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Sta destando non poco clamore la vicenda divenuta ormai nota come “Guerra dei carburanti” tra la Muzzì srl, titolare del costruendo distributore di benzina in Viale della Pace, e la Schiavello Carburanti sas, proprietaria di altre pompe presenti sul territorio. Un clamore, questo, che ha indotto la Schiavello Carburanti a «intervenire per chiarire alcuni aspetti. Come prima cosa - affermano i rappresentanti della società - vogliamo ricordare che noi siamo parte denunciante. In seguito alle nostre denunce, infatti, le autorità giudiziarie competenti hanno riscontrato gravi reati: abuso d’ufficio, reato commesso in concorso tra più persone e falsità ideologica. Da ulteriori nostre denunce - proseguono i rappresentanti della Schiavello Carburanti - le autorità giudiziarie, nei primi mesi del 2021, hanno aperto un nuovo fascicolo nel quale risultano essere iscritti come indagati funzionari dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale e tecnici professionisti della zona. L’inchiesta, per quanto di nostra conoscenza, è destinata ad allargarsi a macchia d’olio. In questo procedimento siamo stati indicati dagli inquirenti parte lesa».
Tutt’ora, fanno sapere i rappresentanti della Schiavello Carburanti, «pendono ulteriori gravi denunce presso la Procura della Repubblica di Vibo Valentia e la Dda di Catanzaro da noi sottoscritte e un ricorso, sempre da noi proposto, dinanzi al Tar della Calabria. Inoltre, il prefetto di Vibo è stato sempre informato di ogni atto dalla nostra società». Per la Schiavello Carburanti, quanto realizzato «è stato fatto in pieno abuso edilizio, essendo stato annullato/revocato il permesso a costruire inizialmente rilasciato dal Comune di Serra San Bruno. Annullamento-revoca del permesso a costruire a cui nessuno si è mai opposto nei modi e nei termini di legge, divenendo quindi esecutivo». Per questa ragione, i rappresentanti della Schiavello Carburanti, come da loro stesso affermato, hanno «più volte richiesto la demolizione di quanto costruito abusivamente e il ripristino del terreno allo stato iniziale. Il Comune di Serra San Bruno non ha mai inteso procedere commettendo a nostro modesto parere grave abuso d’ufficio (saranno gli organi competenti a stabilirlo). Inoltre, più volte abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti che, nel maggior numero delle volte, ci è stato sempre rifiutato (vedi ultimo accesso del 4 maggio 2021 nel quale, tra gli altri documenti, avevamo chiesto anche il parere “pro-veritate” pagato con soldi pubblici. Il nostro modus operandi nella vicenda rimarrà sempre quello iniziale: rispetto delle regole, delle norme e delle Leggi. Per quelle azioni e quegli atti che riteniamo non rispettosi delle regole, presenteremo denunce ed esposti alle autorità giudiziarie. In questa vicenda, volutamente, ci siamo sempre sganciati dalla politica e dai politici in tutte le amministrazioni che, nel frattempo, si sono succedute alla guida del Comune di Serra San Bruno. Non abbiamo bisogno né della politica, né dei politici per affrontare questa difficoltosa vicenda. Noi non abbiamo “amici” e non vogliamo minimamente che passi tale principio. Per quanto ci riguarda chiunque sbagli deve pagare secondo legge. Siamo liberi e tali rimarremo sempre! Mai chiederemo “favori” alla politica. Infatti, anche con l’attuale amministrazione, quando ci è stato negato, a nostro avviso, un nostro diritto abbiamo, puntualmente, informato le autorità competenti. Prendiamo atto, come tutti, delle note dei funzionari comunali che hanno rifiutato, per tutelarsi, l’assegnazione della pratica, in quanto la stessa purtroppo per la complessità tecnico-legale non può essere definita in brevissimo tempo. Le note dei funzionari del Comune sono state trasmesse alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia e a sua eccellenza il prefetto di Vibo Valentia con richiesta di accertare reati, persone, fatti e circostanze, denunciate nelle note stesse, con maggior cura di stabilire il/i mandante/i di ricatti e intimidazioni e colui/colei che, nel pretendere la definizione della pratica, ha anche suggerito quale debba essere l’eventuale conclusione e voler stabilire se tale “pressione” e “velocità” imposta alla definizione della pratica in questione ai due funzionari sia un atto di tutela e salvaguardia di “bacino di voti e parentele”, come chiaramente evidenziato nella nota di uno dei due funzionari del Comune».
La Schiavello Carburanti conclude affermando che, nei prossimi giorni, darà «contezza della vicenda alla Corte dei conti. Aspettiamo serenamente la conclusione dei procedimenti penali pendenti e l’inizio di nuovi procedimenti penali che si stanno lentamente ma, inesorabilmente, concretizzando. Al tempo stesso, invitiamo tutti a essere, alquanto, riflessivi e rispettosi quanto noi della legge prima di procedere in alcun modo alla definizione dell’iter burocratico della pratica che potrebbe arrecare ingenti danni erariali all’Ente e gravi procedimenti penali a persone».
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