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Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Ha fornito ulteriori elementi ai magistrati della DDA di Catanzaro sulla 'ndrangheta vibonese, il nuovo collaboratore di giustizia Raffaele Moscato che, citato dal pm Pierpaolo Bruni, è intervenuto per la prima volta in videoconferenza da una località protetta, rispondendo alle domande dei giudici nell'ambito del processo “Libra” contro il clan Tripodi di Porto Salvo e Vibo Marina.
Secondo quanto riportato dall'Agi, Moscato, al suo primo esame in Tribunale, ha raccontato come, in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna di Porto Salvo, i vari esponenti della 'ndrangheta rendessero omaggio al boss Nicola Tripodi, aggiungendo anche elementi sull'ormai solida alleanza tra il clan dei Piscopisani, di cui lo stesso Moscato faceva parte prima di iniziare a collaborare con la giustizia, e quello dei Tripodi. Altro particolare fornito dal killer del clan dei Piscopisani è dato dal fatto che uno degli affiliati di spicco del clan Tripodi avrebbe saputo con un anno di anticipo rispetto agli arresti, avvenuti poi nel maggio 2013, dell’esistenza di un'inchiesta della Dda di Catanzaro sui Tripodi. Moscato ha, inoltre, raccontato ai giudici di aver saputo da Francesco Comerci (imputato nel processo “Libra” e tuttora in carcere) i particolari sull’acquisto di un bar proprio nel centro di Roma, poi sequestrato dalla magistratura, elencando allo stesso tempo anche una serie di imprenditori vibonesi che farebbero da prestanomi o che, comunque, sarebbero legati in qualche modo al clan Tripodi.
Restando nel processo “Libra”, sempre nella giornata di ieri c'è stata un'altra deposizione: quella di Francesco Oliverio, 43enne, già a capo del clan di Belvedere Spinello, in provincia di Crotone il quale, rispondendo alle domande dei giudici in videoconferenza, ha ripercorso un po' le varie fasi che lo hanno portato a rompere ogni tipo di legame con la criminalità organizzata e ad iniziare dunque a collaborare con la giustizia. «Ho capito il dolore che causavo ai familiari delle mie vittime quando dopo aver ucciso un rivale, al ritrovamento dopo un mese del cadavere, la madre della persona uccisa ha avuto un malore ed è morta pure lei. Da allora ho avuto una crisi di coscienza e ho rotto con la 'ndrangheta decidendo di collaborare con la giustizia». Non c'è stato, però, solo questo nella deposizione di Oliverio che, al Tribunale di Vibo Valentia, sempre in base a quanto riportato dall'Agi, ha raccontato anche di alleanze fra i clan vibonesi e crotonesi, di affari della 'ndrangheta in Lombardia con l'intenzione di intromettersi nei lavori dell'Expo ed anche nei subappalti dei lavori del dopo-terremoto a L'Aquila. Oliverio, inoltre, non ha mancato di sottolineare i legami che il clan Tripodi avrebbe avuto con settori deviati della massoneria e con politici di fuori regione e la capacità della consorteria mafiosa di Porto Salvo di gestire, tramite prestanomi del vibonese, alcune emittenti radiofoniche. Nel mirino del clan anche diversi appalti pubblici del Nord attraverso proprie ditte attive nel movimento terra e nel settore edilizio.
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