Giovedì, 07 Febbraio 2019 17:45

Indagine sul distretto Asp di Serra, la replica di uno degli indagati: «Non fare di tutta l'erba un fascio»

Scritto da Redazione
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Riceviamo e pubblichiamo

In merito alla notizia diffusa dalla vostra testata giornalistica il 16.01.2019, dal Titolo "Assenteismo, indagati 20 medici e infermieri ASP Vibo", è necessario ed opportuno fare alcune doverose precisazioni. È doveroso farle non solo per tutelare la dignità e l'onorabilità della mia assistita Maria Vellone, ma anche per ripristinare la verità dei fatti con riferimento alla posizione di quest'ultima nella vicenda, la cui condotta morale e materiale è stata descritta diversamente nei giornali da come invece emerge consultando gli atti d'indagine. Ritrovarsi coinvolti all'interno della medesima indagine non implica identità delle posizioni processuali, non significa cioè che tutti hanno posto in essere le medesime condotte delittuose, non legittima (come è accaduto) una testata giornalistica ad includere tutti indistintamente sotto gli stessi titoli ed articoli di giornale, così facendo ingiustamente "di tutta l'erba un fascio". Sostanzialmente, l'indagine riguarda un fenomeno, come quello dell'assenteismo, estraneo ai comportamenti della sig.ra Vellone. Accostare il nominativo di quest'ultima alle citate e sgradevoli espressioni, non è stato ossequioso della giustizia, oltre che diffamante e non corrispondente al vero. Nella fattispecie, come evidenziato anche dalle videoriprese, non corrisponde al vero che la sig.ra Vellone «abbia eluso la timbratura del cartellino uscendo per andare a pranzo o anche al supermarket durante gli orari di lavoro, in alcuni casi durante le ore di straordinario», né che la stessa «si trovasse al mercato invece che a lavoro». L'attività investigativa svolta nei confronti della sig.ra Vellone, non si basa (come invece si legge sui giornali) su un comportamento omissivo nella timbratura del badge. La sig.ra Vellone è indagata per la presunta difformità dei dati di stampa del cartellino di lavoro, per un totale di appena 2 ore. Si fa presente che la stessa, quanto a tali difformità, aveva già da tempo contestato il cattivo funzionamento del sistema, sia ai propri superiori che alla ditta che si occupava del software di gestione della contabilità oraria dei cartellini. Vi è poi il dato, non meno importante, che non vi è nessun danno erariale in quanto, nelle quattro giornate lavorative considerate, la dipendente comunque effettuava le nove ore di lavoro (il contratto prevede 36 ore settimanali complessive e gestibili autonomamente). Inoltre, se si considera il credito orario accumulato per consuetudine e zelo della stessa (persona ligia al dovere ed al servizio), nel periodo oggetto di indagini la sig.ra Vellone vanta un “credito” lavorativo, registrato ufficialmente, di ben 49 ore! Ciò detto, sarebbe stato opportuno adoperare una netta distinzione tra gli effettivi destinatari dei roboanti titoli che la vicenda ha suscitato e coloro i quali invece si ritrovino magari solo marginalmente o per nulla coinvolti nella vicenda; ciò per non indurre in errore i lettori, per non fare disinformazione, oltre che per avere un minimo di tatto che non guasterebbe in taluni delicati casi. Anche perché i lettori, sono giudici spietati: essi, per giungere "a sentenza", ovvero farsi un'opinione definitiva su una persona, si basano su ciò che leggono nell'immediato; non attendono di certo la definizione di un processo. Tanto si doveva, dunque, per ristabilire, allo stato, la verità dei fatti, che si fonda sulle carte processuali e non su generiche affermazioni in spregio ad ogni diritto ed alla dignità delle persone coinvolte nella vicenda.

Avvocato
Fabio Tino

Riceviamo e pubblichiamo volentieri le precisazioni dell'avvocato Fabio Tino riconoscendo, come sempre abbiamo fatto, il diritto di ognuno di difendersi non solo nei procedimenti giudiziari ma anche di fronte all'opinione pubblica. Dando ampio spazio alle precisazioni dell'avvocato, ci limitiamo però a controreplicare che le notizie diffuse dal Vizzarro rispondono ai requisiti di verità, pertinenza e continenza dell'informazione e che quindi rientrano nel campo del diritto di cronaca per come indicato dalla legge e dalla deontologia professionale. Nel caso specifico, inoltre, non abbiamo mai riportato le singole accuse che l'avvocato smentisce e in merito all'indagine abbiamo dato conto delle notizie diffuse dagli inquirenti.

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