Sabato, 13 Marzo 2021 16:50

Scuole chiuse per Covid, la voce dei dirigenti scolastici e dei genitori

Scritto da Redazione
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Diritto all’Istruzione e diritto alla Salute, ciascuno dal proprio canto, rivendicano priorità in tempi di pandemia. Due aspetti da non sottovalutare e che da tempo, ormai, mettono a dura prova gli addetti ai lavori ma anche e soprattutto i cittadini. A “Detto tra noi” su Radio Serra, ai microfoni di Daniela Maiolo e Sergio Pelaia con la regia di Bruno Iozzo, l’argomento principale del dibattito è stato il balletto di ordinanze, bloccate dal Tar, emesse per sospendere le attività didattiche nonostante la Calabria fosse in zona gialla.

Tra gli ospiti del programma radiofonico la dirigente scolastica, e presidente provinciale dell’associazione nazionale presidi di Vibo, Licia Bevilacqua. Rispetto alla decisione della Regione, frenata dal Tar, e al ruolo difficile dei dirigenti scolastici la Bevilacqua ha dichiarato: «Si tratta di una questione delicata, che non riguarda solo la Calabria e penso non sia giusto esprimere giudizi sulle ordinanze emesse negli ultimi giorni. Lo scenario riguarda la Regione, gli amministratori locali e i dirigenti scolastici, costretti a fare i conti con una pandemia ancora priva di letteratura medica quanto normativa. Tutto ciò disorienta e naturalmente la scuola non resta immune da questo. La scuola non è una monade e nella gestione dell’emergenza rientra in un circuito sussidiario con altri enti, ciascuno per la propria competenza». La dirigente Bevilacqua ha posto dunque l’accento su quella che è una gestione difficile di fronte anche alle indicazioni fluttuanti (Dpcm, verbali del Cts, ecc.) che seguono l’indice epidemiologico. In questo contesto confuso «anche le prerogative dei dirigenti scolastici – ha continuato Licia Bevilacqua – decadono di fronte alle ordinanze di chiusura, pur avendo fatto un grande lavoro nelle scuole e rispettato le regole anti-Covid».

Guardando da vicino il territorio vibonese, e la necessità o meno di assumere misure più restrittive, Bevilacqua ha precisato: «I dati forniti dalla fondazione Gimbe non giocano a nostro favore. Restiamo dell’avviso che le scuole debbano rimanere aperte perché conosciamo quella che è la voragine relazionale, sociale, cognitiva e culturale che si crea con le scuole chiuse, ma non possiamo fare a meno di seguire l’andamento dell’indice Rt e lo scenario epidemiologico di zona in zona».

Di seguito, ad intervenire è stata l’avvocatessa Francesca Guzzo, del comitato Cib (Chiedo per i bambini). Il suo punto di vista, sia da legale che da cittadina, è stato nettamente critico nei confronti dell’ultima ordinanza della Regione Calabria (poi bocciata dal Tar) che ha disposto la sospensione delle attività didattiche. «Bisogna partire da un presupposto – ha esordito Francesca Guzzo – ossia che la legge va rispettata. I numeri non erano tali da dover decidere di chiudere le scuole in Calabria, questo è un fatto confermato dal Tar. Esiste un quadro in cui ci si deve muovere rispettando e non violando alcuni parametri. Non si tratta di avere torto o ragione, il Tar ha detto semplicemente che l’ordinanza non doveva essere emanata per mancanza dei presupposti previsti dalla legge». Sul “banco degli imputati”, per la legale, finiscono le decisioni di chiusura in zona gialla, non previste da decreti o ordinanze nazionali.

Rispetto, invece, ai focolai scoppiati in alcuni comuni del Vibonese, la Guzzo ha continuato: «Dispiace ciò che accade in alcuni territori con l’aumento dei casi, infatti ci sono ordinanze emesse dai sindaci del tutto giustificate nelle zone rosse. Ma ciò prescinde da altre situazioni che invece funzionano benissimo. Da quando è ripartita la zona gialla in Calabria ci sono istituti che non hanno mai chiuso per avere rispettato i protocolli. È ovvio che anche nelle scuole ci siano i contagi nel contesto di una pandemia, ma la soluzione, a nostro avviso, sta nel premere sulla campagna vaccinale e nel creare condizioni ad hoc per non chiuderle le scuole. Questo – ha detto infine – lo si fa valutando caso per caso e finché è possibile non bisogna privare i nostri figli di un diritto essenziale».

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