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Direttore responsabile: Bruno Greco
Redazione: Salvatore Albanese, Alessandro De Padova
Reg. n. 4/2012 Tribunale VV
Nel tardo pomeriggio di ieri, la Procura distrettuale di Catanzaro-Dda, ha emesso un decreto di fermo nei confronti di Francesco Salvatore Fortuna, classe '80 di Tropea, pluripregiudicato, nonchè esponente di spicco del clan Bonavota di Sant'Onofrio, accusato dell'omicidio di Domenico Di Leo, classe '71 con diversi precedenti, avvenuto nell'estate del 2004 con l'esplosione di numerosi colpi di Kalashnikov e di fucile calibro 12.
Il provvedimento scaturisce dalle indagini dalle indagini coordinate dal procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri, e dal sostituto, Camillo Falvo, condotte della compagnia di Vibo, che hanno permesso in sostanza di contestualizzare il fatto di sangue, ancorché risalente nel tempo, nel corso delle investigazioni sul taglio di 1000 ulivi patito nel 2011, quale estorsione, da una cooperativa avente scopi benefici gestita anche da religiosi, situata a Stefanaconi, concluse dall’Arma, dopo due anni, con l’arresto dei vertici della cosca Bonavota. Un fatto, questo, che aveva attirato l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale per le sue modalità odiose, che il vescovo di Vibo Valentia non aveva esitato a definire “un’offesa a Dio ed agli uomini”.
Di Leo, in sostanza, sarebbe stato eliminato nelle dinamiche di contrasti interni al clan, originati da differenti vedute sulla allocazione di imprese nella zona industriale di Maierato. Il direttorio della consorteria, infatti, propendeva per la realizzazione di un centro commerciale, mentre il Di Leo per una catena di autolavaggi. Il pretesto dell’omicidio è stato individuato in un’offesa fatta dall'uomo ad un maggiorente dei Bonavota, che aveva intrattenuto una relazione sentimentale con la cugina, da lui non condivisa. Determinante, per le indagini, anche l'apporto degli accertamenti scientifici effettuati dai carabinieri del Ris di Messina.
Nel lontano 2008, Fortuna finì in manette dopo quasi 10 mesi di latitanza e la polizia, in quella occasione, denunciò a piede libero anche Francesca Bruni, all’epoca 27enne, di Sant’Onofrio, figlia dell’ex presidente della Provincia di Vibo, Gaetano Ottavio Bruni, in quel tempo sottosegretario alla presidenza della Regione Calabria, guidata da Agazio Loiero. La giovane intratteneva una relazione sentimentale con lo stesso Fortuna e questo costò al padre le dimissioni dall'incarico. La posizione della figlia di Bruni venne, però, archiviata.
I dettagli dell'operazione verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa, in programma per le 10 e 30 presso la Procura di Catanzaro, alla presenza del procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri.
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