Il Vizzarro.it - quotidiano online
Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Il “World river day”, sostenuto dai sodalizi ambientalisti, si è tenuto lo scorso 27 settembre. Una ricorrenza che celebra i corsi d’acqua nel mondo, fondamentali per la vita e gli insediamenti dell’uomo. Un evento che mette in «risalto il valore dei nostri fiumi, si sforza di aumentare la consapevolezza del pubblico e incoraggia una migliore gestione di tutti i fiumi del mondo per scongiurare le minacce che riguardano i corsi d’acqua».
A concentrare l’attenzione sui possibili errori di gestione dei corsi fluviali è stato anche il Wwf regionale, guidato da Angelo Calzone che fa riferimento al report 2020 “Sos fiumi”, al fine di distinguere una mera manutenzione idraulica da una mirata e responsabile gestione fluviale. «Dopo i disastri lungo i fiumi dei giorni scorsi - è la preoccupazione del Wwf Italia - è ripartita la ridda di dichiarazioni demenziali sulla necessità di “pulire” i fiumi, di dragarli, di tagliare la vegetazione, di costruire invasi a destra e a manca, ecc.». A denunciare la superficiale gestione della manutenzione dei corsi fluviali è dunque il dossier “Sos fiumi” realizzato con il contributo della rete e diffuso proprio in occasione del “World river day”. «Nonostante i fiumi siano soggetti a interventi devastanti di “manutenzione idraulica” - ha spiegato il Wwf - con dragaggi degli alvei, rapina di sabbie e ghiaie e distruzione della vegetazione ripariale, il rischio idrogeologico non solo non si è ridotto ma è anche aumentato».
Tra i fiumi “sotto la mannaia del taglia e scava” c’è anche il Mesima che nasce nelle Serre. «Quando si parla di manutenzione dei fiumi, come il Mesima, finalizzati ad evitare l’inquinamento marino - ha dichiarato Angelo Calzone - è chiaro che si tratta solo di interventi spot, passati per manutentivi ma estremamente dannosi per l’ambiente e la gestione del fiume. L’abbattimento sconsiderato della vegetazione non dovrebbe essere assolutamente fatto perché non rappresenta un’azione efficace». In più, come si evince dal dossier, ogni anno viene chiusa la foce del Mesima con la costruzione di uno sbarramento (con carattere di emergenza) da parte delle amministrazioni comunali interessate, sbancando le dune e danneggiando il delicato habitat naturale. O come nel caso del torrente Vena, affluente del Mesima, dove è stato disposto il taglio della vegetazione ripariale. Dunque, con la scusa della sicurezza idraulica, Regioni, consorzi di bonifica e uffici tecnici provocherebbero enormi danni ai corsi fluviali e ai loro ecosistemi.
Sempre stando a quanto riportato nel documento “Sos fiumi” «i corsi d’acqua sono soggetti, come non mai, a un attacco indiscriminato e “legalizzato” soprattutto da parte delle Regioni con il beneplacito del Ministero dell’Ambiente, che in questi ultimi due anni ha contribuito non poco a favorire provvedimenti dannosi per gli ecosistemi fluviali». Interventi nettamente in contrasto con le direttive europee e con la recente “Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030”.
Questo tipo di «manutenzione scellerata» avrebbe diverse pesanti conseguenze: tende ad aumentare la velocità di deflusso delle acque, a favorire l’erosione del letto del fiume e delle sponde, a distruggere gli habitat ripariali e acquatici. Inoltre contribuirebbe a diffondere specie aliene come Reynoutria japonica, Buddleja davidii, Amorpha fruticosa, Sycios angulatus «veloci a “ricolonizzare”, a ridurre drasticamente la capacità autodepurativa dei corsi d’acqua e “l’effetto tampone” della vegetazione ripariale, senza contare il danno paesaggistico che la distruzione e monotonia dell’ambiente procura ai territori».
Con l’arrivo delle piogge, e i conseguenti interventi manutentivi, resta alta l’attenzione del Wwf al fine di scongiurare lavori che recherebbero danni ai corsi fluviali. Per quanto concerne il fiume Mesima, lo scorso agosto è stata presentata una proposta di legge da parte del consigliere regionale di “Io resto in Calabria” Marcello Anastasi, che prevede l’istituzione di una riserva naturale alla foce. Proposta voluta proprio da Angelo Calzone in qualità di delegato regionale del Wwf Calabria e dalla biologa Jasmine De Marco del Wwf Vibo-Vallata dello Stilaro.
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