L'operazione “Rheinbrucke”, unitamente a quella denominata “Helvetia”, secondo la tesi portata avanti dai magistrati della Procura distrettuale reggina, aveva consentito di fare luce su una serie di articolazioni straniere della 'ndrangheta, legate alla casa madre del “locale” di Fabrizia e dipendenti dal “Crimine” di Rosarno.

Le autorità elvetiche, in particolare, avevano filmato delle vere e proprie riunioni in cui i soggetti partecipi erano coinvolti in dei rituali tipici della criminalità organizzata calabrese.

Assolti, dunque, Domenico Antonio Nesci (49 anni) perchè «il fatto non sussiste», Raffaele Primerano, Natalino Monteleone e Maria Giovanna Nesci (quest'ultima originaria di San Pietro di Caridà) per «non aver commesso il fatto». Dichiarata anche l'inefficacia della misura cautelare nei confronti di Raffaele Primerano e Maria Giovanna Nesci, ordinando l'immediata remissione in libertà per i due imputati.

Il pm della Dda reggina aveva chiesto la condanna a 10 anni di reclusione per gli imputati Domenico Antonio Nesci e Raffaele Primerano, mentre 9 anni di reclusione a testa era stata la richiesta di pena per Maria Giovanna Nesci e Natalino Monteleone.