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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
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Da un lato il Comune di San Ferdinando, al confine tra la Piana di Gioia Tauro e il Vibonese, che prova a sbarrare il deflusso a mare delle acque inquinate del fiume Mesima. Dall'altro il Wwf Calabria, che giudica tale intervento «non risolutivo e dannoso per l'habitat naturale della foce del fiume» che dall'entroterra vibonese arriva nel Reggino e che da anni versa in condizioni di grave criticità ambientale per sversamenti di liquami che finiscono per inquinare il mare di San Ferdinando.
L’associazione ambientalista ha indirizzato una diffida al Comune di San Ferdinando, all’assessore all’Ambiente della Regione Calabria e all’Azienda Calabria Verde, affinché si astengano dal «porre in essere gli interventi da realizzare nei prossimi giorni sul corso del Fiume Mesima al fine di sbarrarne il naturale deflusso verso il mare, in assenza delle dovute autorizzazioni». Per il Wwf, infatti, si tratta di un’operazione «sgangherata e dannosa, assolutamente non risolutiva» perché, così facendo, «vengono sbancate le dune e danneggiato il delicato habitat naturale, con modifica dell’aspetto morfologico dell’asta fluviale e di quello estetico nonché con l’inevitabile compromissione di quello ecosistemico, impattando sulle forme di vita animale e vegetale che popolano il fiume, molti protetti dalla Direttiva Habitat e la Direttiva Uccelli». L’associazione ambientalista entra poi nel dettaglio, spiegando che «questo tipo d’interventi richiede prima di tutto l’autorizzazione paesaggistica, trattandosi di bene tutelato per legge, in assenza della quale interventi di tal genere integrano una fattispecie criminosa». Nel chiedere alla Regione Calabria, al Dipartimento Ambiente e Territorio, al Comune di San Ferdinando e all’Azienda Calabria Verde di «poter prendere visione ed estrarre copia degli atti relativi al procedimento di approvazione e autorizzazione degli interventi», il Wwf ritiene «indispensabile garantire un approccio interdisciplinare nella gestione del territorio e in particolare nella manutenzione dei fiumi: è necessario che per queste attività siano coinvolti geomorfologi, idrogeologi, botanici, ecologi, forestali, insomma le competenze ambientali che sono state fino a ora generalmente escluse».
Dal canto suo il Comune di San Ferdinando si dice consapevole delle «criticità rappresentate dagli sversamenti inquinanti del fiume Mesima e dell'affluente Vena» ma prende posizione spiegando di aver «adottato un’ordinanza finalizzata allo sbarramento della foce, avviando, nel frattempo, un rapporto di collaborazione operativa con l’Azienda Calabria Verde». Un percorso ritenuto «virtuoso» dal Comune della Piana di Gioia Tauro, che però è stato «interrotto dalla diffida avanzata dal Wwf Calabria. Nel prendere atto di tale contestazione - spiega l’ente - è stata inoltrata all'Assessorato regionale all'Ambiente la richiesta di una riflessione urgente per evitare che nuove lungaggini affliggano una realtà già messa in sofferenza da comportamenti incivili e diffuse omissioni che hanno ridotto a problema ambientale una preziosa risorsa quale il fiume Mesima è stato in passato e dovrà essere nel prossimo futuro».
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