Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Riceviamo e pubblichiamo:
La Provincia domenicana dei Frati Predicatori e la Comunità dei padri domenicani di Soriano Calabro sono sempre rimaste fuori dalle polemiche strumentali causate dalle vicende politiche locali. Nonostante ciò, i padri domenicani sono stati ingiustificatamente tirati in causa persino nell’ultima campagna elettorale per le elezioni comunali.
I padri domenicani hanno sempre tenuto rapporti istituzionali con tutte le amministrazioni comunali che si sono susseguite alla guida di Soriano Calabro, in quanto hanno a cuore il bene comune di questa città. Anche con l’attuale amministrazione comunale vi è stato un dialogo iniziale. Infatti, appena insediato il nuovo Sindaco, il dott. Vincenzo Bartone, con la sua Giunta, il Priore provinciale, p. Francesco La Vecchia, ha loro fatto visita assicurando tutta la sua disponibilità per una proficua collaborazione, al fine di completare le attività iniziate con l’amministrazione precedente, nel solco della tutela e della valorizzazione del patrimonio architettonico e dei beni artistici di proprietà dell’Ordine domenicano. A tal riguardo, la comunità dei padri ha sempre lavorato per rendere il complesso conventuale (di sua proprietà) fruibile a tutti, cittadini di Soriano e visitatori.
Per comprendere questo bisogna chiarire definitivamente che i padri domenicani non hanno mai partecipato alle contese politiche, ma le loro azioni sono sempre state volte all’esclusiva tutela e valorizzazione, contribuendo da sempre a costruire il bene di Soriano. Attività che ha visto nei secoli la costruzione del complesso conventuale, tuttora luogo di attrazione turistica principale del Comune sorianese. Costruzione che comprende tra gli altri anche l’edificio che oggi è sede del palazzo municipale. Non bisogna dimenticare che, grazie alla venerazione verso san Domenico, il nome di Soriano è conosciuto in tutto il mondo.
Con queste brevi premesse sarà quindi chiaro che le decisioni dei padri domenicani non sono mai cambiate con l’avvicendarsi delle amministrazioni comunali, e questo deve essere considerato un dato acclarato, in quanto le richieste fatte nel tempo sono sempre state in continuità con una linea di collaborazione reciproca.
In merito alla fruizione della parte archeologica dell’antico convento, è bene ricordare che gli elementi divisori sono stati rimossi a seguito dei lavori di pavimentazione del secondo chiostro. Già nel 2017 è stata proposta in modo definitivo dai padri domenicani all’amministrazione comunale la divisione in due aree distinte del complesso archeologico, consentendo quindi l’accesso al secondo chiostro e nell’antica basilica con l’accompagnamento di apposite guide. Delle misure di sicurezza presenti in tutti i parchi archeologici del mondo, e dunque anche in quelli calabresi (come il parco archeologico di Sibari, di Locri e di Squillace), fanno parte anche le protezioni fisse che ne regolano l’accesso. Questa determinazione si è resa necessaria a seguito di numerosi danneggiamenti e atti di vandalismo, come ad esempio la distruzione della croce presente nell’altare maggiore dell’antica basilica. Oltre a ciò, si ricordano ordinari atti di inciviltà diffusa, in quanto i fruitori utilizzavano i luoghi sacri come una discarica a cielo aperto, e persino nell’antica basilica erano costantemente ritrovate sporcizie di ogni genere, tra i quali non mancavano bottiglie, profilattici e persino resti organici e feci.
Per risolvere questo problema tra le parti in causa era stata raggiunta una bozza di accordo già nel 2018 che prevedeva la realizzazione dei cancelli divisori, ma nella stesura approvata dalla passata amministrazione era stata stralciata unilateralmente la realizzazione degli elementi divisori. La comunità dei padri è venuta a conoscenza di questo cambiamento sostanziale solo dopo il risultato elettorale e il successivo insediamento del nuovo Sindaco e della nuova Giunta, in quanto la delibera di Giunta (della vecchia amministrazione) è stata pubblicata solo il 28 maggio 2019. I padri domenicani, una volta appresa la volontà del Comune di non ripristinare i cancelli divisori, hanno riproposto la medesima richiesta di realizzazione dei cancelli alla nuova amministrazione. Quest’ultima, in perfetta continuità con l’amministrazione precedente non ha dato una risposta positiva in merito, se non generiche rassicurazioni relative all’installazione dell’impianto di videosorveglianza che, a loro parere, avrebbe risolto il problema. I padri domenicani invece ritengono che la videosorveglianza sia sicuramente uno strumento utile, ma che da solo non sia sufficiente alla tutela dell’intera area. Per questo a seguito di ulteriori e gravi azioni vandaliche avvenute nuovamente a novembre 2019, tra cui un episodio di particolare accanimento all’antico cimitero dei frati con finanche la profanazione dei resti umani, la comunità dei padri domenicani è stata costretta a realizzare autonomamente i cancelli, comunicando questa determinazione alla Soprintendenza ed avviando l’iter amministrativo previsto. A distanza di più di un anno dall’istallazione degli elementi divisori, l’amministrazione comunale ha inviato un preavviso di rigetto del titolo edilizio precedentemente presentato (e considerato allora valido) ed ha celermente pubblicato un’ordinanza di demolizione dei cancelli, dichiarandoli abusivi. Considerato il susseguirsi di numerose azioni strumentali da parte dell’amministrazione comunale nei confronti dell’Ordine, la comunità dei padri domenicani ha deciso di ottemperare alla demolizione e rimuovere gli elementi oggetto del contenzioso, onde evitare il protrarsi di ulteriori motivi di scontro, in attesa di nuove determinazioni legali. Nei giorni scorsi, mentre gli operai erano al lavoro per rimuovere gli elementi in ferro, è stata fatta una prova per capire se degli elementi mobili e provvisori in legno potessero essere utilizzati per la tutela dei luoghi. Ci siamo però accorti che la soluzione non era funzionale e neppure esteticamente accettabile e pertanto sono stati celermente rimossi. Ovviamente la polemica ed i giudizi sommari non sono tardati ad arrivare. Purtroppo le aree, ad oggi, non sono protette e rimangono nel frattempo alla mercé di possibili danneggiamenti, così come in passato, questo a causa dell’azione dell’amministrazione comunale che ha profuso tutto il proprio sforzo per la rimozione degli elementi in ferro posti esclusivamente a tutela dei luoghi.
In merito al MuMar è bene chiarire che nel museo c’è una copiosa infiltrazione di acqua piovana e necessita di una manutenzione straordinaria, sono pertanto false le voci che attribuiscono la chiusura all’avvicendarsi delle amministrazioni comunali.
In merito ad alcune opere d’arte di proprietà dell’Ordine che ora sono in possesso dell’amministrazione comunale, la quale non intende restituirle ai padri domenicani, si chiarisce che dette opere erano messe temporaneamente a disposizione dell’amministrazione comunale nel 2014 per la realizzazione di una pinacoteca. Considerato che la pinacoteca, in più di cinque anni, non è stata portata a compimento, la vecchia amministrazione ha acconsentito alla restituzione delle opere nelle more di nuovi accordi con la nuova amministrazione. Questa decisione teneva conto anche del mancato rinnovo della polizza assicurativa contro furti e danneggiamenti. I padri domenicani, dopo aver ripreso parte delle opere, hanno trovato il disaccordo della nuova amministrazione, che ha trattenuto le opere non ancora restituite ai legittimi proprietari. Si sono susseguiti nei mesi successivi numerosi incontri alla presenza del dott. Sergio Raimondo in qualità di delegato del Prefetto di Vibo Valentia. In queste sedi istituzionali i padri domenicani hanno più volte cercato di stilare degli accordi con i nuovi interlocutori, ma purtroppo questi tentativi non hanno portato ad alcun risultato positivo, in quanto tra un incontro e l’altro gli amministratori locali hanno sempre cambiato idea (ritornando puntualmente sui loro passi) ed hanno riservato ai padri domenicani numerosi attacchi personali e diffamatori, direttamente sui social network ed anche a mezzo stampa.
Per far capire a tutti l’insostenibile livello di polemica in corso, basta citare la denuncia approntata dall’amministrazione comunale per la scomparsa di un ipotetico arazzo di proprietà del Comune, che invece era chiaramente un paramento sacro di proprietà dei padri domenicani. Ad oggi, a tal riguardo, l’amministrazione comunale, invece di cercare un vero accordo, sta mettendo su le basi per intentare una causa civile ai padri domenicani. Pertanto, vi è stato un preliminare incontro di mediazione in cui è stata l’amministrazione comunale a rimanere su posizioni non condivisibili e non accettabili dai padri domenicani, bloccando di fatto ogni possibile ulteriore trattativa.
Segnaliamo infine che recentemente p. Rosario Licciardello è stato oggetto di continui attacchi personali sui social network ed è stato persino vittima di un’aggressione verbale da parte di un privato cittadino di Soriano, vicino per la propria funzione all’amministrazione comunale. Questi sono atti gravi e deprecabili che non possono trovare nessuna giustificazione.
I padri domenicani in questo tempo non hanno mai risposto ad alcun genere di provocazione ma faranno tutto il necessario per difendere il buon nome dell’Ordine Domenicano e non si faranno condizionare da minacce e pressioni di alcun genere.
Inoltre, si informa che alcune persone continuano ad incitare la popolazione all’odio verso i padri domenicani con toni violenti e rancorosi. In queste comunicazioni i padri domenicani vengono persino definiti estranei e forestieri. Nulla di più falso, perché ogni frate domenicano che viene a Soriano diviene sorianese in forza del secolare attaccamento che questo luogo ha con l’Ordine domenicano. Una presenza religiosa che ha reso Soriano uno dei più importanti centri culturali e religiosi dell’intera Calabria.
Ovviamente non replicheremo a chi continuerà nella polemica strumentale, perché questo genere di “palcoscenico/piazza virtuale” non può essere un luogo di confronto civile e di crescita sociale, in quanto utilizzato in modo spropositato e fuori da ogni corretto dialogo istituzionale, che necessita invece delle sedi opportune. Continueremo a dirigere la nostra azione di tutela dei luoghi e di predicazione della Verità con trasparenza e legalità, come abbiamo sempre fatto al servizio di tutti i sorianesi. Siamo sicuri che queste divisioni potranno essere presto colmate e che la cittadinanza saprà discernere le tante notizie strumentali che purtroppo continuano ad avvelenare la nostra amata comunità di Soriano.
Priore provinciale dei padri domenicani della provincia S. Tommaso d’Aquino in Italia
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