti e alle intercettazioni, gli investigatori sono riusciti a intercettare nel dicembre 2014 nei porti di Wilmington, nel Delawere, e di Chester Philadelphia in Pennsylvania, diversi carichi di droga per un totale di 60 chilogrammi di cocaina purissima.

Secondo quanto emerso dall'attività investigativa, le 'ndrine calabresi avrebbero riprodotto a New York la «tradizionale struttura criminale, impermeabile all’esterno», contraddistinta da «solidi vincoli di consanguineità e parentela» e sono «perfettamente inserite nel tessuto criminale americano». Un traffico capace di rappresentare «il fulcro e il motore di tutti gli assetti mafiosi tra Italia e Stati Uniti, già a partire dalla fine degli anni '70».

Intanto il ministro degli Interni, Angelino Alfano, ha commentato la notizia pochi minuti fa spiegando che «lo Stato ha riportato un altro importante successo, smantellando un’organizzazione criminale che faceva capo alla 'ndrangheta calabrese e che aveva le sue ramificazioni anche negli Stati Uniti d’America. E’ un’operazione di eccezionale importanza - ha proseguito il ministro – perché si è avvalsa, oltre che del coordinamento della Procura Antimafia di Reggio Calabria e dei magistrati di New York, dell’apporto operativo strategico della Polizia italiana che ha portato avanti un ottimo lavoro di squadra con l’FBI, a dimostrazione dell’eccellente livello dei rapporti di collaborazione internazionale. L’indagine ha visto impegnate, infatti, squadre miste di investigatori della Polizia di Stato e agenti delle Agenzie federali americane del Federal Bureau of Investigation e dell’Homeland Security».

L’operazione rischia di avere dirette ripercussioni anche sulle amministrative di Lamezia Terme, previste per la prossima domenica 31 maggio, perché uno degli arrestati, Franco Fazio, risulta candidato nella lista della coalizione di centrodestra, quella del Cdu, a sostegno dell’aspirante primo cittadino Paolo Mascaro.

 

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