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Nella mattinata di ieri, la Procura generale di Catanzaro ha chiesto alla Corte d'Assise d'Appello la conferma di quasi tutte le condanne disposte in primo grado nel processo scaturito dall'operazione “Gringia” che, nell'ottobre di tre anni fa, ha consentito di fare luce e documentare, dunque, lo scontro ancora in atto tra il clan Patania di Stefanaconi (consorteria, questa, che può contare anche sul sostegno dei Mancuso di Limbadi) e quelle dei Piscopisani e dei Petrolo-Bartolotta, anch'essa operante a Stefanaconi.
Nello specifico, secondo quanto riportato dall'Agi, chiedendo la conferma della sentenza di primo grado emessa nel marzo del 2014, la Procura generale ha chiesto un ergastolo e oltre 150 anni complessivi di carcere. Unica riduzione di pena riguarda il killer pentito Vasvi Beluli, condannato in primo grado a 14 anni e per il quale il Pg ha chiesto oggi la condanna a13 anni e 4 mesi.
Le altre richieste di condanna riguardano Mauro Uras (ergastolo); Sebastiano Malavenda (30 anni); 20 anni a testa, invece, sono stati chiesti per Francesco Alessandria e Andrea Patania; 14 anni a Nicola Figliuzzi; 8 anni e 4 mesi a testa per Giovanni Bartolotta, Rosalino Pititto e Salvatore Lopreiato; 4 anni ed 8 mesi ciascuno per Damiano Caglioti ed Antonio Caglioti; 3 anni e 4 mesi per Caterina Caglioti. Richiesta anche la condanna per i collaboratori di giustizia Daniele Bono (6 anni), Loredana Patania; (6 anni) e Arben Ibrahimi (9 anni e 4 mesi). Nel processo risultano contestati l'omicidio di Francesco Scrugli, i tentati omicidi di Rosario Battaglia e Raffaele Moscato, gli omicidi di Giuseppe Matina e Davide Fortuna ed i tentati omicidi di Raffaella Mantella, Francesco Calafati, Francesco Scrugli e Francesco Meddis.
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