Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Sono arrivati i primi riscontri conseguenti all’operazione che ha condotto, ieri mattina, al sequestro dell’Isola ecologica di Serra San Bruno. Il primo cittadino, Bruno Rosi, ed il responsabile dell’area tecnico-manutentiva del Comune, Roberto Camillen, sono stati deferiti in stato di libertà all’autorità giudiziaria. Le ipotesi di reato che vengono contestate, riporta il Corriere della Calabria, sono quelle di realizzazione e gestione di discarica abusiva, esecuzione di opere in assenza di autorizzazione paesaggistica e violazione della legge sulle aree protette. Secondo gli inquirenti, inoltre, alcuni registri afferenti al servizio risulterebbero manipolati.
Il provvedimento di sequestro dell’Isola ecologica comunale, operato dagli agenti della sezione di Polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato su disposizione della Procura di Vibo Valentia è, senza dubbio, da leggere come l’emblema del fallimento assoluto che negli ultimi quattro anni ha interessato, a trecentosessanta gradi, l’attività posta in essere dall’amministrazione comunale di Serra San Bruno. Ciò nonostante la gestione dei rifiuti solidi urbani avesse rappresentato uno dei comparti considerati cruciali dalla stessa compagine guidata dal primo cittadino Bruno Rosi già ai tempi della campagna elettorale del 2011.
Quando per strada ricomparsero i cassonetti
Una “rivoluzione”, quella che avrebbe dovuto presto interessare la gestione dei rifiuti, presentatasi in maniera controversa già in fase di avvio, tanto che – a pochi giorni dalla data di insediamento della giunta Rosi, alle porte dell’estate 2011 – era stato addirittura disposto il reintegro, su tutto il territorio comunale, dei bidoni per la raccolta indifferenziata, riposizionati di nuovo ad ogni angolo della rete viaria cittadina. Una scelta in netta controtendenza con quando ereditato dall’amministrazione precedente che aveva, in via sperimentale, per la prima volta a Serra San Bruno, introdotto il sistema della differenziata “spinta”, con il sistema della raccolta porta a porta ed il contestuale smistamento dei rifiuti nell’Isola ecologica comunale, entrata in funzione – tra le contestazioni dei cittadini proprietari dei terreni limitrofi – nell'agosto del 2007.
“DifferenziAmo Serra San Bruno”
A pochi giorni dall’avvio del nuovo corso “rosiano”, i cassonetti erano dunque ricomparsi per le vie della cittadina della Certosa, con riserva, però, di introdurre, nel giro di poche settimane, un sistema per la raccolta differenziata annunciato come totalmente innovativo. C’era voluto, tuttavia, circa un anno e mezzo di tempo per arrivare, il 5 novembre 2012, finalmente, all'introduzione del sistema “DifferenziAmo Serra San Bruno”, presentato in pompa magna con un’apposita conferenza stampa, tenuta all’interno della sala giunta, dall'assessore al ramo, Cosimo Polito, e dal presidente del consiglio comunale, Giuseppe De Raffaele. Un provvedimento annunciato come rivoluzionario, dunque, e che, tra le novità più salienti, annoverava l’introduzione di un nuovo calendario per la raccolta, l’utilizzo di buste colorate, distinte per tipologia di rifiuti, e di bollini adesivi con annesso codice a barre identificativo per ciascun nucleo familiare: ai cittadini sarebbe bastato incollare i tagliandi all’esterno dei sacchetti con la differenziata dentro. Ma nel giro di qualche mese, a marzo 2013, buste e codici a barre adesivi risultano già esauriti, così come si dimostra deficitario il sistema secondo il quale i cittadini più solerti nell’effettuare la differenziata avrebbero dovuto ricevere premialità e riduzioni in bolletta. I premi non arrivano ed è impossibile riuscire a verificare, nell’apposita sezione del portale online del Comune, quanto nel concreto ogni nucleo ha conferito correttamente. Insomma, a solo una stagione di distanza dall’introduzione del nuovo progetto per la differenziata, già all’inizio del 2013, il sistema è in tilt. Tutto ciò, nonostante i vertici dell’amministrazione comunale abbiano continuato nel tempo a rendersi autori di roboanti operazioni di immagine, tanto che sindaco e presidente del consiglio comunale, più volte, si fanno immortalare, in video e foto, armati di guanti da operaio, a raccogliere immondizia per le vie del paese.
Verso il disastro
La situazione inizia a peggiorare visibilmente nell’estate successiva, quando per le strade compaiono, sempre più frequenti, cumuli di rifiuti non prelevati e, contestualmente, l’Isola ecologica sita sull’ex Statale 110 assume via via i connotati della discarica a cielo aperto, all’interno della quale i rifiuti vengono depositati in maniera del tutto indiscriminata e ben al di fuori dell’area coperta riservata all’accumulo. Ad intervalli regolari però ad intervenire per lo svuotamento parziale della struttura sono mezzi di movimento terra appartenenti ad aziende private, mentre i mezzi comunali vengono, inspiegabilmente, lasciati nel totale abbandono, alla mercé delle intemperie tanto da divenire ormai obsoleti. Una “strana” dinamica che si ripete in maniera ciclica. Intanto la situazione si aggrava su gran parte del territorio comunale, e in diversi punti della rete urbana si creano zone di accumulo che, progressivamente, crescono mettendo a repentaglio la salute pubblica. Grossi depositi di rifiuti si registrano infatti in prossimità della fontana “Scorciatina”, nell’incrocio tra via Corrado Alvaro e via Sandro Pertini, in due punti diversi di via Scendamo, in piazza Garusi, all’interno del parcheggio di via Giacomo Matteotti, all’entrata dello stadio comunale “La Quercia” (in prossimità dell’accesso della scuola dell’infanzia di Spinetto, Assuero Barillari) e in altre zone, tra le quali – a circa 100metri dal Commissariato di Polizia – un accumulo in via San Brunone da Colonia.
Il primo sequestro dell’isola ecologica
Ecco, allora, che il 25 marzo 2014, i militari della locale Stazione dei carabinieri e gli uomini del Noe di Reggio Calabria, operano un provvedimento di sequestro preventivo dell’Isola ecologica comunale, all’interno della quale la condizione è ormai degenerata, così come, qualche giorno prima aveva testimoniato un reportage pubblicato dal Vizzarro. Sequestro che, però viene annullato dopo qualche giorno, nonostante l’impianto – come già detto – avesse assunto ormai le sembianze di una vera e propria discarica, caratterizzata da cumuli di spazzatura indifferenziata a contatto diretto con il suolo e spesso mischiati tra di loro, imponenti montagne di buste di plastica contenenti spazzatura organica ed inorganica ed ancora rifiuti ingombranti, pneumatici, elettrodomestici, ferraglia e quant’altro. Il tutto mentre, durante le giornate di pioggia, il percolato sprigionatosi dall’immondizia continua a defluire fuori dall’impianto, raggiungendo oltre che diversi terreni adibiti a coltura anche le acque del torrente Leonà, affluente dell’Ancinale, da tanti utilizzato per interventi di irrigazione. L’Isola ecologica viene però, dunque, dissequestrata e l’amministrazione comunale, nell’aprile 2014, può tirare un sospiro di sollievo e mettere di nuovo mano alla gestione dell’impianto, tanto da decidere di ampliare la zona di deposito, allargando di qualche metro il perimetro dell’area di accesso alla struttura.
Un nuovo calendario della differenziata ed il controllo dell’Arpacal
Esattamente un anno dopo, il 9 aprile 2015, l’amministrazione introduce un nuovo calendario per la raccolta porta a porta dei rifiuti, il secondo. Le nuove disposizioni distinguono le operazioni di deposito, da effettuare adesso in giorni intervallati nei rioni Terravecchia e Spinetto. Nulla cambia però rispetto alle condizioni interne dell’Isola ecologica, né, tanto meno, nel resto del territorio urbano, dove, costantemente, insistono cumuli di rifiuti sparpagliati in diversi rioni. Segue una condizione di stallo, fino, appunto, al nuovo intervento di ieri mattina, anticipato però solo undici giorni prima, il 19 ottobre scorso, da un’ispezione a sorpresa effettuata nuovamente all’interno dell’Isola ecologica dai carabinieri, coadiuvati questa volta dal personale Arpacal, l’agenzia regionale per la protezione ambientale. Ieri, infine, il triste epilogo di una situazione che offre il quadro eloquente di un fallimento esplicito che, più volte, aveva mosso cittadini, sodalizi e partiti d’opposizione verso la protesta, tanto che sarebbero diversi gli esposti presentati da proprietari di terreni agricoli limitrofi alla struttura pronti a denunciare la gestione di un impianto trasformatasi nel tempo in una pericolosa bomba ambientale. Non di facile risoluzione potrebbero essere quindi le conseguenze della vicenda, che genererà di certo nuovi disagi sul territorio e, tra le altre cose, potrebbe anche condurre verso l’apertura di un procedimento giudiziario.
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