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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Quello di oggi, 25 ottobre, non è un giorno come tanti per i familiari di Filippo Ceravolo, il giovane di Soriano Calabro ucciso per errore in un agguato di ‘ndrangheta sulla strada che porta a Pizzoni. Proprio oggi, infatti, ricorre il settimo anniversario di quel tragico avvenimento che costò la vita a un ragazzo di 19 anni, finito per puro caso nella guerra di ‘ndrangheta tra il clan Loielo e quello degli Emanuele. Una guerra, questa, che ha prodotto diverse decine di morti. Filippo, però, non aveva nulla a che fare con tutto ciò. La sua unica “colpa”, infatti, nel rincasare, è stata quella di aver chiesto il passaggio alla persona sbagliata. Da quel giorno, papà Martino, mamma Anna e le sorelle Giusy e Maria Teresa non si danno pace. Vogliono che «sia fatta giustizia» e che gli assassini di Filippo «paghino per quello che hanno fatto». A sostenere la battaglia portata avanti dalla famiglia Ceravolo e da tutti gli altri familiari di vittime innocenti è stato anche don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera che, stamattina, ha parlato a loro e ai ragazzi delle scuole medie nell’auditorium della Scuola di Polizia di Vibo Valentia. Tante le autorità civili e militari presenti alla parte finale del percorso “Leggere contro le mafie”, ideato dal Coordinamento provinciale di Libera. «Sono al vostro fianco – ha detto don Ciotti - e delle persone che si assumono la loro parte di responsabilità e impegno. Nulla deve mortificare la speranza, siamo qui per coltivarla e io oggi qui ho trovato segni di speranza. Il dolore e le ferite dei familiari delle vittime non si cancelleranno mai, ma tocca a noi non lasciarli soli. La vera memoria è quella viva, che si deve tradurre tutti i giorni in responsabilità e impegno, non è una celebrazione. Quei nomi dobbiamo scriverli nelle nostre coscienze. Ragazzi e docenti lo fanno perché ci credono, e la conoscenza è la via maestra. Noi – conclude – dobbiamo cambiare la storia, non possiamo subirla».
Sul caso di Filippo è intervenuta anche la deputata del Movimento cinque stelle Dalila Nesci: «Le indagini sono state archiviate quale “atto dovuto” - ha detto la parlamentare - ma l’attenzione di tutti rimane sempre massima, per cui si spera che a breve possano emergere elementi che permettano di individuare i colpevoli. Il suo assassinio - prosegue Nesci - frutto di un proiettile male indirizzato, sia ancora oggi monito per tutti noi, poiché gli effetti dell’azione ‘ndranghetista non si limitano a colpire i singoli, ma l’intera comunità. Bisogna avere consapevolezza del fatto che la paura, l’omertà e il dolore che derivano da questi episodi segnano in maniera traumatica intere generazioni, rendono insicure le vite di tutti e di conseguenza producono impoverimento e progressivo spopolamento del territorio. Il mio appello - conclude la deputata - a chi sa, perché parli, e alla magistratura, a cui va la mia piena fiducia, affinché sia fatta presto chiarezza su questo tragico caso per garantire giustizia a Filippo e all’intera comunità».
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