Mercoledì, 25 Marzo 2020 16:20

Scippo con destrezza

Scritto da Salvatore Albanese
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In foto: prima manifestazione a tutela del San Bruno promossa dal Comitato civico Pro Serre nel settembre 2011 In foto: prima manifestazione a tutela del San Bruno promossa dal Comitato civico Pro Serre nel settembre 2011

Un ospedale senza anestesisti non è un ospedale. È solo un palazzone immenso al cui interno tutto resta imbalsamato. In una qualsivoglia struttura senza anestesisti diventa impossibile trattare improvvisi casi d’urgenza in Pronto soccorso (declassato ora a Serra a Punto di primo intervento) così come quelli nel reparto Medicina, per non parlare degli esami di radiologia contrastografica o degli interventi da realizzare eventualmente nella sala operatoria di Chirurgia. È di fatto un ospedale fantasma, così come lo è, già da anni ma ancor di più da ieri mattina, l’ospedale di Serra San Bruno. Una struttura con in servizio solo due dirigenti medici anestesisti (un numero già sottodimensionato rispetto alle necessità sancite dalla pianta organica) che adesso di colpo sono diventati zero. Trasferiti entrambi allo Jazzolino di Vibo. Un provvedimento «temporaneo», che si spera possa poi col tempo non rivelarsi definitivo. Non sarebbe un fatto inedito per il San Bruno.

Capiamo la necessità di potenziare gli ospedali che la Regione ha indicato nel Piano Covid 19 come presidi in prima linea per arginare la grave emergenza in corso. Capiamo anche che il momento è difficile, anzi difficilissimo, ma la cosa che non riusciamo a capire è il perché gli annunci dei giorni scorsi arrivati dai massimi referenti istituzionali della Calabria e delle varie Aziende sanitarie provinciali si siano presto tramutati, anche stavolta, in parole vuote, prive di alcun riscontro reale nella concretezza dei fatti. Era stata annunciata già ad inizio emergenza da parte dei vertici della Regione, e non solo, l’assunzione di nuovi medici, nuovi infermieri, nuovi anestesisti, nuovo personale sanitario da schierare in corsia in una guerra – quella contro il Coronavirus – che si sta rivelando più complicata del previsto. Un robusto potenziamento del numero degli operatori sanitari presenti nei vari ospedali, che però nel tempo si è in definitiva rivelato un semplice “travaso” di medici e personale dai presidi minori a quelli più centrali. A pagarne le spese sono dunque ancora una volta i cosiddetti “Ospedali di montagna” (classificazione che un tempo era sinonimo di tutela, ma che oggi appare un vuoto espediente lessicale). Il tutto mentre nel nostro comprensorio, prima a Serra e Fabrizia, da oggi anche a Chiaravalle, continuano ad aumentare i casi di positività al Coronavirus.

Perché, ripetiamo, non si è proceduto alle nuove assunzioni a tempo determinato già annunciate e programmate nei giorni scorsi e previste nel Piano regionale per l’emergenza Covid 19, e ci si è limitati invece a spostare i professionisti   come fossero pedine su una scacchiera  da un ospedale all’altro, da quello più piccolo a quello più grande? È logico continuare a tirare, in un senso o nell’altro, una coperta che è già troppo corta? E se le assunzioni annunciate sono state realizzate, perché lo si è fatto per un numero di unità del tutto insufficienti rispetto alle reali necessità imposte dall’emergenza in corso?

Insomma, si spoglia un altare per vestirne un altro. Peccato che quello spogliato risulti essere sempre lo stesso: quello di un ospedale che non è più un ospedale. Soprattutto se si considera che in un’intervista  non suffragata però da alcun atto ufficiale conseguente  il commissario dell’Azienda sanitaria provinciale, Giuseppe Giuliano, aveva anticipato alcuni giorni fa addirittura l’assegnazione proprio a favore del presidio serrese di 5 posti letto di Terapia sub intensiva. Arriveranno mai questi posti ora che non c’è più un Pronto soccorso, né medici anestesisti? La domanda è chiaramente retorica, la risposta è scontata. I fantomatici 5 posti letto per Serra sarebbero tra l’altro contemplati, si è lasciato intendere, nel Piano emergenziale annunciato ancora prima dalla neo presidente della Regione Calabria, Jole Santelli. Un Piano che inoltre avrebbe dovuto garantire ulteriori 10 posti letto a Vibo (oltre ai 7 già attivi) e, in una seconda fase, altrettanti a Tropea (aumentati poi a 40 in caso di peggioramento della situazione). Ancora, almeno e sicuramente per quel che riguarda Serra San Bruno, nulla pare essersi concretizzato, anzi è inequivocabile che ci si sia mossi nella direzione esattamente contraria. In definitiva, il gap tra la “montagna” e tutto il resto si fa ancora più spesso. Questo anche a causa della negligenza dei tanti sindaci e di altri esponenti politici del comprensorio che, dopo ore di fuoco di comunicati stampa partoriti a raffica e di annunci di azioni eclatanti che mai avranno seguito, già oggi sono nuovamente crollati in un lungo e pesante letargo.  

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